Chi ha ucciso la giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh? Sono passati quasi tre anni da quell’11 maggio 2022, quando la giornalista di Al Jazeera fu uccisa, colpita da un proiettile sparato dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) mentre si trovava a Jenin, nel nord della Cisgiordania, per seguire un raid nel campo profughi, ma ancora non si conoscono i responsabili materiali della sua uccisione.
Nel settembre 2022, dopo una breve indagine, l'IDF ha dichiarato che non era possibile “determinare con certezza” la provenienza degli spari, ma che c'era un' “alta probabilità” che Abu Akleh fosse stata “colpita accidentalmente” da Israele. L'indagine dell'FBI è ormai giunta al suo trentesimo mese senza che si intraveda una soluzione, mentre la Corte penale internazionale non ha risposto alle ripetute richieste di avviare un'indagine.
Ora il documentario “Who Killed Shireen?”, prodotto dalla società statunitense Zeteo, offre nuove prove sull’omicidio della giornalista e sostiene di aver identificato il soldato israeliano che ha ucciso Abu Akleh. Si tratterebbe di un soldato di 20 anni, Alon Scagio, che aveva iniziato a prestare servizio per la prima volta in Cisgiordania proprio nel 2022, per poi essere trasferito a un’altra unità e poi rimanere ucciso, colpito da un esplosivo a Jenin nel 2024, secondo quanto riferito dai registi del documentario.
“La responsabilità penale lungo tutta la catena di comando è l'unica via per ottenere giustizia. Shireen Abu Akleh era una cittadina americana e una giornalista, e gli Stati Uniti hanno la chiara responsabilità di indagare in modo approfondito e rapido sulla sua uccisione e di punire i responsabili”, ha dichiarato Jodie Ginsberg, CEO del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) “Questi ritardi sono inaccettabili. L'incapacità degli Stati Uniti di proteggere i propri cittadini e i giornalisti in tutto il mondo permette che questi omicidi continuino a rimanere impuniti”.
Nel maggio 2023, il rapporto “Deadly Pattern” del CPJ ha mostrato che in 22 anni i membri dell'IDF hanno ucciso almeno 20 giornalisti. Nonostante le numerose indagini dell'IDF, nessuno è mai stato incriminato per queste uccisioni. L'impunità sistematica è continuata anche nella guerra attuale a Gaza, prosegue il CPJ: “l'IDF non ha condotto alcuna indagine penale su almeno 174 giornalisti palestinesi e libanesi uccisi dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, anche in casi in cui esistono prove significative di crimini di guerra.
“La mancata conduzione di indagini complete e la mancata assicurazione alla giustizia dei responsabili dell'uccisione di Shireen Abu Akleh e di altri 19 giornalisti uccisi da Israele prima del suo omicidio ha di fatto dato a Israele il permesso di mettere a tacere altre centinaia di persone”, osserva ancora Ginsberg.
Diverse indagini hanno concluso che Abu Akleh è stata uccisa dall'IDF, che ha affermato che le sue truppe si trovavano nella zona “per arrestare sospetti di attività terroristiche”. Alcune analisi, tra cui quella della CNN, hanno affermato che ci sono prove che Abu Akleh sia stata deliberatamente presa di mira.
L'IDF ha concluso nel 2022 che vi era un'alta probabilità che Abu Akleh fosse stata uccisa “accidentalmente” dalle forze israeliane, ma ha rifiutato di aprire un'indagine penale sull'omicidio.
“Indipendentemente dal fatto che l'identità del soldato sia nota o che sia vivo o morto, ciò non cambia il fatto che Shireen è stata deliberatamente presa di mira e uccisa, e che ciò è avvenuto all'interno di un sistema che consente l'impunità”, ha dichiarato al CPJ la nipote della giornalista, Lina Abu Akleh.
“La responsabilità non può fermarsi a un nome o a un volto. La giustizia esige che l'intera catena di comando - coloro che hanno dato gli ordini, coloro che hanno insabbiato il caso e coloro che continuano a negare ogni responsabilità - sia chiamata a rispondere delle proprie azioni. Solo allora potrà esserci qualche speranza di chiudere definitivamente la vicenda, non solo per Shireen, ma per tutti i giornalisti e le famiglie che cercano la verità”, ha aggiunto Lina Abu Akleh.
Sono passati due anni e mezzo da quando il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha notificato a Israele che stava conducendo un'indagine dell'FBI sull'omicidio, dopo aver ricevuto ripetute richieste in tal senso dal Congresso. Israele ha dichiarato che non avrebbe collaborato e non c'è ancora una tempistica per il completamento dell'indagine.
Nonostante le numerose denunce presentate alla Corte penale internazionale, tra cui quelle della famiglia di Shireen e di Al Jazeera, il procuratore non ha ancora avviato un'indagine sul suo omicidio.
Ali Al Samoudi, allora produttore di Abu Akleh, che compare nel documentario e che all'epoca fu ferito da un colpo alla schiena, sta scontando sei mesi di detenzione amministrativa senza accuse in Cisgiordania, a seguito di un raid nella sua casa il 29 aprile 2025.
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