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Il partito tedesco AfD è una “conclamata organizzazione di estrema destra”: una decisione che tutela la democrazia

La settimana scorsa l’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz o BfV) ha classificato il partito Alternativa per la Germania (AfD) come “conclamata organizzazione di estrema destra” a livello federale.

Per l’organo tedesco che monitora possibili pericoli per la democrazia, quindi, non c’erano dubbi: il partito guidato da Alice Weidel e Tino Chrupalla non era più solo un “caso da esaminare”, come nel 2019, o un “caso sospetto”, come nel 2021, ma un pericolo per l’ordine costituzionale, lo stato di diritto e la dignità umana.

Più di 1000 pagine di dossier: concezione del “popolo” su base etnica

La valutazione del BfV è stata effettuata esaminando per anni una vasta raccolta di materiali continuamente aggiornati e confluiti in un dossier di oltre mille pagine, che dimostrerebbe l’orientamento di estrema destra dell’intero partito e non solo di alcune sezioni regionali già classificate in questo senso, tra cui spicca AfD Turingia, “feudo politico" di quel Björn Höcke condannato nel 2024 per aver usato slogan delle SA naziste durante i comizi.

Diverse ipotesi sono circolate sui media, nei giorni scorsi, sul fatto che nel rapporto figurerebbero diverse comunicazioni rilevanti interne al partito, nonché dichiarazioni di alcuni membri dell’esecutivo federale e persino degli stessi leader di AfD, Alice Weidel e Tino Chrupalla. Quest’ultima informazione emergerebbe da un estratto di 17 pagine ottenuto dal quotidiano Handelsblatt.

Particolare rilievo sarebbe stato dato alla concezione del “popolo” da parte di AfD, che sarebbe “basata sull’etnia e la discendenza” ed escluderebbe quindi persone con un background migratorio. Ciò in contrasto con l’articolo 1 della costituzione tedesca (Grundgesetz), che vincola lo Stato e le sue istituzioni democratiche alla dignità inviolabile di ogni individuo.

“Decisiva, per la nostra valutazione, è la concezione etnica del popolo da parte di AfD, che svaluta costantemente intere fasce della popolazione in Germania e ne viola la dignità umana” hanno ribadito Sinan Selen e Silke Willems, vicepresidenti del BfV.

Questo approccio sarebbe stato inoltre considerato come la base ideologica per diffamare e screditare determinati gruppi di persone, fomentando paure irrazionali, ostilità e xenofobia. Rientrerebbero in questa interpretazione anche espressioni come "migranti con i coltelli” (Messermigranten) e la ripetizione del concetto generale di una "propensione culturale alla violenza" da parte di alcune fasce della popolazione. Secondo Taz, inoltre, il dossier farebbe riferimento anche a una “mappa dell’orrore”, fatta circolare allo scopo di mostrare quanto la Germania sia già “eccessivamente straniera”.

Colpo di scena: classificazione congelata

Nel frattempo, il 5 maggio, AfD ha presentato presso il tribunale amministrativo di Colonia, città in cui ha sede l’Ufficio federale per la protezione della costituzione, un ricorso d’urgenza contro la classificazione del partito come “di estrema destra”.

Di fronte a questa mossa, che era del resto prevedibile, il BfV ha accettato un accordo provvisorio con AfD detto Stillhaltezusage, che consiste nel non utilizzare la classificazione “organizzazione chiaramente estremista” e nel ritirare dal sito web il relativo comunicato pubblicato il 2 maggio 2025, fino a quando non si sarà pronunciato il tribunale di Colonia. In poche parole la classificazione non è stata revocata, ma congelata.

Contrariamente a quanto sostenuto da esponenti e sostenitori del partito di Weidel e Chrupalla nelle ultime ore, soprattutto sui social, è quindi importante precisare che questo accordo non ha alcun effetto sulla valutazione già effettuata dal BfV, non genera obblighi, né anticipa in qualche modo la decisione del tribunale. Tra l’altro, non è la prima volta che si verifica una situazione simile.

Già nel 2021, infatti, quando AfD era stata classificata come “caso sospetto”, il BfV aveva dovuto temporaneamente sospendere l'uso della formulazione a seguito di un ricorso presentato dal partito, in seguito respinto sia dal tribunale amministrativo di Colonia, nel 2022, che dal tribunale amministrativo superiore di Münster, nel 2024.

Questo non significa che questo nuovo ricorso di Weidel e Chrupalla sia ugualmente destinato a fallire, ma neanche è il caso di parlare di “vittoria parziale”, come stanno facendo in molti. È solo il modo in cui le cose funzionano in Germania.

 Che cos’è il BfV, l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione

Ma cos’è Ufficio per la protezione della costituzione di cui tutti parlano, accusato da AfD di condurre una battaglia politicamente motivata e dalla destra internazionale di voler affossare il fronte tedesco anti-immigrazione?

In realtà, il BfV è un servizio di intelligence interno nato in Germania nel 1950, allo scopo di intercettare possibili derive anticostituzionali e rischi concreti per la democrazia. L’attività dell’Ufficio, regolata dalla legge che ne costituiva la base giuridica, ebbe un ruolo determinante nel raccogliere prove e documenti che portarono la Corte Costituzionale Federale a bandire, nel 1952 e nel 1956, rispettivamente il partito di estrema destra Sozialistische Reichspartei (SRP) e il Partito Comunista di Germania (KPD). Entrambe le formazioni politiche furono infatti riconosciute, in base all’articolo 21 della costituzione tedesca, come atte a compromettere il libero ordine democratico e mettere in pericolo l'esistenza della Repubblica Federale di Germania.

La normativa del 1950 fu poi sostituita, nel 1990, da una nuova legge, nata dall’esigenza di adeguare la protezione della costituzione alle esigenze di una Germania ormai unificata, nonché inserita in un mutato assetto internazionale.

Oggi, il BfV sorveglia soprattutto attività estremiste, di destra e di sinistra, ma anche di matrice islamista, monitora gruppi che diffondono ideologie e concezioni contrarie alla dignità umana e alla democrazia e agisce sia a livello di singoli Länder che a livello federale.


“Non si può imbavagliare un partito così popolare”: perché questo argomento è sbagliato

Al di là di quello che deciderà il tribunale di Colonia, comunque, l’argomento principale per cui sarebbe illegittimo classificare come estremista il secondo partito più forte in Germania è fuori fuoco, e per diverse ragioni.

Intanto, il BfV ha una lunga storia, passata attraverso quasi ottant’anni di evoluzione giuridica e operativa. Le sue valutazioni possono essere criticate nel merito, ma non in rapporto al numero di sostenitori dei gruppi monitorati. Anzi, a volte numeri esigui possono ispirare provvedimenti più blandi, come nel caso dell’NPD, ritenuto privo della capacità concreta di minacciare l’ordine costituito e quindi non messo al bando, nonostante fosse stato riconosciuto il suo orientamento antidemocratico.

Altrettanto scorretta è l’interpretazione secondo cui dall’eventuale classificazione di AfD come gruppo estremista possa derivare la messa al bando automatica del partito. Non è così. Il BfV non ha il potere di vietare un partito, né di obbligare il governo a scioglierlo. Questo tipo di decisione, infatti, in Germania spetta esclusivamente alla Corte Costituzionale Federale, sulla base di una richiesta del governo, del Bundestag (il Parlamento federale) o del Bundesrat (il Consiglio federale). Il BfV non è quindi una nuova Gestapo, ma è stato costruito esattamente come il suo opposto, e cioè come un servizio di intelligence civile dalla struttura trasparente, controllabile e limitata nelle sue funzioni.

Il BfV non ha poteri di polizia, è subordinato al controllo politico e giuridico e i soggetti sorvegliati possono ricorrere ai tribunali amministrativi per contestare le sue valutazioni. Ed è esattamente questo che è avvenuto.

Cosa farà adesso il governo Merz?

Cosa faranno, a questo punto, i partiti di coalizione e il nuovissimo governo Merz? Improbabile pensare che il neo-cancelliere possa o voglia occuparsi anche di una questione così spinosa, trovandosi già di fronte a sfide importanti e con la spina nel fianco di un’AfD all’opposizione, agguerrita e senza responsabilità di governo, pronta a far valere tutto il suo peso di secondo partito.

Politicamente, è probabile che Alternativa per la Germania usi quanto accaduto come leva per indebolire ulteriormente un governo nato già fragile, con una coalizione traballante e un cancelliere eletto solo al secondo scrutinio. L’argomento retorico di un partito popolare, AfD, perseguitato dai servizi di intelligence e da un esecutivo asservito all’establishment è troppo comodo per non essere sfruttato.

Anche se non ci sarà la messa al bando del partito, comunque, alcune conseguenze negative saranno inevitabili. Sia come “caso sospetto” che come eventuale “partito di estrema destra”, AfD potrà infatti continuare a essere monitorata attraverso strumenti di intelligence come il reclutamento di fonti umane e lo svolgimento di indagini finanziarie, cosa che avviene dal 2021. Anche le attività di sorveglianza delle comunicazioni sono permesse, previo nulla osta della Commissione G10 del Bundestag, che autorizza misure invasive come le intercettazioni.

Soprattutto, però, una conferma dell’estremismo di destra dell’intero partito potrebbe creare problemi in termini di negato o limitato accesso a donazioni o finanziamenti, ruoli chiave in parlamento e professioni che implicano l’assunzione di particolari responsabilità verso lo stato, come nel caso degli agenti di polizia e degli insegnanti.

Insomma, anche l’eventuale conferma della valutazione del BfV da parte del tribunale non causerebbe la fine politica di AfD, ma ridefinirebbe il suo spazio di legittimità costituzionale grazie al segnale di allerta di un organismo nato proprio per vigilare.

Non esattamente una prospettiva rassicurante

Fino a quando non ci sarà una richiesta formale di messa al bando, peraltro assai poco probabile, AfD potrà quindi ancora agire politicamente come ha sempre fatto, anche se lo farà sotto una lente d’ingrandimento più potente e con maggiori ostacoli.

In un paese che ha fatto della “democrazia militante” una lezione storica, la questione rilancia un dibattito ampio sul tema. Cos’è Alternativa per la Germania? Quanto è pericolosa? Cosa e chi rappresenta e perché ha così tanto seguito? Accetta i limiti della democrazia o vuole svuotarla dall’interno? E qual è il confine tra controllo costituzionale e controllo politico?

Il “caso AfD” mostra con chiarezza come la democrazia tedesca non sia affatto priva di anticorpi, ma anche come la loro attivazione non sia priva di costi. Per questo sarebbe auspicabile che ad affrontare la questione fosse un governo in grado di mantenere la barra dritta e un pensiero lucido. Il che, purtroppo, non è per niente garantito, viste le troppe incertezze che caratterizzano il nuovo esecutivo e la tendenza del cancelliere a navigare tra pressioni popolari e dissidi interni in modo emotivo e contraddittorio, anche e soprattutto nel rapporto con Alternativa con la Germania. Non esattamente una prospettiva rassicurante.

(Immagine anteprima: frame via YouTube)

4 giorni 16 ore ago