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Bisogna spendere più di due parole per questa donna qui, Antonella Bundu, una che da sola, da candidata Presidente in Regione Toscana, ha preso oltre mezzo punto in più dell’intera Lega dei sedicenti

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Bisogna spendere più di due parole per questa donna qui, Antonella Bundu, una che da sola, da candidata Presidente in Regione Toscana, ha preso oltre mezzo punto in più dell’intera Lega dei sedicenti capitani e degli ex generali.

Lei che me la ricordo quando ha cominciato a fare politica nel 2019, appena sei anni fa, e lo ha fatto proprio nel pieno del salvinismo più violento e straripante, quello del 40% e dei “pieni poteri”, per dimostrare a Salvini e al leghista medio che in questo Paese si può fare eccome politica in modo serio, coraggioso, dignitoso anche se hai la pelle nera e tuo papà viene dalla Sierra Leone e di cognome fa Bundu, non Brambilla o Vannacci.

Antonella che, ha cominciato dalle piazze, dall’attivismo puro a Liverpool com Oxfam,
e poi nella sua Firenze, mentre ancora faceva l’impiegata in uno studio di architettura.

Antonella che trovavi e trovi tutt’ora sempre in prima linea a Firenze ogni volta che si tratta di scendere in piazza, di difendere un diritto negato, battersi contro l’emarginazione violenta, la discriminazione come sistema.

A 55 anni, dopo cinque da capogruppo in Comune, ha deciso di fare il grande passo, di candidarsi a Presidente della Regione.

Le hanno dato della “pazza”.

Ha ricevuto una quantità fuori scala di insulti razzisti dai soliti miserabili, a cui ha risposto con un’intelligenza rara e un’ironia invidiabile mostrando loro una banana.

Le hanno detto che si sarebbe andata a schiantare, e i sondaggi non le assegnavano più di uno 0,5%.

Lei ha tirato dritto per la sua strada con una campagna elettorale forte, radicale, coraggiosa.

Ha finito per prendere dieci volte tanto quello che avrebbe dovuto, superando di slancio il 5% e battendo persino la Lega di Vannacci e Salvini con un decimo dei fondi e un centesimo dei loro mezzi.

E solo per un pelo non entrerà in Consiglio regionale perché la sua lista ha preso moltissimo, ma non quanto lei e non abbastanza.

Una beffa atroce che non cancella una virgola di quello che ha fatto, della testimonianza che ha lasciato, ricordandosi e ricordandoci che esiste ancora spazio per una sinistra-sinistra e per battaglie che vanno combattute a prescindere da quanto sia comodo, vantaggioso. E magari non condivideremo tutto, ma non importa.

Conta la profonda traccia politica e civile che lascia e resta. Resterà.
E resterà soprattutto la faccia di Vannacci, battuto, anzi umiliato, da una che, a sentire lui, non avrebbe “i tratti dell’italianità” eppure se li è messi tutti in fila, capitani, generali e soldati semplici armati di ampolla e Decime.

Fosse anche solo per questo, ad Antonella Bundu voglio dire GRAZIE.

E dirle che non è la fine, è solo l’inizio.

Lorenzo Tosa

#antonellabundu
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