Salta al contenuto principale

Domani Google Inizia a Classificare Meglio la Tua Vita. E Tu Perdi un Altro Pezzo di Libertà

no-gmail

A partire da domani (10 ottobre 2025), Google renderà i suoi sistemi di "AI Enhanced Classification and Review" in Gmail più pervasivi e potenti. I comunicati parlano di efficienza, di una posta in arrivo più pulita, di risposte intelligenti che ci faranno risparmiare tempo. Ci vendono un futuro di comodità automatizzata.

A me, però, vengono i brividi.

Perché dietro un nome così tecnico e asettico non si nasconde un semplice filtro antispam più efficiente. Si nasconde il più silenzioso e sistematico processo di erosione della privacy e della libertà individuale che il mondo digitale abbia mai visto. E il paradosso è che siamo noi, ogni volta che clicchiamo su "Rispondi con un suggerimento", a firmare il consenso.

Questi sistemi sono "scatole nere": vediamo l'input (l'email che riceviamo) e l'output (dove viene archiviata, che suggerimento ci dà), ma il processo decisionale che avviene in mezzo è un segreto commerciale di Google. Un segreto.

Ci dicono che non ci sono umani a leggere le nostre email, e forse è vero. Ma c'è un giudice meccanico, istruito su miliardi di dati, che decide cosa è importante per noi, cosa è uno scarto, cosa merita una risposta immediata. Un giudice i cui criteri non ci sono noti, che non possiamo interrogare e che, come dimostrato da innumerevoli studi, è intrinsecamente soggetto a bias algoritmici.

La percezione della tua realtà digitale – quali opportunità di lavoro vedi per prime, quali comunicazioni di clienti finiscono in "Promozioni", quali messaggi personali vengono de-prioritizzati – è quindi plasmata da un'entità opaca. E se quel bias è razziale, di genere, politico o semplicemente frutto di un errore statistico, poco importa: il suo verdetto sarà legge nella tua casella di posta. E i bias di oggi sono le violazioni di domani.

Il Falso Baratto: Libertà in Cambio di Automazione

Il punto cruciale è il baratto che ci viene proposto: cediamo un pezzo della nostra autonomia di giudizio e della nostra privacy in cambio di automazione e comodità.

Ci dicono: "Lascia che pensi io per te, così tu avrai più tempo".
La domanda che dobbiamo porci è: il tempo che guadagniamo vale la libertà che perdiamo?

Queste "AI Enhanced" non sono regali disinteressati. Sono strumenti di un modello di business. Ogni nostra interazione con questi sistemi è un dato in più per addestrare un sistema che diventa sempre più capace di influenzare non solo la nostra posta elettronica, ma, per estensione, le nostre scelte e le nostre relazioni.

La privacy non è solo il diritto a che nessuno legga i nostri segreti. È il diritto all'identità individuale, all'autodeterminazione, a non essere profilati, manipolati o incasellati da un algoritmo che risponde a logiche di profitto e di scala, non al nostro benessere personale. I "regali" dell'automazione non bilanciano questa perdita; la pagano con una moneta che non è nostra.

Da domani, questo processo farà un altro passo in avanti. L'analisi sarà più granulare, la classificazione più invadente, la raccolta dati più sottile. Le garanzie legali come il GDPR sono un baluardo importante, ma sono reattive e faticose da far rispettare. L'incentivo economico di Google a mantenere la fiducia è reale, ma è secondario rispetto al suo interesse a perfezionare il controllo sulla piattaforma.

La vera certezza che ho per il futuro è una sola: in assenza di trasparenza e di controllo, il potere decisionale si sposta sempre più dalla nostra mente all'algoritmo. La mia certezza è l'incertezza su cosa deciderà per me domani.

Forse è ora di smettere di accettare passivamente ogni "miglioramento" che ci viene impacchettato come un vantaggio. Forse è il momento di chiederci se un'email trovata in un millisecondo vale più della nostra libertà di pensiero e della nostra sovranità sui nostri dati.

Forse, la vera email "prioritaria" che dovremmo aspettarci è quella che ci ricorda che, in questo baratto, siamo noi la merce di scambio.


Per una validissima alternativa: ProtonMail