Milioni di persone senza elettricità, bancomat, linee telefoniche e connessioni internet fuori uso, ascensori, semafori, treni, aeroporti bloccati. Lunedì 28 aprile, alle 12:33, quasi tutta la Spagna e il Portogallo sono stati paralizzati da un blackout quasi senza precedenti e del tutto inaspettato.
Molti media si sono immediatamente affrettati a cercare di individuare le responsabilità di quanto accaduto, sebbene i dati e le informazioni disponibili siano davvero pochi e la causa scatenante del blackout sia ad oggi ancora incerta. C’è chi ha parlato di un cyberattacco da parte di un “agente esterno”, chi – come addirittura il direttore di Red Eléctrica (REE), l’ente (a partecipazione statale per il 20%) che si occupa della rete elettrica in Spagna – ha attribuito il blackout alle energie rinnovabili, all'obiettivo zero emissioni o alla transizione energetica, chi a “un evento nel sistema elettrico che non è stato rilevato”, chi a un raro fenomeno chiamato “vibrazione atmosferica indotta”. Tutte ipotesi non verificate, in alcuni casi infondate e diffuse per fini politici.
Quel che è certo è che il blackout nazionale si è verificato dopo che circa 15 gigawatt (GW) di capacità di generazione elettrica, pari al 60% del fabbisogno energetico della Spagna in quel momento, sono stati persi dal sistema nel giro di cinque secondi. Spagna e il Portogallo hanno subito i blackout più estesi, ma anche Andorra e la regione francese dei Paesi Baschi hanno segnalato interruzioni di corrente. Dopo un giorno, l'erogazione di energia elettrica era stata ripristinata in quasi tutta la Spagna e il Portogallo.
In Spagna la vicenda ha acuito tensioni pre-esistenti tra governo e Red Eléctrica. L’esecutivo ha lamentato la ritrosia da parte di REE a comunicare i dati e le informazioni richieste e ha annunciato l’avvio di una indagine indipendente e l’affidamento della verifica di quanto accaduto al Comitato per l'analisi della crisi elettrica, creato dal Ministero per la transizione ecologica. Al momento, tutte le ipotesi restano in campo, ha dichiarato il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Cosa è successo e quali sono state le conseguenze?
L’operatore della rete elettrica spagnola Red Eléctrica (REE) ha raccontato la sequenza degli eventi accaduti in una conferenza stampa. Poco dopo le 12:30, si è verificato un “evento” simile a una perdita di generazione di energia senza grandi conseguenze perché la rete si è quasi immediatamente stabilizzata e ripristinata. Mentre la rete si stabilizzava, circa un secondo e mezzo dopo c’è stato un secondo evento dello stesso tipo. Circa 3,5 secondi dopo, l'interconnettore tra la regione spagnola della Catalogna e la Francia sud-occidentale è stato disconnesso a causa dell'instabilità della rete. Subito dopo, si è verificata una “massiccia” perdita di potenza sul sistema. Ciò ha causato il “collasso a cascata” della rete elettrica, provocando la “scomparsa inspiegabile” del 60% della produzione spagnola.
Il grafico sottostante, elaborato dal sito britannico Carbon Brief, mostra l'improvvisa perdita di 15 GW di capacità di generazione dalla rete spagnola alle 12:33 di lunedì. Altri 5 GW sono stati disconnessi dalla rete portoghese.

Come ha ricostruito il Guardian, “quasi tutta la penisola, che conta una popolazione complessiva di quasi 60 milioni di persone, è rimasta senza elettricità”. Il blackout ha paralizzato il normale funzionamento delle infrastrutture, delle telecomunicazioni, delle strade, delle stazioni ferroviarie, degli aeroporti, dei negozi e degli edifici. “Gli ospedali non sono stati colpiti solo perché utilizzano generatori”, riporta El Pais.
Centinaia di migliaia di persone hanno invaso le strade, costrette a percorrere lunghe distanze a piedi per tornare a casa a causa del blocco della metropolitana e dei treni pendolari, senza app mobili poiché anche le reti di telecomunicazioni sono state colpite. Circa 35.000 passeggeri hanno dovuto essere evacuati dai treni bloccati.
Martedì mattina, era stato ripristinato oltre il 99% della fornitura totale di energia elettrica spagnola, mentre in Portogallo l'energia elettrica è stata ripristinata in tutte le sottostazioni della rete nazionale già lunedì sera.
È stato un attacco informatico?
Politici, esperti di energia, media, esperti e opinione pubblica hanno cercato immediatamente di capire cosa fosse successo.
Il primo ministro spagnolo Sánchez ha dichiarato nel pomeriggio del blackout che il governo non disponeva di “informazioni conclusive” sulle cause, aggiungendo che “non si escludeva alcuna ipotesi”.
Una delle prime ipotesi che ha iniziato a circolare è stata quella di un attacco informatico alla rete. Tuttavia, Red Eléctrica “ha escluso in via preliminare che il blackout sia stato causato da un attacco informatico, da un errore umano o da un fenomeno meteorologico o atmosferico”.
Il responsabile dei servizi operativi di Red Eléctrica, Eduardo Prieto, ha affermato che, sebbene le conclusioni fossero preliminari, l'operatore era “giunto alla conclusione che non vi era stato alcun tipo di intrusione nei sistemi di controllo della rete elettrica che potesse aver causato l'incidente”.
Intanto, l'Alta Corte spagnola ha annunciato l’avvio di un'indagine per verificare se l'evento sia stato il risultato di un attacco informatico.
È stato un raro evento atmosferico?
Le prime notizie riportate dalle agenzie di stampa hanno attribuito il blackout a un “raro fenomeno atmosferico”, citando l'operatore della rete portoghese REN.
Il fenomeno in questione è stato descritto come una “vibrazione atmosferica indotta”. Come spiegato da Mehdi Seyedmahmoudian, ingegnere elettrico presso la Swinburne University of Technology in Australia, si tratta di “movimenti ondulatori” nell'atmosfera causati da improvvisi cambiamenti di temperatura o pressione atmosferica, a loro volta innescati da un rilascio di energia da esplosioni, incendi, caldo estremo o altri gravi eventi meteorologici.
Ma, come ha ricostruito un factchecking di Facta, si tratta di una ipotesi infondata diffusa erroneamente dall'agenzia di stampa Reuters. Reuters “aveva diffuso la notizia che Red de Eléctricas Nacionais (REN), la società che gestisce la rete elettrica portoghese, aveva parlato dell’ipotesi della vibrazione atmosferica indotta. Tuttavia, contattato dal sito di fact-checking catalano Verificat, REN ha negato di aver mai rilasciato una dichiarazione simile e Reuters, come comunicato a Verificat, ha ritirato l’articolo che citava presunti comunicati di REN”.
Le energie rinnovabili hanno avuto un ruolo nel blackout?
Con molti dettagli ancora sconosciuti, gran parte delle speculazioni dei media si sono concentrate sul ruolo che le energie rinnovabili potrebbero aver avuto nei blackout, facendo riferimento alla quota elevata di rinnovabili nel mix energetico spagnolo. La Spagna punta a raggiungere l'81% di energia rinnovabile entro il 2030 e il 100% entro il 2050.
Il 16 aprile, per la prima volta in assoluto, la rete elettrica spagnola ha funzionato per un'intera giornata utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili, con l'eolico che ha rappresentato il 46% della produzione totale, il solare il 27%, l'idroelettrico il 23% e il solare termico e altre fonti il resto.
Al momento del blackout di lunedì, il solare rappresentava il 59% dell'approvvigionamento elettrico del paese, l'eolico quasi il 12%, il nucleare l'11% e il gas circa il 5%, secondo quanto riportato da The Independent. Si ritiene che l'evento iniziale abbia avuto origine nella regione sud-occidentale dell'Estremadura, riporta Politico, “che ospita la centrale nucleare più potente del paese, alcune delle sue più grandi dighe idroelettriche e numerosi parchi solari”.
Ad alimentare l’ipotesi che le rinnovabili possano aver avuto un ruolo nel blackout è stato anche Eduardo Prieta, responsabile dei servizi di gestione del sistema di Red Eléctrica, che ha affermato che era “molto probabile che la produzione colpita [negli eventi iniziali] fosse solare”.
Ciò ha scatenato ulteriori speculazioni su come le reti altamente dipendenti da fonti rinnovabili variabili possano essere gestite in modo da garantire la sicurezza dell'approvvigionamento. Gruppi politici come il partito d’estrema destra VOX, storicamente oppositore delle politiche di transizione ecologica, hanno subito sottolineato la necessità “di un mix energetico equilibrato”, che equivale a dire: meno rinnovabili più fonti fossili.
Alcuni hanno sottolineato che il blackout sarebbe stato causato dalla decisione del governo di abbandonare gradualmente l'energia nucleare. Ipotesi respinta da Sánchez, che ha affermato: “Chi collega questo incidente alla mancanza di energia nucleare sta mentendo spudoratamente o dimostrando la propria ignoranza”. E poi ha aggiunto che la produzione di energia nucleare “non è più resiliente” di altre fonti elettriche.
Altri hanno parlato di perdita di “inerzia”. Le centrali termiche generano elettricità utilizzando grandi turbine rotanti, che ruotano alla stessa velocità di 50 cicli al secondo (Hz) con cui oscilla la rete elettrica. Il peso di questi “grandi blocchi di metallo rotante” conferisce loro “inerzia”, che contrasta le variazioni di frequenza nel resto della rete.
Quando dei guasti causano un aumento o una diminuzione della frequenza della rete, questa inerzia contribuisce a ridurre il tasso di variazione della frequenza, dando agli operatori del sistema più tempo per reagire. L'energia solare non prevede un generatore rotante e quindi chi sostiene questa ipotesi suggerisce che la mancanza di inerzia sulla rete dovuta agli elevati livelli delle rinnovabili possa essere la causa del blackout.
Ma, come osserva Adam Bell, direttore delle politiche di Stonehaven, in un post su LinkedIn, questa ipotesi ignora l'inerzia fornita dal nucleare, dall'idroelettrico e dal solare termico alla rete al momento del blackout, oltre al fatto che l'operatore della rete spagnola aveva costruito dei “condensatori sincroni” per aiutare ad aumentare l'inerzia e la stabilità della rete. Tutto questo smonta la tesi della mancanza di inerzia come causa principale del blackout, spiega Bell. “Dopo l'evento, nessuna generazione fossile è rimasta in linea, ma l'eolico, il solare e l'idroelettrico sì”.
Come spiegano diversi esperti, il blackout non può essere attribuito a una “fonte specifica di energia”. La questione semmai è un’altra e cioè l’insufficiente stabilità della rete in un contesto di elettrificazione dell’economia e di transizione dai combustibili fossili.
“Il primo guasto potrebbe benissimo essere stato causato da un impianto solare, ma i guasti si verificano continuamente su tutti i tipi di impianti”, osserva Roger Hollies, direttore tecnico di Arenko, una società di software per le energie rinnovabili. “Le reti dovrebbero essere progettate per resistere alla perdita di più generatori. 15 GW non corrispondono a una sola centrale elettrica, ma all'equivalente di 10 grandi centrali a gas o nucleari o 75 parchi solari”.
“Un sistema tenuto con le pinze”
E qui arriviamo a uno dei nodi irrisolti, ovvero come garantire la stabilità delle reti elettriche europee in un contesto di transizione energetica all’elettrico e di fuoriuscita dai combustibili fossili.
Come osserva il giornalista Santiago Carcar in un editoriale su El Pais, questo blackout dimostra una volta di più come c'è bisogno di uscire da una logica di competizione tra operatori delle reti elettriche e passare a pensare a forme di interconnessione, soprattutto per un paese come la Spagna che è un’isola energetica ed è a elevato rischio di blackout.
Scrive Carcar, “il sistema elettrico è un sistema delicato. Il grande pannello della REE da cui vengono controllati 44.000 chilometri di cavi dell'alta tensione, un pannello duplicato per sicurezza, non aveva mai subito un collasso come quello del 28 aprile. Da oltre un decennio, i governi e il gestore del sistema hanno lavorato per aumentare la capacità di interconnessione con la Francia ed evitare ciò che alla fine è accaduto”.
Ma i risultati di questo lavoro hanno avuto pochi successi in parte per il disinteresse del “vicino paese a nord”, ovvero la Francia. “Nel 2015, al vertice di Madrid, i governi francese e spagnolo avevano ratificato l'importanza di mobilitare tutti gli sforzi necessari per raggiungere l'obiettivo minimo di interconnessione del 10% della produzione installata in ciascuno Stato membro entro il 2020”, prosegue Carcar. L'obiettivo non è stato raggiunto.
E così, al momento, il sistema elettrico spagnolo è collegato con Francia, Portogallo, Andorra e Marocco, ma le interconnessioni sono insufficienti per garantire l'equilibrio in caso di necessità. Complessivamente, la percentuale di interconnessione della penisola iberica (Spagna e Portogallo) con il resto dell'Europa continentale è appena del 2%. In un sistema isolato, la rete ad alta tensione gestita da REE e la rete di distribuzione (bassa tensione) controllata dalle grandi compagnie sono molto sensibili a qualsiasi incidente. Un errore e lo spettro del blackout entra in scena. È accaduto nel 2004, in Andalusia, nel 2007, a Tenerife.
Ma lo spettro del blackout non riguarda solo i sistemi isolati. Periodicamente si registrano incidenti e blackout localizzati in altre regioni europee: l’Italia nel 2003, la Germania nel 2006, l’Europa orientale lo scorso anno.Il blackout iberico impone una revisione dei sistemi di sicurezza e l'accelerazione dei lavori di interconnessione.
La Commissione Europea da tempo sta incoraggiando i paesi dell'UE a rafforzare sistemi di interconnessione. I funzionari sostengono che questa misura migliorerebbe la sicurezza energetica e faciliterebbe i flussi di elettricità attraverso le frontiere. “Un maggior numero di collegamenti transfrontalieri potrebbe rafforzare la capacità dei singoli paesi di bilanciare l'offerta e la domanda e di importare elettricità”, spiega a Politico Pratheeksha Ramdas, analista senior del settore energetico presso la società di consulenza Rystad. Tuttavia, sottolinea Ramdas, questa soluzione non è la bacchetta magica.
Immagine in anteprima: Seoane Prado, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons