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Salerno: tanto tuonò che piovve

Inviato da enzo de simone il
tuono

C’è un clima strano, artificiale, gonfiato ad arte da pochi ma con un chiaro intento propagandistico: generare allarme sociale.
Un clima che non risolve alcun problema reale ma che, al contrario, alimenta panico, riaccende un mai sopito sentimento di intolleranza verso gli stranieri e, cosa ancora più grave, allontana qualsiasi soluzione concreta a situazioni di disagio che purtroppo esistono davvero.

Gli artefici di questo allarmismo non si rendono conto che la politica dello scontro frontale tra disagi – quello dei residenti e quello dei pochissimi che non mantengono comportamenti socialmente corretti – non porta a nulla di buono.
Al contrario, esaspera il problema, accende un odio profondo e rischia di trasformare tensioni latenti in episodi violenti.

L’episodio di ieri sera in Piazza San Francesco a Salerno, dove una coppia di stranieri visibilmente ubriachi è venuta alle mani, non può in alcun modo giustificare la richiesta di “militarizzare” l’area, come qualche immancabile politico ha subito invocato.
Non servono misure straordinarie: basterebbero i normali servizi di vigilanza e di pattugliamento, distribuiti in maniera uniforme sul territorio. E invece, ancora una volta, si concentra tutto tra Piazza della Concordia e il Crescent, riempiendo il nostro meraviglioso Lungomare di auto che deturpano un paesaggio unico, senza migliorare davvero la sicurezza.

Eppure i veri disagi sono sotto gli occhi di tutti.
Decine di persone dormono per strada, nei sottopassi come quello di via Torrione o accanto alle fermate della metropolitana, in condizioni che gridano vendetta. Eppure questa non viene percepita come un’emergenza.
Allo stesso modo non viene mai sollevata come emergenza la condizione dei quartieri periferici – spesso a ridosso del Centro – ridotti a quartieri-dormitorio, privi di spazi di aggregazione per giovani e anziani.

Anche il mondo dell’associazionismo, che tanto potrebbe fare in termini di supporto e di iniziativa sociale, viene penalizzato da una politica di spartizione miope e dirigista: spazi assegnati a realtà lontane dai bisogni dei territori, quando non del tutto sconosciute o create ad hoc. Una gestione che mortifica le energie autentiche delle comunità locali.

Ciò che più preoccupa, però, è il clima esasperato ed esasperante di “emergenza sociale” che viene alimentato giorno dopo giorno. Una narrazione drogata, sostenuta da una stampa locale spesso distratta e superficiale e da Social sempre più pericolosi: luoghi che dovrebbero favorire il confronto e che invece si riducono a una cassa di risonanza per slogan da bar, chiacchiere di basso livello, generalizzazioni che avvelenano il dibattito pubblico.

Continuando così, è inevitabile che “piova”.
E quando davvero si scatenerà il temporale, quando tensioni e paure sfoceranno in episodi gravi, non dimentichiamo di chiedere conto a chi oggi, con irresponsabile leggerezza, sta provocando le nubi.