Quando si parla di sistemi operativi liberi è facile imbattersi in nomi come Ubuntu, Linux Mint, Fedora o Arch. Tutte distribuzioni valide, con comunità più o meno attive, strumenti, filosofie e obiettivi diversi. Ma Debian è un caso un po' particolare: non è solo “una distro in più”, è uno dei pilastri dell’ecosistema GNU/Linux.
Debian esiste da 1993 ed è tra i progetti di software libero più longevi ancora in sviluppo, mantenuto da una comunità internazionale di volontari, non da una azienda. Questa è una differenza fondamentale.
Perché Debian è diversa
Il valore di Debian non è solo tecnico, ma culturale. La comunità che la mantiene ha stabilito due documenti di riferimento fondamentali:
Debian Social Contract
DFSG (Debian Free Software Guidelines)
Questi stabiliscono che Debian deve rimanere un sistema veramente libero. Software e firmware non liberi non vengono esclusi, ma tenuti separati in repository opzionali (contrib e non-free). Debian non decide per l'utente: gli dà gli strumenti per scegliere.
Una comunità, non un’azienda
Molte distribuzioni moderne sono mantenute direttamente da aziende. Debian invece appartiene a nessuno: nessuna società può comprarla o cambiarne le regole. Le decisioni vengono prese tramite processi democratici documentati e pubblici.
Ciò comporta lentezza nel cambiare, sì, ma anche prevedibilità e solidità.
Cosa significa per chi la usa
Stabilità: aggiornamenti testati, pochi imprevisti.
Lunga durata: anni di supporto.
Coerenza interna: tutto il sistema mantiene una logica chiara.
Guardando a Debian 13 “Trixie”
Debian 13 continua questa tradizione. Nel percorso quotidiano che inizia oggi, analizzeremo Debian dall’interno, senza dare nulla per scontato.