La Rete Internazionale Ebraica Anti-Sionista (IJAN) è una rete internazionale di Ebrei che sono impegnati senza compromessi nelle lotte per la sopravvivenza umana e l’emancipazione, di cui la liberazione del popolo e della terra palestinese è una parte indispensabile.
La nostra Laura Tussi ha intervistato il noto attivista Sam Weinstein che vive nel Regno Unito.
Qual è l’obiettivo di questa Rete Internazionale?
Siamo impegnati per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e per porre fine alla colonizzazione israeliana della Palestina storica, che è rafforzata dal potere economico e militare degli Stati Uniti. Sosteniamo la piena autodeterminazione palestinese e il diritto di resistere all’occupazione. Guardiamo alla base palestinese e alle organizzazioni guidate dai Palestinesi come nostri principali punti di riferimento in questa lotta. Guardiamo al ruolo delle donne in questa resistenza come assolutamente cruciale. Senza l’appoggio delle donne, a cominciare con il loro lavoro di accudire ai loro compagni, mariti, fratelli, figli e con il loro assiduo lavoro di tirar su i bambini e tenere insieme le loro comunità, nessuna resistenza può resistere.
Ma cosa in concreto rimproverate al governo di Netanyahu?
Lo Stato di Israele tradisce la lunga storia delle lotte ebraiche per la liberazione e le tradizioni di partecipazione alle lotte collettive per la liberazione più in generale.
Nostra è la tradizione di Karl Marx, Lev Trotskij, Rosa Luxemburg, Emma Goldman, Marek Edelman, che guidò l’insurrezione del Ghetto di Varsavia contro i Nazisti. Per venire a me, mio nonno, Paul Deitch,un Ebreo polacco immigrato negli USA, fu un organizzatore del sindacato dei camionisti negli anni Trenta. Mia madre Selma James, fondatrice della Campagna Internazionale per il Salario per il Lavoro Domestico (ora Global Women’s Strike), Ebrea di Brooklyn, New York, a 94 anni ancora partecipa a tutti gli eventi di IJAN di cui è anche una fondatrice.
Protestate anche contro l’uso della persecuzione e del genocidio ebraico nell’Olocausto per giustificare l’ingiustificabile?
Certamente. La colonizzazione della Palestina e la pulizia etnica dei Palestinesi, il furto della loro terra e la distruzione delle loro famiglie, comunità e stile di vita.
IJAN fa parte del movimento internazionale contro il militarismo sionista e la repressione interna, in primo luogo contro il crescente movimento dei refusenik, soldati che si rifiutano di combattere a Gaza, e di chi protesta contro la strage dei bambini palestinesi, in manifestazioni guidate da madri israeliane che espongono i loro commoventi ritratti.
Avete anche sezioni attive negli Stati Uniti, in Argentina, nel Regno Unito, in Spagna, in Canada e in Francia. Giusto?
Sì. Ci organizziamo anche per settore e attualmente lavoriamo sui settori del lavoro e del campus. Il nostro lavoro è finanziato in gran parte attraverso i contributi e il volontariato dei nostri membri e attraverso i nostri sostenitori di base.
IJAN si organizza da una posizione ebraica, che comprendiamo come sociale e storica, ma i nostri membri hanno una serie di relazioni con le espressioni religiose, spirituali e culturali dell’ebraismo. I membri di IJAN provengono da diversi background etnici e di linguaggi culturali (tra cui Ashkenaziti, Mizrahi e Sefarditi). Consideriamo l’”antisionismo ebraico” come un orientamento politico piuttosto che un’identità, una politica che acquista significato attraverso l’organizzazione pratica.
E’ per questo che, dal 23 ottobre 2023, organizzate un picchetto che vuole l’espulsione dell’ambasciatrice israeliana nel Regno Unito, Tzipi Hotovely?
La Hotovely ha dichiarato pubblicamente per televisione che sarebbe accettabile uccidere 600.000 Palestinesi, che Gaza dovrebbe essere tutta rasa al suolo e che tutta la terra dal mare fino al Giordano appartiene a Israele.
Al picchetto settimanale partecipano anche donne, che spesso portano i loro figli, e uomini di ogni età e colore. E’ così?
Cruciale è l’appoggio che il nostro picchetto ha ricevuto fin dal primo giorno da Women of Colour in the Global Women Strike (Donne di Colore nello Sciopero Globale delle Donne) e di Payday men’s network (Rete di Uomini Payday).
Questo venerdì 13 giugno 2025 sarà l’85sima volta che organizziamo il picchetto, che all’inizio era davanti alla casa dell’ambasciatrice. Dopo 20 settimane il governo Tory di allora ha detto alla polizia di bandire la nostra protesta per 500 metri attorno alla casa della Hotovely. Poi sono arrivati in massa i Sionisti, estremamente aggressivi, sostenuti dalla polizia, che alla fine ha bandito noi, e non i Sionisti dalla protesta per tutta un’immensa zona attorno alla casa della Hotovely. Per cui adesso protestiamo davanti a Scotland Yard, che fino ad ora ci ha bandito dalle manifestazioni nei pressi della casa per 11 volte.
Da qualche settimana IJAN organizza, assieme al Jewish Network for Palestine, anche una manifestazione di tre ore ogni giorno, settimanale, davanti al Parlamento contro l’affamamento della popolazione di Gaza e anche contro il traffico di armi – di cui il governo laburista è colpevole – verso e dallo Stato di Israele. Tutto questo nel contesto delle gigantesche manifestazioni contro il genocidio a Gaza che si svolgono nel Regno Unito da venti mesi. Ultima è stata quella per l’accerchiamento del Parlamento il 4 giugno.
Un principio fondamentale del modo in cui IJAN si organizza è la lotta unitaria?
Sì. Certo. Riconoscendo la particolare posta in gioco delle diverse comunità e settori nella lotta generale contro la repressione sionista, il militarismo e l’imperialismo. La posta in gioco di ogni movimento è specifica, ma condividiamo l’impegno per i principi di liberazione universale, giustizia, equità, non sacrificando mai alcun aspetto della lotta di una comunità o di un movimento per far avanzare quella di un altro. Riconosciamo che le nostre lotte sono legate tra loro, e che dobbiamo trovare modi di organizzarci insieme che rafforzino tutti i nostri movimenti. Per questo seguiamo molto attentamente lo sviluppo delle lotte degli immigrati che si stanno espandendo da Los Angeles a decine di città degli USA.
IJAN è consapevole della sua posizione in un movimento internazionale?
Sì. Di qui il nostro più recente appoggio al blocco delle navi con un carico di armi verso Israele. Lo abbiamo visto in passato a Oakland (USA), ma più di recente a Casablanca e a Tangeri in Marocco e poi, in un esempio successivo, a Marsiglia, Genova, Napoli, Salerno e Reggio Calabria in Italia. Il nostro appoggio incondizionato va anche alla Freedom Flotilla, bloccata da Israele in un atto di pirateria internazionale, e alla Marcia Globale per Gaza, che partirà il 12 dal Cairo. Per non dimenticare il convoglio partito da Tunisi.
Di tutto questo conto di parlare, rappresentando IJAN a Vienna questo sabato 14 e domenica 15 giugno nella Convenzione di Ebrei Anti-Sionisti.
Sarebbe molto utile che chi volesse ricevere informazioni su IJAN scrivesse a payday@paydaynet.org che IJAN ha delegato alla corrispondenza in italiano. Altrimenti contattate direttamente uk@ijan.org se le volete ricevere in inglese.
qui il Video di una manifestazione