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Algeria

Notizie dal mondo arabo

Gaza

L’esercito israeliano ha richiamato decine di migliaia di riservisti per allargare l’offensiva su Gaza. Non bastano più i bombardamenti, il governo di Tel Aviv vuole il controllo diretto del territorio per deportare la popolazione e ammassarla in 4 campi di concentramento dietro il filo spinato.

“Faremo come a Rafah”, ha minacciato il ministro della guerra Katz. A Rafah tutta la popolazione è stata costretta ad evacuare e buona parte della città è stata rasa al suolo. È la soluzione finale.

Dopo la fame, la popolazione sarà costretta militarmente alla deportazione verso l’Egitto.
Il rapporto giornaliero del Ministero della Sanità parla di 40 uccisi e 125 feriti nella giornata di ieri, fino a mezzogiorno.

Il numero totale delle vittime accertate è di 52.535 persone uccise e 118.491 persone ferite. La statistica comprende soltanto i trasferimenti negli ospedali. Il numero reale è molto più alto. I media locali hanno dato notizie stamattina di altri 19 uccisi in due stragi compiute dagli occupanti a Gaza città e Jebalia.

Il Direttore degli ospedali da campo del Ministero della Sanità nella Striscia di Gaza ha dichiarato che: “La maggior parte della popolazione della Striscia di Gaza vive sotto la fame imposta dall’occupazione; la carestia è inevitabile e non abbiamo scelta; niente latte artificiale per i neonati e niente farmaci per le donne incinte; il mio messaggio al mondo intero è di fermare la guerra di sterminio e di fame; vogliamo vivere in pace, come ogni altro popolo al mondo; la quantità di carburante disponibile negli ospedali è sufficiente solo per tre giorni”.

La fame come arma di guerra

Le organizzazioni umanitarie internazionali operanti a Gaza, comprese le agenzie dell’ONU, hanno denunciato che l’esercito israeliano, dopo aver ostacolato il lavoro umanitario internazionale a Gaza, ha proposto di presiedere direttamente alla distribuzione degli aiuti con proprie strutture militari.

“Da 9 settimane Israele vieta l’ingresso degli aiuti a Gaza, provocando la chiusura dei forni e diffondendo una fame senza precedenti. Una fame che ha colpito in particolare oltre un milione di bambini. Non parteciperemo a nessun piano militare che non rispetti i principi umanitari delle norme internazionali. Gli aiuti non possono essere un ricatto per la deportazione”.

L’ipotesi avanzata dal governo Netanyahu di provvedere direttamente alla distribuzione degli aiuti umanitari internazionali, non ha trovato il consenso dei capi militari dell’esercito di occupazione.

La stampa israeliana rivela un battibecco tra il neo capo di Stato maggiore e il premier: “Non distribuiremo gli aiuti a una folla affamata e arrabbiata”, ha detto Eyal Zamir.
Il piano governativo israeliano di impossessarsi degli aiuti internazionali ha un intento politico chiaro: usare la fame per assoggettare la popolazione ad un programma di deportazione, ammassata in campi di concentramento chiusi e recintati, sorvegliati da contractor armati e con controllo biometrico alle entrate e uscite.

Gaza chiama alla solidarietà

Il Ministero della Sanità di Gaza ha annunciato in una conferenza stampa una campagna internazionale per la protezione dei bambini di Gaza. #SalvateibambinidiGaza #siatevoilalorovoce.

Cisgiordania

Il capo ufficio tecnico del Comune di Jenin, Mamdouh Assaf, ha affermato che il campo e i sei quartieri residenziali circostanti stanno subendo la completa distruzione delle loro infrastrutture, tra cui le condutture idriche e fognarie, per mano delle truppe di occupazione israeliane.

Assaf ha spiegato che due giorni fa le squadre del Comune sono riuscite a rimuovere una barriera di terra all’ingresso dell’ospedale settentrionale di Jenin. Ha sottolineato anche che le forze di occupazione avevano spianato con i bulldozer le strade principali della città, stimate in 37 chilometri di lunghezza.

Non è possibile raggiungere i quartieri devastati a causa della presenza delle forze militari di occupazione. Ha sottolineato che il Comune ha fatto ricorso a metodi di emergenza nel tentativo di fornire acqua ad alcuni quartieri che avevano sofferto di interruzioni idriche per più di 100 giorni consecutivi. Ha fatto notare che l’occupazione ha impedito alle squadre comunali di accedere al pozzo “Al-Sa’ada”, la principale fonte di approvvigionamento idrico della città di Jenin.

Siria

È stato raggiunto un accordo di pacificazione tra i capi delle comunità druse siriane e il governo centrale guidato da Tahrir Sham. È già iniziato il ritiro delle forze di sicurezza da Sueidaa, in particolare le unità provenienti dall’esterno della città.

È un accordo che taglia la strada al tentativo israeliano di incendiare il Paese con crisi locali su base etnico-confessionale,  ma Israele, oltre all’occupazione militare del sud del Paese ed i bombardamenti su tutta la Siria, scatena i suoi agenti tra gli stessi siriani e non soltanto tra i drusi. Ogni volta che si raggiunge un accordo per la pacificazione, gli agitatori armati scendono in campo per mandarlo a monte.

Yemen

I bombardamenti anglo-americani sono incessanti da oltre 50 giorni. Le zone controllate dalle milizie Houthi sono colpite da bombe e droni e con missili lanciati dalle navi da guerra. Aerei britannici sono partiti da Cipro per bombardare Sanaa, ma anche Maarib, città in mano al governo esiliato ad Aden.

Il primo ministro del governo yemenita esiliato ad Aden, Ahmed Awad Bin Mubarak, ha annunciato due giorni fa le sue dimissioni. Una mossa che dà un segnale di fragilità del fronte impegnato da oltre dieci anni in una guerra civile contro la milizia Ansar Allah, conosciuta come Houthi.

Le divisioni tra milizie locali secessioniste sostenute da Abu Dhabi e il governo appoggiato da Riad hanno vanificato gli sforzi per una ricomposizione di un fronte interno anti-Houthi.

Si aggiunge inoltre il pericolo di un’invasione di terra tripartita israelo-anglo-statunitense.
Dopo gli attacchi di ieri degli Houthi sull’aeroporto di Tel Aviv, che ne hanno causato la chiusura per alcune ore, Netanyahu ha minacciato di colpire duramente sia l’Iran che le milizie Houthi.

Pakistan

Islamabad ha fatto ricorso al Consiglio di Sicurezza contro le minacce indiane. Russia e Cina hanno dichiarato di voler collaborare per una distensione nella regione.

Algeria

La lingua Amazigh è stata riconosciuta ufficialmente in Algeria nel 2016, ma c’è chi  intende rinnegare l’esistenza di una realtà fondamentale della società algerina e di tutto il Maghreb.

Uno storico intervistato da un canale mediatico di Abu Dhabi ha accusato ingiustamente gli Amazigh di praticare un piano “colonialista sionista”.

La risposta di Algeri non è tardata, accusando il governo degli Emirati di pescare nel torbido per destabilizzare l’Algeria. Il lanciatore di fango, Mohammed Amine Bilghaith, è stato arrestato “per aggressione contro i pilasti fondamentali della nazione e la convivenza”.

BDS/Tunisia

Carrefour chiude temporaneamente i suoi mercati dopo una riuscita campagna di boicottaggio dei gruppi BDS tunisini. Gli attivisti hanno organizzato in diverse città presidi simultanei davanti ai negozi del marchio francese.

La campagna che dura dal 2023 ha ottenuto i suoi frutti, i negozi sono vuoti e la società ha dovuto prendere atto del fallimento. Si parla del ritiro dal mercato tunisino e di vendere i locali ad un altro marchio.

Solidarietà con la Palestina in Italia

Un gruppo di intellettuali, giornalisti e professori universitari ha lanciato un appello sui social per un’azione collettiva di massa per il cessate-il-fuoco, da tenere online per tutto il giorno del 9 maggio 2025, dalle 00:00 alle 24:00.
#ultimogiornodigaza #gazalastday è stata denominata l’azione di bombardamento del web con messaggi, foto, video, vignette, ecc… con l’hashtag in italiano e inglese. Per aderire e attivarti: https://www.anbamed.it/2025/04/28/ultimogiornodigaza-gazalastday-9-maggio-leuropa-contro-il-genocidio/

Lo stesso giorno alle 17:30 si terrà a Milano un incontro tra intellettuali ebrei italiani (fra cui Gad Lerner) e attivisti palestinesi residenti in Italia. “Dialoghi possibili” è il titolo dell’evento. https://www.anbamed.it/2025/05/01/no-other-land-dialoghi-possibili/

ANBAMED