L’aeroporto “Baccarini” di Grosseto, sede del 4° stormo dell’Aeronautica militare, già dal 2003 è stato potenziato militarmente con l’arrivo degli Eurofighter, caccia intercettori dotati di sistemi per il bombardamento a bassa quota, con relativa scuola di addestramento per i piloti.
Per inciso, va fatto notare che gli Eurofighter sono incapaci di spegnere un incendio o di prestare un soccorso, ma sono capaci soltanto di seminare morte e distruzione in un raggio di oltre 3000 Km di distanza. Tutto ciò in palese contrasto con la vocazione ambientale della nostra terra: la Maremma, infatti, non può essere solamente un prodotto da offrire ai turisti, ma deve esserci anche l’opportunità per uno sviluppo sociale ed economico fondato su equilibrate relazioni tra le persone e l’ambiente.
L’individuazione dell’aeroporto grossetano come scuola di volo degli Eurofighter (aerei capaci di portare lontano fino ad otto tonnellate di bombe) e come uno dei nuovi centri nevralgici del sistema militare europeo fa invece della nostra terra un crocevia di ogni guerra (per non parlare dell’inquinamento, a cominciare da quello acustico, determinato dalla presenza dei velivoli).
Fatta questa doverosa premessa, non possiamo che manifestare fortissima contrarietà per il fatto che il Polo Tecnologico “Manetti-Porciatti” di Grosseto, con 19 studenti dell’ultimo anno, abbia partecipato ad un’esperienza immersiva all’interno della Base del 4° Stormo Caccia. Si tratta del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), quello che prima veniva chiamato Alternanza Scuola Lavoro.
Non mancano le consuete motivazioni che tentano di nobilitare iniziative come questa in quanto occasione di esercizio dello spirito di appartenenza e del senso di responsabilità, o come opportunità di orientamento professionale. Perché, allora, non andare a fare pratica in un’azienda civile, in un laboratorio che produce macchinari avanzati adatti ad usi molteplici?
Perché non avrebbero lo stesso scopo intrinseco che invece rappresenta il vero obiettivo dell’operazione: l’inoculazione, dietro le seducenti prospettive di facile occupabilità e di gratificazione professionale ed economica, della cultura della difesa e della sicurezza, unicamente esercitabili attraverso la forza delle armi e la disciplina militare. In altre parole, stiamo assistendo ad una virata della strutturazione del modello sociale nella direzione di una sua versione militarista, ferma nel primario precetto dell’obbedienza, acritica nell’accettazione della disciplina, fedele al proprio Stato, fino al supremo sacrificio.
Sono proprio gli spazi sempre più ampi concessi all’intervento delle forze armate nei percorsi educativi e formativi dei nostri studenti che, nella cornice rassicurante delle scuole, contribuiscono a rendere familiari armi, strategie di combattimento, spirito di corpo contro un nemico in agguato. Non si promuove, insomma, una cultura del “CON”, ma piuttosto quella del “CONTRO”, coltivando uno spirito competitivo che si oppone al concetto educativo della solidarietà, della comprensione, del rispetto e del confronto anche con chi è “altro” da noi.
Invitiamo, pertanto, il Polo Tecnologico “Manetti-Porciatti” di Grosseto e tutte le scuola maremmane a mettere in pratica la nuova Raccomandazione sull’educazione alla pace e ai diritti umani, alla comprensione internazionale, alla cooperazione, alle libertà fondamentali, alla cittadinanza globale e allo sviluppo sostenibile [1], approvata dall’UNESCO durante la sua 42ma Conferenza Generale nel 2023.
Questa Raccomandazione è diretta ai decisori politici, ai professionisti nei Ministeri, ai presidi e agli insegnanti. Ma, in una dinamica democratica e partecipativa, è altrettanto diretta agli scolari, agli studenti e alle organizzazioni della società civile, perché si facciano parte attiva del monitoraggio e della diffusione dei principi dell’Educazione alla pace. Non riguarda pertanto solo le Istituzioni, ma tutti coloro che credono nel potere trasformativo dell’educazione per costruire società più giuste, inclusive, democratiche e sostenibili, che abbiano a cuore l’obiettivo della cittadinanza globale per la costruzione e il mantenimento della pace.
La questione, se vogliamo, riverbera anche riflessi a livello individuale, innescando la logica del più forte, della ridicolizzazione del debole, associando quest’ultimo ad un’idea di codardia, di inutilità. E sappiamo bene quanto sia rischiosa, in questo senso, la fragilità di tanti nostri ragazzi. È stato dimostrato, infatti, che gli interventi di educazione alla pace nelle scuole determinano un miglioramento degli atteggiamenti e della cooperazione tra gli alunni e una diminuzione della violenza e dei tassi di abbandono scolastico.
[1] https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000386924
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università