Il Congresso di Londra della Seconda Internazionale, tenutosi a Londra nel 1896 segnò una rottura definitiva tra la componente socialista autoritaria, rappresentata dai partiti socialdemocratici organizzati nell’Internazionale, e quella socialista-anarchica. L’incontro fu organizzato come congresso internazionale socialista operaio e sindacale e si tenne dal 26 luglio al 2 agosto 1896; doveva essere, nelle intenzioni degli organizzatori, la definitiva consacrazione dei partiti socialdemocratici come guida politica del movimento operaio, e il movimento sindacale avrebbe dovuto essere solo una cinghia di trasmissione della linea politica di questi partiti. La componente socialista-anarchica, in quanto socialista e in quanto delegata di organizzazioni sindacali, decise di parteciparvi, ma fu definitivamente esclusa dalla Seconda Internazionale in quanto contraria al parlamentarismo.
La Seconda Internazionale
Per comprendere l’importanza del Congresso di Londra e le sue ripercussioni sulla storia del movimento operaio internazionale, è bene comprendere che cosa era la Seconda Internazionale.
Fondata a Parigi nel 1889, era un’organizzazione che riuniva i partiti socialisti e operai di vari paesi, con l’obiettivo di coordinare la lotta per il miglioramento delle condizioni di lavoro e per la trasformazione sociale attraverso l’azione parlamentare e il controllo dei sindacati. Il dibattito interno alla Seconda Internazionale è stato dominato dal tentativo da parte del più forte partito socialista d’Europa, il Partito socialdemocratico tedesco (SPD), di imporre le proprie dottrine e tattiche ad altri partiti, dottrine e tattiche ispirate, fino alla sua morte, da Federico Engels.
In effetti, la dottrina politica di Marx ed Engels offriva argomenti ai dirigenti del SPD e agli esponenti socialdemocratici di varia nazionalità che si collegavano a loro, vedendo nell’azione parlamentare e nell’organizzazione di sindacati riformisti un’occasione di carriera. Nei loro scritti i due pensatori tedeschi hanno spesso affermato che le varie correnti politiche sono espressione delle varie classi, o frazioni di classi, che si contendono il dominio politico. L’ascesa e la caduta dei vari partiti è determinata dall’ascesa o dalla caduta dei vari gruppi sociali che rappresentano.
Allo stesso modo delle altre classi sociali, anche il proletariato doveva costituirsi come classe per sé, doveva quindi dare vita ad un proprio partito politico e, poiché la classe doveva esse unita, il partito doveva esse uno solo: quello di Marx ed Engels, quello socialdemocratico tedesco che incarnava il verbo, quelli legati nella Seconda Internazionale, che ne erano la proiezione all’estero.
Come scrive James Joll nell’introduzione a “The Second International 1899-1914”: “Proprio come la Prima Internazionale era crollata a causa dei tentativi di Marx di dominarla e proprio come la Terza Internazionale sarebbe finita come strumento del governo dell’Unione Sovietica, così la Seconda Internazionale finì per soccombere agli sforzi, per quanto ben intenzionati, dei socialisti tedeschi di imporre le proprie teorie e regole d’azione (o di inazione) agli altri partiti membri.”
La tendenza socialista-anarchica
La tendenza socialista-anarchica deve la sua definizione ad Errico Malatesta, che la adottò e la rese popolare all’interno del movimento per distinguere quella tendenza dalle componenti individualiste, antiorganizzatrici, negatrici dell’azione di classe che, a seguito di atti clamorosi che avevano avuto larga eco sugli organi di informazione, apparivano come l’unica espressione del movimento anarchico. Questa tendenza fu incoraggiata dalla crescita sul piano internazionale del movimento operaio, come dimostrano il grande sciopero dei portuali di Londra (1889), gli scioperi internazionali per le 8 ore di lavoro in occasione del Primo Maggio, lo sciopero generale in Belgio nel 1893. In verità molte realtà anarchiche avevano continuato l’impegno nel movimento operaio e nei sindacati, seguendo le indicazioni di Mikhail Bakunin, anche negli anni in cui la repressione dei governi aveva spinto la maggioranza del movimento internazionale a rinchiudersi in piccoli gruppi settari e ad evitare ogni attività pubblica che potesse portare a scompaginare le fila del movimento. In Spagna e in Francia soprattutto, seguendo i principi affermati già nella Prima Internazionale: che l’emancipazione della classe operaia doveva essere opera della classe operaia stessa, non di governi o di parlamenti, e che ogni movimento politico doveva essere subordinato alla grande causa dell’emancipazione della classe operaia, non che questa emancipazione dovesse fungere da piedistallo per le ambizioni di qualcuno.
Il sindacalismo libertario offriva una valida alternativa all’attendismo dei socialdemocratici. Oltre alla Spagna, dove i sindacati operai rimanevano coerenti con l’insegnamento di Mikhail Bakunin, anche in Francia i sindacati si allontanavano dalla socialdemocrazia. Già nel 1888 un congresso di sindacati a Bordeaux aveva condannato l’azione politica e si era espresso per l’azione diretta per mezzo dello sciopero generale. Così in Francia le energie del movimento anarchico furono assorbite dal movimento sindacalista.
Negli anni successivi sarà la tendenza socialista-anarchica, assieme alle componenti più combattive della socialdemocrazia e dei sindacati, ad impedire il tentativo del SPD di spostare la giornata di lotta per le otto ore dal Primo maggio alla prima domenica di maggio. I socialdemocratici avevano gli obiettivi di togliere a questa giornata la carica che le veniva dallo sciopero e ridurla ad una serie di adunate a sostegno delle iniziative dei gruppi parlamentari socialdemocratici.
Di pari passo alla crescita del movimento di massa, esponenti socialisti-anarchici di varia nazionalità si ritrovarono a Londra. Allora la metropoli inglese era la capitale dell’anarchismo internazionale, viste le persecuzioni che il movimento subiva negli altri stati europei. Il periodico The Torch rappresentò quindi il luogo di incontro e di scambio tra anarchici francesi, spagnoli, britannici e italiani, fra cui anche Errico Malatesta.
Il periodico iniziò le sue pubblicazioni nel 1891, i primi numeri furono stampati con un duplicatore nel seminterrato della casa londinese di William Rossetti, da parte dei suoi figli. Il periodico occupa una posizione molto specifica a causa della convivenza, nelle sue pagine come tra i suoi redattori, da un lato dell’attivismo anarchico rivolto al movimento operaio e, dall’altro, dell’avanguardia intellettuale e artistica: artisti e scrittori più o meno passivamente interessati all’anarchismo (a partire dai creatori della pubblicazione, i figli di Rossetti). La composizione internazionale della rete di collaboratori, segnata dalla forte partecipazione di eminenti anarchici non di lingua inglese, è una delle caratteristiche più sorprendenti di The Torch. La rivista ospitò Emile Pouget, Luise Michel, Lucien Pissarro, i russi Petr Kropotkin e Sergius Stepniak, gli italiani Pietro Gori, Antonio Agresti ed Errico Malatesta. Il numero dell’agosto 1894 contiene articoli di Pouget e di Malatesta, quello di Malatesta affrontava il tema dello sciopero generale come arma rivoluzionaria.
Nell’ottobre 1894, una dichiarazione di principi di “The Torch” affermava: “Sappiamo che la Rivoluzione sarà compiuta dagli operai in persona e, di conseguenza, crediamo nell’ingresso degli anarchici nelle associazioni operaie e se i compagni appartenenti ai sindacati, ecc., vorranno corrispondere con noi, apriremo volentieri le colonne del nostro giornale a loro. Il movimento operaio ci interesserà tanto quanto il movimento rivoluzionario, perché il trionfo dell’uno dipende dal trionfo dell’altro».
Un vasto dibattito era in corso e portò ad alcune enunciazioni chiave, che caratterizzano ancora oggi il rapporto fra quello che oggi si chiama anarchismo sociale e movimento operaio. Contrariamente a quanto veniva affermato da Malatesta, Cafiero e Costa ai congressi dell’Internazionale antiautoritaria, questa tendenza riconosce che la lotta economica ha un ruolo fondamentale nel processo che porterà all’emancipazione delle classi sfruttate; in quest’ottica è un bene che gli sfruttati siano organizzati nei sindacati e gli anarchici devono battersi per l’autonomia dei sindacati dai partiti politici, altrimenti ce ne sarebbero tanti quanti sono i partiti. Per questo l’anarchismo sociale deve impegnarsi nei sindacati, per dare loro un’organizzazione libertaria, per stimolare l’azione diretta e per diffondere l’ideale anarchico di ricostruzione sociale. L’anarchismo inoltre deve organizzarsi in modo autonomo per sviluppare la propria azione politica. Questi concetti saranno trattati diffusamente da Luigi Fabbri ne “L’organizzazione operaia e l’’anarchia”. Ancora una volta ci troviamo di fronte alla coerenza tra mezzi e fini e alla propaganda col fatto, con la differenza che ora questi principi vengono applicati a vasti movimenti di massa anziché a piccoli gruppi.
Il Congresso di Londra
La scelta di Londra fu particolarmente infausta per l’Internazionale socialdemocratica. I leader del partito tedesco speravano di coinvolgere anche le Trade Unions inglesi e i loro rappresentanti politici nell’organizzazione. Wilhelm Liebknecht aveva affermato durante un comizio nel 1893 “Se gli inglesi avessero la nostra organizzazione politica e se avessimo l’organizzazione sindacale degli inglesi, in Inghilterra e in Germania avremmo ottenuto la vittoria e avremmo il potere nelle nostre mani”. Ma le Trade Unions e le organizzazioni che alcuni anni più tardi daranno vita al Partito Laburista non entreranno nella Seconda Internazionale, fatta eccezione per minoranze come la Federazione Socialdemocratica e le sue successive ramificazioni che ebbero, forse per questo motivo, un’importanza esagerata agli occhi dei militanti degli altri paesi. Inoltre, come abbiamo visto precedentemente, Londra era allora un crocevia dell’anarchismo internazionale, e la tendenza socialista-anarchica approfittò dell’occasione; come dice Davide Turcato parlando dell’azione di Errico Malatesta: “Esigere l’ammissione degli anarchici al congresso significava riaffermare il socialismo e il movimento operaio come elementi centrali dell’anarchismo.” (Il laboratorio dell’anarchia). Su ispirazione di Errico Malatesta, si tennero numerose riunioni per organizzare la presenza di delegati anarchici al Congresso, ottenendo deleghe sia da circoli anarchici che da organizzazioni operaie, così, quando venne il momento di decidere se gli anarchici dovessero essere ammessi o no, il Congresso si spaccò, come si era già spaccata la delegazione francese. La tendenza socialista-anarchica fu definitivamente espulsa dai Congressi della Seconda Internazionale, ma il Partito Socialdemocratico Tedesco e i suoi satelliti furono costretti a riconoscere che questi congressi non riunivano tutto il movimento operaio e il movimento socialista, ma solo quella tendenza che riconosceva come unico strumento di lotta l’azione parlamentare. La pretesa di rappresentare la classe operaia su scala mondiale fallì per lo spirito autoritario e dottrinario che informava i socialdemocratici tedeschi, che li portava ad escludere chi non condivideva le loro premesse teoriche, la loro tattica e la loro strategia, fossero le Trade Unions britanniche o la tendenza socialista-anarchica internazionale.
Tiziano Antonelli
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