L’improvviso ritiro del sindaco in carica Eric Adams segna un cambiamento epocale nella corsa alla carica di sindaco di New York. Il terreno si è assestato, le alleanze sono in fermento e la mappa politica viene ridisegnata in tempo reale. Per Zohran Mamdani, già in forte ascesa nei sondaggi, il ritiro di Adams rappresenta un momento di apertura e di esposizione. Gli spiana la strada, ma lo espone anche al peso delle forze contrarie dell’establishment. La domanda ora è: l’uscita di scena di Adams è una fortuna o una trappola?
La posta in gioco cambia immediatamente
Con Adams fuori dai giochi, la corsa non riguarda più la destituzione di un candidato in carica, ma l’eredità di un trono vacante. Cuomo e i democratici moderati intensificheranno gli sforzi per consolidare i voti dei centristi. I broker del potere politico che avevano puntato su Adams ora si riorganizzeranno rapidamente: gli appoggi, i flussi di finanziamenti e le narrazioni dei media cambieranno orientamento.
Mamdani ha più spazio di manovra, ma anche più visibilità. Senza il cuscinetto di un avversario alle primarie, diventa il punto focale dell’attenzione. Le élite che lo tolleravano come voto di protesta potrebbero ora vederlo come una vera minaccia. Ciò intensifica i rischi su tutti i fronti: denaro, media, aspetti legali, dinamiche di coalizione.
Quali minacce sono ora amplificate?
1. Denaro e pubblicità martellante
Le porte dei finanziamenti si stanno aprendo. Con Adams fuori dai giochi, i ricchi donatori che avevano un piede in entrambi gli schieramenti devono scegliere da che parte stare. La lobby immobiliare e gli interessi dei costruttori concentreranno probabilmente il loro fuoco su Mamdani. La pubblicità martellante, le campagne finanziate con fondi occulti e le narrazioni fuorvianti potrebbero aumentare in modo più intenso che in passato.
2. Controllo della narrazione e pressione dei media
L’ascesa di Mamdani significa che i media non possono più trattarlo come un personaggio marginale. Il New York Times, il Wall Street Journal, la CNN e le reti televisive saranno sotto pressione per censurare, screditare o definire in modo restrittivo la sua piattaforma. Il mio concetto di giornalismo dell’esclusione diventa più rilevante: ora saranno loro a decidere quali aspetti della sua campagna valorizzare e quali seppellire. Mentre potrebbero amplificare i suoi segnali di “moderazione”, metteranno in secondo piano o distorceranno le proposte politiche su affitti, trasporti ed equità. Il timore è che l’agenda di Mamdani venga oscurata da scandali identitari o dibattiti fuorvianti.
3. Tensione nella coalizione sotto i riflettori
Quando le sfide si intensificano, le linee di frattura nelle coalizioni vengono alla luce. Le comunità ebraiche, di immigrati, di neri conservatori o religiose potrebbero ritirarsi sotto la pressione continua o le false rappresentazioni. La campagna deve mantenere l’unità al di là delle divisioni identitarie, anche se gli attacchi si intensificano.
4. Credibilità sotto tiro
Senza Adams ad assorbire l’attenzione negativa, ogni questione politica, ogni proiezione fiscale e ogni piano di governance viene esaminato minuziosamente. Il passaggio dalle promesse a un piano plausibile sarà oggetto di intense critiche. Se Mamdani dovesse vacillare nell’articolare la definizione dei costi, i buchi di bilancio o la capacità amministrativa, la sua legittimità potrebbe essere compromessa.
5. Vincoli legali e strutturali
Il nuovo slancio scatenerà una forte reazione da parte dei fronti legale, normativo e costituzionale. Le accuse che le proposte di Mamdani violano le leggi statali o i limiti di entrate saranno utilizzate come arma. I tribunali, le agenzie di rating obbligazionario e gli organismi di controllo potrebbero essere invocati in modo più aggressivo.
6. Sicurezza e contraccolpi dell’ultimo minuto
Senza un importante candidato in carica, gli oppositori potrebbero tentare drastiche “sorprese di ottobre”: allarmi criminalità, incidenti di alto profilo o emergenze create ad hoc per scuotere la fiducia degli elettori. Mamdani deve avere pronta una comunicazione in momenti di crisi.
È una manna o una trappola?
L’uscita di scena di Adams è sotto molti aspetti un vantaggio netto. Elimina una linea di difesa, permette a Mamdani di attirare i voti dei centristi ora liberi e centralizza la narrativa intorno a lui. Ma è un’arma a doppio taglio: una volta che sei il bersaglio, non c’è un posto dove nascondersi.
La vera prova ora non è solo lo slancio, ma la resilienza. Mamdani riuscirà ad assorbire tutta la furia dell’opposizione dell’élite e a mantenere solida la sua coalizione? Riuscirà a parlare di aumenti delle tasse, servizi gratuiti e riforma degli alloggi senza ritirarsi sotto il fuoco nemico? Riuscirà a mantenere la sua linea quando le campagne di paura sull’identità si intensificheranno?
Giornalismo dell’esclusione: il nuovo ruolo dei media
Con il ritiro di Adams, l’influenza dei media diventa ancora più evidente. Gli stessi che hanno dipinto Mamdani come un “radicale senza speranze” devono ora decidere con quanta serietà trattarlo. Daranno uguale spazio alle sue proposte o le riformuleranno come minacciose? Metteranno in discussione le paure dell’élite o le ripeteranno? Quali comunità inviteranno a commentare e quali voci escluderanno?
Lo vediamo già: alcuni media sottolineano le questioni relative alla sua posizione su Israele, l’immigrazione o la depenalizzazione, ignorando i dettagli dei suoi piani sugli affitti, il bilancio comunale o le proposte sui trasporti. Altri lo ribattezzano “candidato dei giovani” o “radicale millennial”, piuttosto che attore politico centrale. La narrazione sarà il campo di battaglia.
Percorsi per mitigare il rischio
- Campagne narrative preventive: produrre contenuti multimediali di alta qualità (video sulle politiche, assemblee pubbliche, trasmissioni multilingue) per affiancare la copertura dei media mainstream.
- Trasparenza fiscale: pubblicare i dettagli dei costi, le verifiche contabili di terzi, le approvazioni degli esperti per contrastare gli attacchi alla credibilità.
- Squadre di difesa della comunità: coinvolgere in modo proattivo gruppi ebraici, musulmani, caraibici, latini e di immigrati per prevenire attacchi all’identità.
- Preparazione legale: avere team legali pronti; anticipare le reazioni dello Stato.
- Preparazione alle crisi: simulare scenari di shock dell’ultimo minuto e predisporre una comunicazione di risposta rapida.
Conclusione
La decisione di Eric Adams di ritirarsi non è solo uno sconvolgimento, è una rivelazione. Costringe la campagna a dare il massimo. Mamdani passa ora da ribelle a probabile vincitore, e l’intero apparato dell’élite risponderà con tutte le sue forze. La domanda è se riuscirà a sopravvivere all’assalto senza compromettere la sua visione.
In questa nuova fase, il giornalismo dell’esclusione diventa sia una barriera che un campo di battaglia. I principali media sceglieranno quali parti della storia di Mamdani saranno rese pubbliche. Se riuscirà a plasmare la narrazione resistendo agli attacchi, le sue probabilità miglioreranno notevolmente. Ma se l’esclusione mediatica, il denaro dell’élite e la pressione legale finiranno per sopraffarlo, anche la candidatura più promettente potrebbe crollare sotto il suo peso.
Riferimenti
1. Chomsky, N. & Herman, E. S. (1988). Manufacturing Consent: The Political Economy of the Mass Media. Pantheon.
2. Banerjee, P. (2025). “Journalism of Exclusion.” Book Proposal Manuscript.
3. The Guardian (Sep 2025). Polling, public sentiment, and housing analysis.
4. The New York Times (Sep 2025). Coverage of Adams’s withdrawal and Democratic Party dynamics.
5. Washington Post (Sep 2025). Media controversies and narrative shifts.
6. New York Post (Sep 2025). Critiques related to identity politics, decriminalization, and Hindu-American reactions.
7. Reuters / AP (Sep 2025). Federal responses to fiscal proposals.
8. Indian media (Indian Express, NDTV) coverage of diaspora reaction and identity framing.
Traduzione dall’inglese di Anna Polo