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Cosa significa sicurezza oggi? “Zone grigie”, la nuova collana di Mimesis lo spiegherà ai lettori

COSA SIGNIFICA SICUREZZA OGGI? “ZONE GRIGIE”, LA NUOVA COLLANA DI MIMESIS LO SPIEGHERÀ AI LETTORI

Intervista Vip con Alessandro Curioni

“Percorsi di sicurezza digitale”. Prof Curioni, con la sua guida tecno-scientifica nasce la collana “Zone Grigie” per l’editore Mimesis. Possiamo considerarla un’iniziativa in controtendenza, se pensiamo al declino della parola scritta, oggi evocato da più parti?

Sì, siamo in controtendenza e lo rivendichiamo con una certa convinzione. La collana Zone Grigie nasce proprio dalla consapevolezza che il digitale debba essere uno spazio capace di generare nuove ambiguità, tensioni e sfide culturali. In questo senso, la parola scritta — soprattutto quella riflessiva, argomentativa, problematizzante — non è superflua: è urgente. È ciò che consente di rallentare, comprendere, distinguere dove tutto tende a confondersi. In un mondo in cui la comunicazione è sempre più istantanea, performativa e guidata dagli algoritmi, Zone Grigie scommette sulla scrittura come forma di resistenza critica. Non si tratta di nostalgia per un passato cartaceo, ma di una scelta epistemologica: è nella scrittura che si sedimentano le domande complesse, che si esplora senza semplificare.

Possiamo enucleare gli obiettivi della collana che sta prendendo il via?

Primo: illuminare le zone d’ombra del digitale, dove la tecnica precede la norma, dove le decisioni non sono ancora codificate, dove i confini tra lecito e illecito, sicuro e vulnerabile, umano e automatizzato sono ancora mobili; secondo: colmare il divario tra sapere tecnico e consapevolezza culturale, offrendo contributi accessibili ma rigorosi che possano parlare al mondo accademico e professionale senza rinunciare a un orizzonte divulgativo; terzo: restituire alla scrittura la sua funzione generativa, come strumento per costruire pensiero, elaborare responsabilità e orientare scelte in un contesto che ci interpella tutti, quotidianamente. Non si tratta di essere contro “il presente”, perché Zone Grigie cerca di leggerlo con più lucidità, per poterlo vivere con più libertà.

L’interdisciplinarietà appare come il “DNA” dell’iniziativa. Tecnologia, etica, società sono gli ambiti su cui insisterete. Qual è il fil rouge che consentirà di far convergere territori così complessi?

Il fil rouge è l’ambiguità stessa. O, meglio, l’ambizione di abitare l’ambiguità senza subirla. In Zone Grigie non cerchiamo di risolvere la complessità riducendola a un solo linguaggio — tecnico, giuridico, filosofico — ma di attraversarla riconoscendo la legittimità e i limiti di ciascun punto di vista. La tecnologia è oggi il luogo in cui si decidono questioni profondamente umane: libertà, controllo, fiducia, identità, sicurezza. Non basta, dunque, parlarne “da dentro” l’informatica, né “da fuori” con uno sguardo etico o sociologico. Serve un approccio che sappia tradurre tra codici diversi, che sappia accogliere la frizione tra linguaggi come un’occasione generativa. Il fil rouge che ci guiderà sarà dunque la domanda: “che cosa significa sicurezza oggi, per chi, contro chi e a quale prezzo?”. È una domanda che ogni autore, qualunque sia la sua disciplina, è chiamato a declinare con strumenti propri ma in dialogo con gli altri. La collana vuole essere uno spazio dove un giurista possa interrogare le zone d’ombra di un algoritmo, un ingegnere possa riflettere sulle implicazioni morali di una scelta architetturale, un filosofo possa misurarsi con la materialità del codice o della crittografia. Questo è possibile solo se si accetta che la sicurezza non è un fatto, ma un campo di forze: dinamico, conteso, attraversato da interessi, paure. Il vero filo conduttore, allora, sarà cercare convergenza non nell’uniformità, ma nel confronto critico. Zone Grigie nasce per questo.

Nel comunicato stampa di presentazione si parla di uno “spazio di incertezza” – la zona grigia, appunto – che evoca, per molti aspetti, quella condizione culturale ed esistenziale connotata dal “pensiero debole” di Gianni Vattimo. Come ci si muove in queste aree sfumate, difficili da definire, entro cui spesso l’illecito prolifera?

Ci si muove con consapevolezza critica e con strumenti pluralistici, sapendo che le “zone grigie” non sono soltanto luoghi di indeterminatezza normativa o tecnica, ma sono, prima di tutto, luoghi interpretativi. In questo senso, sì, Vattimo ha ragione: la verità non è più univoca, ma debole e malleabile – nel senso che è sempre mediata, contestuale, soggetta a ridefinizione. In queste zone sfumate, la distinzione netta tra lecito e illecito, tra pubblico e privato, tra sicurezza e libertà, tra trasparenza e opacità, si fa porosa. Eppure, proprio per tale motivo, queste aree vanno indagate senza semplificazioni, né moralistiche né deterministiche. L’illecito non prolifera solo perché manca la legge, ma anche perché manca una comprensione adeguata dei contesti, delle tecnologie, delle intenzioni. Muoversi in queste zone non significa abbandonare ogni criterio, ma accettare che i criteri vanno continuamente ripensati. Significa riconoscere che non esiste un punto neutro da cui osservare il mondo digitale, ma che è necessario costruire spazi di confronto tra saperi diversi, tra pratiche diverse, tra visioni del mondo, anche conflittuali.

Quali sono le sfide della sicurezza in un contesto in cui il gioco (the game, per dirla con Alessandro Baricco) è mutato, ma è anche mutata la scacchiera entro cui business e potere si evolvono in un intreccio sempre più mediato dalla tecnologia?

La sfida è triplice, perché non è cambiato solo il gioco: è cambiato chi gioca, dove si gioca e secondo quali regole non scritte. La sicurezza, in questo nuovo ecosistema, non può più essere concepita come una muraglia statica, ma come una pratica adattiva, fluida e strategica, che tiene conto delle nuove forme di potere distribuito, invisibile, spesso non regolamentato. Le sfide si moltiplicano: comprendere le logiche delle piattaforme, prevenire la concentrazione di potere nelle mani di chi controlla l’infrastruttura, difendere i diritti delle persone in un contesto dove la raccolta dati è onnipresente, garantire resilienza senza ricadere nel mito della protezione totale. E tutto questo mentre la velocità con cui il “gioco” cambia rende obsolete, in pochi mesi, molte delle regole tradizionali. Zone Grigie nasce proprio per questo: per aiutare a leggere la nuova grammatica della sicurezza in un mondo in cui le parole chiave non sono più “confine” e “invasione”, ma “interfaccia”, “consenso”, “automatismo”, “asimmetria”. Per giocare in questa scacchiera mutata serve, prima di tutto, uno sguardo critico, transdisciplinare e consapevole del fatto che il campo di battaglia è anche un campo semantico. Solo comprendendo questo mutamento si può, davvero, iniziare a pensare cosa significhi “sicurezza” oggi.

Si lamenta spesso l’assenza di pensiero critico. Come ha affermato lei, la collana vuole applicarlo al campo della sicurezza informatica. Quale sarà il primo passo editoriale che avremo modo di leggere?

Il pensiero critico, più che assente, oggi è spesso disinnescato: confinato ai margini, neutralizzato dal tecnicismo o banalizzato da un discorso pubblico che oscilla tra allarmismo e indifferenza. Zone Grigie nasce proprio per riattivarlo nel luogo dove è più urgente e meno applicato: la sicurezza digitale. Il primo volume sarà dedicato a un tema di drammatica attualità: le nuove guerre. Un conflitto che non si combatte più solo con le armi convenzionali, ma che si sviluppa nei circuiti, nelle narrazioni, nei codici normativi e nella percezione collettiva del rischio. Parleremo di guerre ibride, dove l’ambiguità è la prima tattica; di cyber warfare, che opera sotto soglie giuridiche e cognitive; di guerre narrative, dove l’informazione è arma e bersaglio; e di guerre normative, in cui la regolazione (o la sua assenza) diventa strumento geopolitico. Sarà un primo passo editoriale che dimostrerà, nei fatti, cosa intendiamo per pensiero critico.

Autore: Massimiliano Cannata

 

Alessandro Curioni

 

L'articolo Cosa significa sicurezza oggi? “Zone grigie”, la nuova collana di Mimesis lo spiegherà ai lettori proviene da Rivista Cybersecurity Trends.

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