Il discorso del professor Giorgio Barberis sulla necessità di continuare a opporsi contro ogni forma di fascismo e sull’urgenza di imparare le “lezioni” insegnate dalla storia e scritte nella Costituzione.
A Casale Monferrato la celebrazione della Liberazione dal nazi-fascismo si svolge all’interno della “cittadella”, che ora è un rigoglioso parco cittadino. Dopo che un’avanguardistica fortezza militare edificata in epoca rinascimentale e nel Risorgimento un inespugnabile baluardo difensivo dell’esercito piemontese, nel periodo tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 era dove i miliziani della RSI e le SS fucilarono molti partigiani.
Alla “cittadella” di Casale Monferrato il 13 GIUGNO 1944 venne ucciso Gaetano Molo, detto Tano, della X Divisione Garibaldi Italia, e il 15 GENNAIO 1945 furono trucidati i 13 giovani che formavano la Banda Tom delle Brigate Matteotti: il 24enne Tom, Antonio Olearo di Ozzano Monferrato; i 17enni Boris Portieri di Genova e Luigi Santambrogio di Casale Monferrato; il 19enne Aldo Cantarello di San Michele – AL; i 21enni Remo Peracchio di Montemagno e Giuseppe Raschio di San Michele – AL; il 22enne Giuseppe Augino di Valguarnera Carropepe; il 23enne Giuseppe Maugeri di Siracusa; il 25enne Tarzan, Luigi Cassina, di Casale Monferrato; il 34enne Dinamite, Giovanni Cavoli, di Solero; il 17enne Scugnizzo, Carlo Serretta, e il 20enne Alessio Boccalatte provenienti dalla Brigata Garibaldi Piacibello; il 31enne ufficiale della RAF Harry Albert Harbyohire.
Il 18 gennaio scorso alla commemorazione dell’eccidio della Banda Tom aveva partecipato il presidente nazionale dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, che nell’occasione ha focalizzato l’attenzione su questioni che poi hanno contrassegnato l’80° anniversario della Liberazione e la sua celebrazione a Casale Monferrato.
Il presidente del consiglio comunale e anche del Comitato unitario antifascista per la difesa delle istituzioni repubblicane, Giovanni Battista Filiberti, ha rammentato che “il 25 aprile è un patrimonio collettivo”. La referente della sezione ANPI cittadina, Carla Gagliardini, ha espresso preoccupazione per le minacce che incombono nel presente evidenziando che invece di attenuarsi i conflitti bellici vengono fomentati dalla corsa al riarmo delle nazioni europee e dalla fornitura di armi agli stati belligeranti e che il DDL “sicurezza” anziché proteggere opprime i cittadini. Ricordando che i padri della Repubblica combatterono contro la dittatura, il sindaco Emanuele Capra ha citato Piero Calamandrei: «La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai».
Il discorso ufficiale della manifestazione è stato pronunciato dal professor Giorgio Barberis, docente di Storia del pensiero politico e direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università del Piemonte Orientale, che rivolgendosi alla cittadinanza di Casale Monferrato ha evidenziato la sua caratteristica di “comunità resistente, dal sacrificio della Banda Tom e di chi si oppose con fermezza al fascismo, sino alla lotta odierna contro l’Eternit e per una giustizia finalmente giusta”.
Interrompendo la lettura del proprio testo, Barberis ha più volte fatto riferimento alle affermazioni di chi lo aveva preceduto, interventi tra i quali il pubblico aveva spontaneamente cantato Bella ciao.
«Il 25 aprile ricordiamo e celebriamo la vittoria politica, civile e soprattutto etica della Resistenza: la decisione, allora coraggiosa ma ancor oggi imprescindibile, di chi scelse e sceglie di stare dalla parte della libertà, della giustizia e della dignità umana. Ricordare è resistere contro l’oblio, contro la banalizzazione e contro ogni tentativo di equiparazione. Non può esserci equidistanza tra i carnefici e le vittime, tra la dittatura e la democrazia, tra il disprezzo e la difesa della persona. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che il fascismo fu un regime totalitario che tolse la libertà agli italiani, perseguitò gli oppositori, collaborò al genocidio degli ebrei, commise crimini atroci nei paesi occupati dalle sue guerre imperialiste e trascinò l’Italia in un conflitto lungo, tragico e devastante sotto ogni punto di vista. E non è stato e non è soltanto un ricordo del passato, né una parentesi chiusa della nostra storia. Sopravvissuto alla sua fragorosa caduta, il fascismo è un fenomeno politico criminale che può ripresentarsi nelle forme, più subdole e mimetiche ma non meno pericolose, di un insieme di pulsioni, retoriche e strutture mentali: il culto dell’autorità e del leader carismatico, la costruzione maniacale di un nemico che trama nell’ombra, l’ossessione monoetnica, la paura della differenza, l’identità definita in negativo contro l’altro, l’estraneo o il diverso di cui non si riconoscono dignità e diritti,… il sospetto nei confronti della cultura e del pensiero critico e il rifiuto del dissenso».
Dopo aver analizzato nei dettagli le norme del recente Decreto Sicurezza “che colpiscono direttamente chiunque osi esprimere dissenso”, Barberis ha citato Norberto Bobbio (La vitalità e la nobiltà di un popolo stanno nella sua capacità di fare disobbedienza civile in nome di giustizia e libertà), denunciato “il tradimento dei principi della Repubblica, dello spirito del 25 aprile e dello spirito europeista” fondati sul rigetto del bellicismo: «Nessuna sicurezza può fondarsi sulla distruzione dell’altro, nessuna democrazia può sopravvivere all’indifferenza, nessuna memoria storica ha senso se non serve a difendere chi oggi subisce violenza, persecuzione e ingiustizia. Ciò che accade in Palestina ci riguarda, ci coinvolge e, soprattutto, ci chiama a una reazione. Chi crede nella democrazia non può accettare l’annientamento sistematico di un popolo, non può chiamare questa barbarie “autodifesa”, non può tollerare l’indifferenza, non può sopportare che vengano calpestati il ripudio della guerra e i valori della nostra Costituzione».
Evidenziando la congruenza delle bandiere della pace e degli striscioni e cartelli esposti dal gruppo praticante la settimanale Mezzora di silenzio per la pace e la giustizia sociale con ciò che affermava, Barberis ha ricordato: «Chi 80 anni fa si oppose al fascismo desiderava un nuovo inizio per una nazione devastata» e posto in rilievo che Resistenza oggi significa ripudiare la guerra, lottare per un mondo più equo, più solidale e più libero, rifiutare ogni forma di razzismo, autoritarismo e violenza e, inoltre, “restituire forza alle parole, rigettare la brutalità semantica che rende possibile ogni forma di dominio”.
Ricordando che Francesco I aveva definito il neoliberismo votato al profitto un “pensiero povero e ripetitivo”, Barberis ha rammentato che la Costituzione italiana è “figlia della Resistenza” e il suo linguaggio insegna “una lezione importante”: «Lontano dalla nebulosità che caratterizza talora il linguaggio giuridico, la Costituzione veicola messaggi forti con parole chiare che possono essere comprese da tutti. Allo stesso tempo il linguaggio della Costituzione non perde la sua autorevolezza, il suo livello aulico e la sua bellezza».
Leggendone il testo, Barberis ha mostrato che l’Articolo 2 della Costituzione esprime concetti nitidi e il cui significato è inequivocabilmente correlato alle valenze storiche e attuali della Resistenza: «Viviamo in tempi molto difficili. La rabbia sociale, comprensibile e giustificata perché legata alle disuguaglianze spaventose e intollerabili che segnano il presente, viene manipolata, strumentalizzata e deviata contro i più deboli, contro le vittime, contro chi fugge da guerre e carestie e non contro i responsabili delle ingiustizie. La guerra tra poveri o impoveriti è la più antica e pericolosa strategia del potere. Dove la democrazia delude, l’autoritarismo si insinua e il fascismo non rinasce nei palazzi del potere, o almeno non solo, bensì nelle fratture aperte della società, in cui trova terreno fertile per crescere».
Rimarcando che “il fascismo, come ogni forma di dominio, si nutre della stanchezza e della disillusione”, Barberis ha ribadito che nel presente la Resistenza si esplica nel “costruire pace” senza cedere alla rassegnazione: «Reagire alla delusione per le promesse non mantenute di pace, benessere, sicurezza e progresso. Dire no ai muri, ai porti chiusi, alle frontiere armate. Lottare contro la disuguaglianza feroce che affligge il nostro tempo. Rivendicare che la dignità non sia un privilegio, ma un diritto di tutti». E, riferendosi alle difficoltà da loro affrontate per ottenere riconosciuta la responsabilità del CEO dell’Eternit nella diffusione di malattie letali e inquinamento ambientale provocati dalla produzione di cemento-amianto, si è nuovamente rivolto ai cittadini di Casale Monferrato ricordando che attualmente la Resistenza consiste nel “pretendere giustizia, come giustamente fate voi”.




