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Per un Medio Oriente libero da armi nucleari ed altre armi di distruzione di massa

Chissà se le lancette del doomsday clock (l’orologio dell’apocalisse) si avvicineranno ancora di più alla mezzanotte dopo che Israele ha dichiarato guerra all’Iran. Comunque sia si può star certi che  Netanyahu, nel sferrare il suo attacco, abbia approfittato del clima bellicista che ha preso piede in Europa e delle conseguenti politiche di riarmo.

Attacco che introduce pericolosissime novità nelle già terribili logiche di guerra che non possono essere sottovalutate ne taciute.

In primo luogo il bombardamento dei siti nucleari iraniani va considerato alla stregua di un vero e proprio attacco atomico, perché nel farlo Israele ha messo in conto che l’uranio lì immagazzinato potesse fuoriuscire dai contenitori e contaminare l’ambiente, tanto più che gran parte di questo uranio è conservato sotto forma di gas (UF6, esafloruro di uranio) che oltre ad essere radioattivo è anche tossico e reagisce con l’acqua.

Questo è uno dei principali motivi per cui i Protocolli aggiuntivi del 1977 della convenzione di Ginevra vietano il bombardamento dei siti nucleari, protocolli che però Israele e Stati Uniti non hanno mai ratificato.

In secondo luogo l’uccisione di sei scienziati iraniani, riportata dagli organi di informazione con un malcelato compiacimento, costituisce un ulteriore passo verso la più completa barbarie: da oggi è lecito uccidere gli scienziati, tanto più se lavorano nel campo del nucleare civile perché, fino a prova contraria, è la stessa IAEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) a certificare con le sue ispezioni che il programma iraniano appartiene a questa sfera di attività.

Qui sorge un inquietante interrogativo sul ruolo svolto dall’IAEA in questa vicenda. Il 12 giugno scorso, cioè il giorno prima dell’attacco ai siti nucleari iraniani, il consiglio direttivo dell’IAEA ha emesso un report in cui si censurava l’operato dell’Iran in quanto non sufficientemente collaborativo nell’esaudire determinate richieste degli ispettori e nel fornire certe informazioni, al punto di scrivere, incidentalmente, che “finché questi aspetti non saranno risolti, l’agenzia non sarà in grado di fornire garanzie che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico.”

Ne è seguita una diffusione mediatica del tutto falsa sintetizzata nella frase “ l’Iran è a un passo dal farsi la bomba”, cosa che Israele ha preso a pretesto per “giustificare” i bombardamenti: l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha dichiarato che l’operazione “Rising Lion” contro le infrastrutture nucleari e missilistiche dell’Iran ha l’obiettivo di eliminare una minaccia esistenziale e immediata per i cittadini di Israele e del mondo intero.

Quello che i mezzi di informazione (e soprattutto Israele) non dicono è che il grado di arricchimento dell’uranio iraniano è al 60% mentre per fabbricare una bomba in grado di esplodere l’arricchimento necessario è per lo meno del 90%, differenza che non è affatto facile da colmare e che richiede molto più tempo di quello impiegato per raggiungere il 60% di arricchimento.

Inoltre il discusso report del 12 giugno scorso è frutto di una forzatura politica imposta al consiglio direttivo IAEA dai rappresentanti di Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Germania (gli stessi paesi a cui Israele ha comunicato in anticipo l’attacco all’Iran), ma con il voto contrario di Russia e Cina, suscitando le proteste dell’Iran che è arrivato ad accusare l’IAEA di collusione con Israele per avergli fornito informazioni relative ai suoi siti nucleari e al personale scientifico addetto al programma.

Dunque la tesi che sta passando e che Israele ha già utilizzato quando bombardò il reattore iraqeno di Osirak nel 1981 e quello siriano di Al-Kibar nel 2007, è quella dell’attacco preventivo per eliminare la minaccia costituita dal programma nucleare iraniano e non c’è nessuno che chieda conto ad Israele del suo arsenale nucleare, di quali inganni e bugie si sia servito -con la complicità della Francia e poi degli Stati Uniti- per fabbricarselo e per usarlo come minaccia, questa sì concreta, verso tutti i paesi arabi, con l’aggravante che in questo caso si da ragione ad un paese (Israele) che non avendo mai aderito al TNP e neppure accettato ispezioni dell’IAEA, ne aggredisce uno che invece queste regole le ha sempre accettate.

Comunque si risolva questa ennesima guerra del Medio Oriente, non si potrà prescindere dall’affrontare e risolvere una volta per tutte la questione delle armi di distruzione di massa presenti in questa area, nucleari chimiche e biologiche. I paesi occidentali che invocano come un mantra il diritto di Israele a difendersi, sono i maggiori responsabili di questa situazione. Consentendo che Israele sviluppasse segretamente e incondizionatamente il suo programma nucleare, essi hanno dato vita ad una “creatura” che, pur non arrivando ad odiare i suoi creatori come avviene per il mostro di Mary Shelley, è divenuta incontrollabile, proterva e ostile a qualsiasi regola che possa mettere in discussione il monopolio di quella forza che i suoi creatori le hanno irresponsabilmente fornito.

E’ tempo di riparare questo errore, di disinnescare la minaccia rappresentata dall’arsenale nucleare di Israele, facendo del Medio oriente un’area libera dalle armi nucleari e da ogni altra arma di distruzione di massa.

Facciamo di questo questo programma una bandiera del disarmo, sosteniamo e firmiamo la petizione che chiede al governo italiano di dichiararsi favorevole all’istituzione di questa area in Medio Oriente -come è nelle intenzioni della apposita Conferenza permanente istituita in sede ONU-  e di adoperarsi in sede europea affinché altri paesi facciano altrettanto.

https://www.mediorientesenzarminucleari.org 

Giorgio Ferrari

Fonte
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