Perché in molte culture esistono delle montagne sacre, monumenti naturali da ammirare e rispettare, ma nella nostra cultura occidentale no?
Nel 2022 un gruppo di alpinisti e abitanti della montagna ha cercato di dare una risposta concreta a questa mancanza, nominando “Montagna Sacra” il Monveso di Forzo, un’imponente piramide rocciosa alta 3.322 metri sullo spartiacque tra Piemonte e Valle d’Aosta, invitando a non salire sulla sua cima.
Domenica 15 giugno si è svolta in Val Soana la quarta edizione di “Insieme per la Montagna Sacra”, una giornata di cammino riflessivo e collettivo ai piedi del Monveso di Forzo, la montagna nel gruppo del Gran Paradiso individuata dai promotori del progetto come simbolo di sacralità e rispetto del limite.
All’appuntamento di domenica mattina, una cinquantina di persone si sono ritrovate a Molino di Forzo, una piccola frazione ai piedi della montagna. Dopo le parole di benvenuto e introduzione da parte di alcuni promotori dell’iniziativa, tra cui Antonio Mengozzi, ex direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso e Toni Farina, attivista ed ex consigliere del parco, con una facile camminata si è raggiunto il borgo di Boschietto, dove è stata inaugurata un’opera d’arte della pittrice valdostana Barbara Tutino, raffigurante proprio il Monveso di Forzo. Una merenda e un concerto di rock celtico hanno concluso la giornata.
Nei tempi antichi le vette erano temute dagli abitanti delle montagne, considerate luoghi pericolosi da evitare. Negli ultimi 200 anni l’alpinismo ha invece “conquistato” ogni possibile vetta, parete rocciosa e angolo remoto del pianeta, in una spasmodica ricerca dell’impresa estrema di cui potersi vantare. Su ogni cima si è piantata una croce come segno di sottomissione della natura al volere dell’uomo.
Tre anni fa un gruppo di pensatori, alpinisti e semplici camminatori si è interrogato sulla crescente commercializzazione e banalizzazione delle Alpi, assediate da un turismo di massa estremamente invasivo che richiede sempre nuovi impianti di risalita, piste da sci, strade, parcheggi e mega-alberghi. Lo si vede purtroppo bene con le Olimpiadi 2026 di Cortina e Milano che portano alla cementificazione e al taglio di interi boschi di larici secolari.
Di fronte a questo scenario, il gruppo ha lanciato una sottoscrizione a chiunque appoggiasse l’idea di istituire una montagna sacra sulle nostre Alpi, sulla quale si invita a non salire, considerandola una montagna sacra alla pari del famoso monte Kailash in Tibet e di Ayers Rock (Uluru per gli aborigeni) in Australia. Più di 1.000 persone hanno aderito, e così nel 2023 il progetto è stato ufficializzato. L’iniziativa è uno stimolo per interrogarsi sulla nozione del limite, ma anche sulla propria percezione interiore del sacro, ed è anche per un certo verso una provocazione che va contro i valori dominanti che riducono la montagna ad un parco dei divertimenti o a un bene da sfruttare economicamente.
Non c’è alcun divieto di salire, ma semplicemente l’invito a non farlo e a rispettare di libera scelta questa montagna, accogliendola come un invito alla riflessione e al raccoglimento.
Per saperne di più:
https://www.pressenza.com/it/2022/11/una-montagna-sacra-per-il-gran-paradiso/
Una Montagna Sacra nel Gran Paradiso | Facebook
Libro: La montagna sacra di Enrico Camanni, 2024, Editori Laterza