Gaza
Da mezzanotte di domenica sono 17 i palestinesi assassinati dai bombardamenti israeliani, che hanno colpito Khan Younis e Gaza città. Attacchi indiscriminati contro gente affamata.
Nelle 24 ore precedenti, il rapporto del ministero della sanità palestinese informa di 51 uccisi e 115 feriti trasportati negli ospedali.
Situazione umanitaria
Le organizzazioni umanitarie, tra cui il Programma Alimentare Mondiale e l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA), hanno distribuito le ultime scorte di farina e altre scorte alimentari a decine di mense di beneficenza nella Striscia, che forniscono pasti di base a coloro che non hanno altra scelta.
Un responsabile Onu ha affermato: “Ormai non c’è più nulla da dare loro, quindi quando finiranno le ultime scorte, le cucine dovranno chiudere. Al momento le persone stanno resistendo, ma sappiamo da altre crisi che la situazione peggiora molto rapidamente e non siamo lontani da quel punto”, ha aggiunto.
Circa due mesi fa, poche ore dopo la rottura del cessate il fuoco, Israele ha bloccato l’ingresso di cibo, carburante, medicine e altri rifornimenti a Gaza.
Decine di forni, che fornivano pane a centinaia di migliaia di persone, hanno già chiuso i battenti.
Le 47 cucine di beneficenza, che forniscono solo lenticchie, pasta e riso, hanno già ridotto le loro razioni.
“Se questa cucina chiude, queste persone che dipendono da noi rischiano di morire di fame”, ha affermato Hani Abu Qasim, della Cucina della “Cucina della Carità di Rafah”.
Le Nazioni Unite hanno annunciato di aver individuato a marzo 3.700 bambini affetti da grave malnutrizione, con un aumento dell’80% rispetto a febbraio.
Corte internazionale di Giustizia
Oggi, lunedì, la Corte internazionale di giustizia inizia le udienze sulla causa intentata da 40 stati membri delle Nazioni Unite contro Israele, per la sua decisione di vietare le attività dell’UNRWA.
Alla fine dell’anno scorso, 137 paesi hanno votato a favore del deferimento del caso alla Corte internazionale di giustizia, mentre solo 12 paesi si sono opposti.
Le udienze dureranno cinque giorni e i giudici ascolteranno le argomentazioni di tutti i Paesi coinvolti nel caso.
Siria/Rojava
Il 26 aprile si è tenuto a Qamishli, nel nord est della Siria (Rojava) il congresso per l’unificazione delle prese di posizioni politiche delle componenti curde siriane, verso una trattativa con il nuovo potere a Damasco.
Oltre 400 delegati, con la partecipazione di esponenti iracheni e turchi, hanno ascoltato l’intervento di Mazloum Abdi a nome delle FDS.
Dopo un’intera giornata di dibattito è stato approvato un documento finale che rivendica una costituzione confederale per la Siria democratica.
Iran/USA
Il ministro degli esteri dell’Oman, Badr Al-Busaidi, ha annunciato che è atteso un nuovo incontro ad alto livello tra Iran e USA.
L’appuntamento è per la prossima settimana e sono previsti incontri tra esperti per definire la base di un accordo.
Teheran chiede garanzie per il non ritiro della Casa Bianca da un eventuale accordo per la fine delle sanzioni e la rinuncia all’uranio arricchito.
Mosca ha dichiarato la propria disponibilità a stoccare l’uranio arricchito iraniano in caso di un accordo tre le parti.
Iran
È salito il numero delle vittime dell’esplosione nel porto di Bandar Abbas. 40 morti e oltre mille feriti.
Il governo ha dichiarato il lutto nazionale per tre giorni. Il presidente Pezeshkian ha visitato il luogo dell’enorme rogo e ha promesso che il caso sarà chiarito al più presto possibile.
La procura generale sta indagando per individuare l’origine dello scoppio.
Fonti israeliane parlano dello stoccaggio di carburante solido per missili.
Un deputato del parlamento, Mohammed Saraj, ha accusato Israele di aver orchestrato l’incendio. “com’è possibile che un incendio casuale possa partire da 4 punti diversi. È chiaro che è un sabotaggio e dietro l’atto non può esserci che la mano di Israele. Parlano di carburante solido per missili, per coprire il loro crimine”.
Libano
Israele torna a bombardare Beirut.
Un drone di Tel Aviv ha lanciato tre missili contro una costruzione nel quartiere al-Hadath.
Il ministero della salute libanese ha informato che ci sono stati 7 feriti.
In un altro attacco con droni al villaggio Hala, nel sud, è stato ucciso un allevatore di pollami.
Secondo i dati ufficiali di Beirut, Israele ha compiuto dal 27 novembre, data di entrata in vigore del cessate-il-fuoco, 22765 violazioni della tregua, provocando 194 uccisi e 486 feriti.
Islamofobia/Francia
Abubakr Cissè è stato assassinato venerdì con 50 coltellate in una moschea di La Grand-Comb, nel sud della Francia.
L’atroce crimine è stato registrato in un video ripreso dallo stesso assassino, rivolgendo frasi sconnesse di odio verso i musulmani.
La vittima è un giovane del Mali ed aveva 23 anni.
L’assassino ha spedito il video ad un suo amico che lo aveva pubblicato sui social, ma poi lo ha subito cancellato.
L’assassinio è stato ripreso dalle camere di sorveglianza della moschea. L’assassino è stato identificato, ma è riuscito a fuggire prima dell’arrivo degli agenti in casa di un suo parente.
Ieri sera si è consegnato a Pistoia, in Italia. È un francese di 21 anni.
La procura parla di un crimine su motivazione islamofoba.
Il presidente Macron e il primo ministro Bayrou hanno condannato l’atroce crimine motivato da odio verso l’islam.
Centinaia di persone si sono riunite domenica a Place de la République a Parigi per una manifestazione contro l’islamofobia.
La marcia di solidarietà ha riunito organizzazioni non governative, rappresentanti politici e leader religiosi che hanno denunciato l’atmosfera islamofobica in Francia.
In Italia, a quanto ci risulta, la notizia non è stata pubblicata finora da nessuna testata nazionale. Un altro segno di razzismo.
A ruoli capovolti, con una vittima un uomo bianco, avremmo assistito ad una copertura da prima pagina.
India/Pakistan
Terza notte di scontri al confine del Kashmir, tra India e Pakistan. Un rischio altissimo per tutta la regione.
Islamabad ha chiesto all’ONU un’inchiesta internazionale imparziale sull’attentato in Kashmir e sulle susseguenti scontri al confine.
La crisi si è sviluppata in crescendo con le minacce di New Delhi di deviare il fiume Indo e la risposta di Islamabad è stata di considerare un atto simile come una dichiarazione di guerra.
Ricordando che i due paesi sono potenze nucleari, il rischio è abbastanza alto per tutta la regione.
Solidarietà/Al-Najdah
Israele ha bloccato ieri la rete internet su Gaza. Le comunicazioni sono state difficilissime. Per dribblare il blocco israeliano, abbiamo fatto ricorso all’accesso dalla rete internet egiziana. “La situazione è catastrofica”, ci hanno detto le amiche di Al-Najdah. “Non arrivano più rifornimenti dalle agenzie dell’Onu. La situazione è molto difficile”.