La grande partecipazione dei giovani alle piazze solidali con la popolazione palestinese contro il genocidio messo in atto dallo stato e dall’esercito israeliano fa saltare i nervi al governo e alle sue emanazioni.
Dopo la direttiva dell’ufficio scolastico regionale del Lazio, dopo il DdL antisionismo proposto da Gasparri nei giorni scorsi, che pretenderebbero di vietare di parlare di Palestina a scuola, arrivano anche le dichiarazioni dell’onorevole Roccella, che getta la croce addosso ai viaggi delle scolaresche ad Auschwitz, definiti sprezzantemente gite, che a suo parere avrebbero solo fuorviato gli studenti facendo loro credere che l’antisemitismo fosse da attribuire al fascismo, sollecitando così una cultura antifascista. Evidentemente la ministra della famiglia Roccella, oltre a ritenere dannoso e diseducativo l’antifascismo, pensa che la Shoah sia stata originata da una lite di condominio.
Il dibattito si scalda e la scuola diventa uno dei settori bollenti su cui si riverberano dichiarazioni e iniziative deliranti.
Pubblichiamo intanto un primo contributo sul DdL Gasparri
Mentre le piazze si riempiono per chiedere la fine del genocidio in Palestina il governo Meloni prepara una nuova stretta repressiva con il pretesto della lotta all’antisemitismo.
Dopo il Decreto legge “Sicurezza” ora è la volta del disegno di legge intitolato “Disposizioni per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo”, proposto dalla Lega e attualmente in Commissione al Senato (un DdL quasi identico è stato presentato dal renziano Scalfarotto). Ufficialmente il provvedimento si propone di favorire “azioni volte a reprimerne qualunque espressione” e ostacolare “la diffusione del pregiudizio antisemita in Italia” (come se in Italia non esistessero già – sostanzialmente inapplicate – norme contro il fascismo e il razzismo come la legge Scelba e la legge Mancino). In realtà il DdL in questione equipara di fatto antisemitismo ed antisionismo, aprendo la strada alla criminalizzazione (come già avviene in Inghilterra, Germania e altri paesi) di qualsiasi protesta contro la politica razzista e genocidaria di Israele.
All’art. 1 il disegno di legge “adotta la definizione operativa di antisemitismo formulata dall’Assemblea plenaria dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (International Holocaust Remembrance Alliance – IHRA) il 26 maggio 2016, ivi inclusi i relativi indicatori”.
Vediamo di cosa si tratta. “L’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) – citiamo dalla relazione introduttiva – è un’Organizzazione intergovernativa – fondata nel 1998 e composta da 35 Stati membri, tra i quali l’Italia, 10 Stati osservatori e 7 sostenitori internazionali permanenti – che ha come scopo quello di rafforzare, far progredire e promuovere l’educazione, la memoria e la ricerca sull’Olocausto in tutto il mondo.”
Nel 2016 questo organismo ha adottato una “definizione operativa di antisemitismo”, approvata nel 2017 dal Parlamento europeo e adottata nel 2020 anche dall’Italia (Governo Conte II, M5S, PD). Si tratta (al momento) di una dichiarazione “non giuridicamente vincolante”.
Il problema nasce dal fatto che questa “definizione operativa” identifica di fatto antisemitismo e antisionismo. Negli “indicatori” sono previsti come esempio di antisemitismo: “Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo”; oppure: “Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti”.
Alla luce di questo DdL diventerebbe quindi impossibile denunciare legalmente l’apartheid su cui si basa lo Stato di Israele e la politica genocidaria (obiettivamente di stampo nazista) che sta perseguendo nei confronti dei palestinesi.
Come anarchiche/i riteniamo che qualsiasi Stato (compreso un eventuale Stato palestinese) è uno strumento di oppressione e di predominio di classe, ma è utile sottolineare il paradosso logico secondo cui – in base a queste disposizioni – sarebbe legittimo contestare l’esistenza di uno Stato qualsiasi, saharaui, kurdo, italiano o francese, mentre negare l’esistenza del solo Stato di Israele diventerebbe illegale!
Il DdL, oltre ad attività formative ed educative sul tema, prevede una stretta nell’accesso ai “social” (art. 2 comma b) con relativa rimozione di contenuti “antisemiti” e la possibilità di proibire manifestazioni “antisemite”. Infatti l’articolo 3 riporta testualmente: “Il diniego all’autorizzazione di una riunione o manifestazione pubblica per ragioni di moralità, di cui all’articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, può essere motivato anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge.”
Quindi in base non a fatti oggettivi, ma al solo “rischio potenziale” che possano essere lanciati slogan “antisemiti” potrebbe essere proibita preventivamente qualsiasi manifestazione!
Questo nuovo attacco alla libertà di espressione e manifestazione che parte da molto lontano (sono dieci anni – come abbiamo visto – che si stanno preparando le fondamenta di questo nuovo carcere del pensiero e dell’azione) richiede la più ampia risposta e mobilitazione da parte del movimento anarchico e di chiunque abbia a cuore la libertà.
Mauro De Agostini
L'articolo Nuove frontiere della repressione. Il DdL contro l’antisemitismo proviene da .