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Software

Il laboratorio Open Source dell’Oregon State University rischia la chiusura: appello urgente alla comunità!

Il laboratorio Open Source dell'Oregon State University rischia la chiusura: appello urgente alla comunità

Il laboratorio Open Source dell’Oregon State University (OSL) rappresenta da oltre 20 anni un pilastro fondamentale per l’ecosistema del software libero e open source a livello mondiale. Fondato 22 anni fa, l’OSL ha fornito infrastrutture, servizi di hosting e supporto tecnico a più di 500 progetti open source, tra cui nomi di primo piano come Gentoo, Debian, Fedora, Mozilla Firefox, la Apache Software Foundation, la Linux Foundation e Kernel.org come riportato da Linux.com nel 2006. Anche Facebook parlò dell’utilizzo dell’infrastruttura di test di OSL nel 2011.

Secondo il sito web del progetto, OSL collabora con la School of Electrical Engineering and Computer Science dell’Oregon State University e i progetti che ospita “forniscono quasi 430 terabyte di informazioni a persone in tutto il mondo ogni mese”. OSL afferma di essere l’organizzazione più attiva del suo genere al mondo e, oltre all’hosting, offre sviluppo software professionale e formazione sul campo per studenti promettenti interessati alla gestione e alla programmazione open source.

L’OSL non è solo un laboratorio universitario: è un punto di riferimento per la comunità tecnologica internazionale. Alcune tappe importanti raggiunte nel corso degli anni includono:

  • Ha fornito hosting per Mozilla Firefox quando avevano bisogno di aiuto nei primi giorni e ha ospitato il rilascio della versione 1.0
  • È stata la sede della Apache Software Foundation, della Linux Foundation, di Kernel.org e di Mozilla per molti anni
  • Offre un mirroring software veloce e affidabile per i progetti
  • Attualmente fornisce hosting di infrastrutture per progetti quali Drupal, Gentoo Linux, Debian, Fedora, phpBB, OpenID, Buildroot/Busybox, Inkscape, Cinc e molti altri
  • Le macchine virtuali per x86, aarch64 e ppc64le sono utilizzate da molti progetti per CI e altri servizi ospitati

Il sito dell’OSL elenca attualmente 288 progetti supportati, anche se la pagina segnala che potrebbero essercene altri.

Oltre a fornire servizi di mirroring e infrastrutture di Continuous Integration (CI, ovvero sistemi automatizzati per il test e la distribuzione del software), il laboratorio offre opportunità di tirocinio retribuito a studenti dell’Oregon State University, contribuendo così alla formazione di nuove professioniste dell’informatica.

Una crisi finanziaria senza precedenti

Negli ultimi anni, l’OSL ha dovuto affrontare una progressiva diminuzione delle donazioni da parte delle aziende sponsor, operando costantemente in deficit. Fino ad oggi, il College of Engineering dell’Oregon State University ha coperto il disavanzo, ma recenti tagli ai finanziamenti universitari rendono questo modello insostenibile. Attualmente, il laboratorio necessita di raccogliere 250.000 dollari in fondi impegnati entro metà maggio, altrimenti sarà costretto a chiudere le attività entro la fine dell’anno.

La ripartizione dettagliata delle necessità finanziarie è la seguente:

  • 150.000 dollari per il salario del personale tecnico (una persona)
  • 65.000 dollari per il compenso di 8 studenti lavoratori
  • 35.000 dollari per spese operative essenziali, tra cui hardware, viaggi, servizi e abbonamenti necessari al funzionamento quotidiano del laboratorio

Il direttore Lance Albertson ha sottolineato che sono in corso trattative con il principale sponsor aziendale per incrementare il sostegno economico, ma questa soluzione potrebbe non essere sufficiente a colmare il divario. Inoltre, l’università sta pianificando la dismissione del data center che ospita attualmente l’infrastruttura OSL, complicando ulteriormente la situazione logistica e tecnica.

Numerose distribuzioni GNU/Linux e progetti open source hanno già pubblicato appelli pubblici invitando la comunità a sostenere l’OSL. Gentoo, ad esempio, dipende dall’OSL per l’hosting di server infrastrutturali e macchine di sviluppo per architetture particolari, mentre Debian, Fedora e molte altre distribuzioni beneficiano dei servizi di mirroring e CI offerti dal laboratorio. La perdita dell’OSL metterebbe a rischio la stabilità e la continuità di questi progetti, che rappresentano il cuore pulsante dell’innovazione nel mondo del software libero.

Chiunque desideri sostenere il laboratorio può effettuare una donazione tramite la pagina dedicata dell’OSL. Le donazioni sono gestite dalla OSU Foundation, un’organizzazione non profit riconosciuta secondo la sezione 501(c)(3) del codice fiscale statunitense, che permette vantaggi fiscali a molti donatori. Per proposte di sponsorizzazione aziendale o per mettere in contatto l’OSL con potenziali sostenitrici, è possibile scrivere direttamente all’indirizzo donations@osuosl.org2.

La situazione è estremamente urgente: entro mercoledì 14 maggio 2025, il direttore dovrà comunicare all’università l’eventuale raggiungimento degli obiettivi di raccolta fondi, pena la chiusura definitiva del laboratorio.

Il futuro dell’OSL e di centinaia di progetti open source dipende ora dalla solidarietà e dall’impegno della comunità che, per oltre 2 decenni, ha beneficiato di questa infrastruttura silenziosa ma insostituibile.

Fonte: https://osuosl.org/blog/osl-future/
Fonte: https://www.gentoo.org/news/2025/04/30/osuosl.html
Fonte: https://tech.yahoo.com/science/articles/favorite-open-source-project-might-162646023.html
Fonte: https://www.theregister.com/2025/05/02/osl_short_of_money/
Fonte: https://fossforce.com/2025/05/mayday-mayday-mayday-open-source-labs-badly-needs-your-help/
Fonte: https://linuxiac.com/iconic-open-source-hub-appeals-for-lifesaving-donations/

Rilasciata Arch Linux Enhance Xenial (ALEX) aggiornata a maggio 2025

ALEX

Il 22 marzo 2025 ho presentato con entusiasmo l’articolo “Arch Linux: Un Piccolo Aiuto“, che annunciava il mio nuovo progetto software nato per rendere più accessibile l’utilizzo di Arch Linux ai nuovi utenti. Ad aprile, il percorso è proseguito con un secondo articolo “Arch Linux: Un Piccolo Aiuto Si Rinnova“, segnando un nuovo passo avanti e portando alla nascita ufficiale del progetto Arch Linux Enhance Xenial (ALEX).

Oggi annuncio la disponibilità della nuova immagine ISO di ALEX, con il mio script Python SetWiFi aggiornato e migliorato. Inizialmente pensato solo per utenti di lingua italiana, ora include la possibilità di selezionare, all’avvio, anche inglese, francese e spagnolo. Inoltre, ho aggiunto un’opzione per chi desidera contribuire alla traduzione in altre lingue, permettendo di ampliare il supporto linguistico e collaborare al progetto.

Questo script è stato pensato per semplificare al massimo la configurazione iniziale della connessione Wi-Fi, riducendo le difficoltà per chi si avvicina per la prima volta ad Arch Linux. Al momento, SetWiFi è l’unica aggiunta all’immagine ISO ufficiale di Arch Linux, ma ALEX è un progetto in continua evoluzione e di volta in volta, aggiungerò nuovi strumenti per rendere il processo di installazione sempre più intuitivo.

La creazione di ALEX segue il procedimento descritto nel tutorial “Creazione dell’Immagine ISO di Arch Linux con Archiso, e attualmente è aggiornato alla versione ufficiale di Arch Linux di maggio 2025, di recente resa disponibile.

Tutto il materiale, le spiegazioni e le risorse sono disponibili sulla pagina dedicata di Pc Fai da Te, un progetto parallelo che porto avanti con grande passione. Sebbene la costruzione di questo sito web proceda a piccoli passi, il mio obiettivo è quello di creare uno spazio utile per chiunque voglia esplorare il mondo dell’informatica “fai da te”, sia hardware che software.

Infine, su questo blog è disponibile una guida pratica per l’installazione di Arch Linux, utilizzabile sia per un sistema indipendente, sia in coabitazione con Windows. La guida fa riferimento all’immagine ISO ufficiale di Arch Linux e fornisce istruzioni dettagliate per completare l’installazione. Tuttavia, per semplificare ulteriormente la configurazione del Wi-Fi, consiglio di utilizzare ALEX, che integra SetWiFi richiamabile direttamente nella primissima fase di installazione di Arch Linux, offrendo un metodo più pratico e veloce per impostare la rete WiFi. Se lo script non dovesse funzionare correttamente, le istruzioni riportate nella guida permetteranno comunque di procedere manualmente senza problemi.

Spero che queste risorse possano esservi utili! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se vi hanno aiutato nel vostro percorso. Condividete i vostri feedback e suggerimenti nei commenti: ogni vostro pensiero è prezioso per migliorare il progetto!

Redis e il Ritorno all’Open Source

Redis e il ritorno all'open-source

Redis è un sistema di gestione di strutture dati in memoria, estremamente popolare per la sua velocità e versatilità. Ideale per caching, gestione di sessioni, analisi in tempo reale e sistemi di messaggistica, Redis è diventata una componente fondamentale in numerose architetture software, specialmente in ambienti cloud e applicazioni distribuite. La sua capacità di gestire diversi tipi di dati (stringhe, liste, insiemi, hash, set ordinati) la rende una soluzione molto apprezzata tra gli sviluppatori software.

Nata nel 2009 da Salvatore Sanfilippo (siciliano conosciuto come antirez), Redis è stata inizialmente distribuita sotto la licenza BSD a 3 clausole, una delle più permissive in ambito open source. Nel corso degli anni, Redis ha visto una crescita esponenziale, con oltre 4 miliardi di download su Docker e il supporto a più di 50 linguaggi di programmazione. Redis è multi-piattaforma: può essere eseguita su GNU/Linux, macOS e Windows, anche se la comunità ne raccomanda l’utilizzo su sistemi UNIX-like per prestazioni e stabilità.

Nel marzo 2024, Redis ha abbandonato la licenza BSD per adottare la Server Side Public License (SSPL) e la Redis Source Available License (RSAL), entrambe non riconosciute dall’Open Source Initiative (OSI) come licenze open source. Questa scelta ha provocato una forte reazione nella comunità, portando alla nascita di fork (sviluppo di un nuovo progetto software che parte dal codice sorgente di un altro già esistente) come Valkey, sostenuta dalla Linux Foundation e da grandi aziende come AWS, Google e Oracle.

Dopo poco più di un anno, Redis ha annunciato il ritorno all’open source, scegliendo la licenza AGPLv3 (Affero General Public License versione 3), una licenza copyleft approvata dall’OSI che tutela la libertà del software anche in ambito cloud.

Novità in Redis 8

Redis 8 segna un punto di svolta, sia dal punto di vista tecnico che comunitario. Ecco le principali novità introdotte:

  • Redis è ora disponibile anche sotto licenza AGPLv3, garantendo nuovamente la piena apertura del codice sorgente e la compatibilità con i principi dell’open source.
  • Introduzione dei “vector set”, un nuovo tipo di dato creato da Salvatore Sanfilippo: questa innovazione amplia le possibilità di utilizzo di Redis in ambiti come l’intelligenza artificiale e la ricerca semantica.
  • Integrazione delle tecnologie di Redis Stack direttamente nel core della versione 8: ora funzionalità come JSON, Time Series, tipi di dati probabilistici e il motore di interrogazione Redis Query Engine sono parte integrante della distribuzione principale, tutte sotto licenza AGPL.
  • Oltre 30 miglioramenti prestazionali, con comandi fino all’87% più veloci e un raddoppio della capacità di throughput rispetto alle versioni precedenti.
  • Maggiore coinvolgimento della comunità, soprattutto per quanto riguarda i contributi all’ecosistema dei client e lo sviluppo collaborativo.

La decisione di Redis di abbandonare temporaneamente l’open source non è stata un caso isolato: altre aziende come Elastic, MongoDB e Hashicorp hanno compiuto scelte simili, adottando licenze più restrittive per proteggere i propri interessi commerciali di fronte ai grandi fornitori di servizi cloud. La SSPL, ad esempio, impone che chi offre il software come servizio debba pubblicare tutto il codice sorgente dell’infrastruttura correlata, un vincolo che va oltre le classiche licenze copyleft.

Questi cambi di rotta hanno spesso portato a una frammentazione dell’offerta, con la nascita di fork sostenuti dalla comunità o da altre aziende. Nel caso di Redis, il fork Valkey ha rapidamente guadagnato popolarità, anche grazie al supporto di importanti realtà del settore e al coinvolgimento di numerose sviluppatrici e sviluppatori originari del progetto Redis. Questo fenomeno, però, ha comportato una dispersione degli sforzi e una perdita di coesione nella comunità, con conseguenze tangibili sullo sviluppo e sulla qualità del software.

Il ritorno di Redis all’open source è stato accompagnato dal rientro di Salvatore Sanfilippo nel team, con l’obiettivo dichiarato di ricostruire il rapporto con la comunità e riportare il focus sullo sviluppo condiviso. La scelta della licenza AGPLv3 rappresenta una garanzia per chi desidera utilizzare, modificare e contribuire al progetto, anche in ambito cloud.

Implicazioni per le distribuzioni GNU/Linux

Le principali distribuzioni GNU/Linux hanno reagito rapidamente ai cambiamenti di licenza di Redis. Alcune, come Arch Linux, hanno già sostituito i pacchetti Redis con quelli del fork Valkey nei propri repository software, a testimonianza dell’importanza che la comunità attribuisce ai principi dell’open source e alla trasparenza. Questo scenario sottolinea quanto sia fondamentale, per una distribuzione GNU/Linux, poter contare su software realmente libero e mantenuto in modo collaborativo.

La vicenda Redis solleva interrogativi più ampi sul futuro dell’open source, soprattutto in un contesto in cui le esigenze commerciali possono entrare in conflitto con i valori della comunità. La frammentazione dell’offerta e la proliferazione di fork rischiano di indebolire l’ecosistema, disperdendo risorse e rallentando l’innovazione. Tuttavia, il ritorno di Redis all’open source dimostra che la pressione della comunità e la forza dei principi condivisi possono ancora influenzare le scelte strategiche delle aziende, a beneficio di tutte le utilizzatrici e gli utilizzatori di software libero.

Fonte: https://redis.io/blog/agplv3/

Rilasciato Fastfetch 2.42: lo strumento per le informazioni di sistema si aggiorna e migliora il supporto BSD

Rilasciato Fastfetch 2.42: lo strumento per le informazioni di sistema si aggiorna e migliora il supporto BSD

Fastfetch è uno strumento open source, scritto principalmente in linguaggio C, progettato per fornire una panoramica dettagliata e personalizzabile delle informazioni di sistema direttamente nel terminale. Si tratta di una soluzione molto apprezzata tra le utenti GNU/Linux, grazie alla sua capacità di mostrare dati come sistema operativo, hardware, uptime, memoria utilizzata, versione del kernel Linux e molto altro, il tutto accompagnato dal logo della distribuzione in uso. Fastfetch si ispira a Neofetch, ma offre prestazioni migliori e una maggiore modularità. Il progetto è multi-piattaforma: è disponibile non solo per GNU/Linux, ma anche per altri sistemi operativi UNIX-like come BSD e macOS.

La licenza adottata da Fastfetch è la MIT, una delle licenze software più permissive, che consente di utilizzare, modificare e ridistribuire il codice sorgente sia per scopi personali che commerciali. L’ultima versione stabile prima della 2.42 è stata FastFetch 2.41, rilasciata il mese scorso.

Novità in Fastfetch 2.42

Fastfetch 2.42 introduce diversi miglioramenti e correzioni, con un’attenzione particolare al supporto dei sistemi BSD e alla precisione delle informazioni mostrate.

  • Il modulo “Bios” è stato rinominato in BIOS per uniformità. Fastfetch gestisce i nomi dei moduli senza distinzione tra maiuscole e minuscole, quindi la retro-compatibilità è garantita e non sono necessarie modifiche alle configurazioni esistenti.
  • È stata disattivata la rilevazione del tipo di disco per i dischi virtuali (PhysicalDisk su GNU/Linux), evitando così errori di identificazione e garantendo report più accurati.
  • È stato corretto un problema che causava la visualizzazione di valori non corretti per la temperatura della CPU su OpenBSD. Ora le rilevazioni sono affidabili anche su questo sistema.
  • Risolto un bug nella configurazione JSON che riguardava il parametro “logo.chafa.symbols”, migliorando la personalizzazione dei loghi delle distribuzioni.
  • L’indicazione del tempo di attività (“uptime”) ora mostra valori coerenti e normalizzati, offrendo una rappresentazione più precisa del tempo di funzionamento del sistema.
  • Su NetBSD sono stati migliorati il rilevamento e la visualizzazione della frequenza della CPU, oltre ad aggiungere il supporto per la rilevazione delle connessioni Wi-Fi tramite modulo dedicato.
  • Su OpenBSD è stata introdotta la possibilità di elencare le webcam collegate, anche se per questa funzione sono necessari i privilegi di amministratore di sistema.
  • L’elenco dei loghi delle distribuzioni supportate è stato aggiornato: il logo di GoralixOS è stato rimosso, mentre sono stati aggiunti quelli di Aurora e Codex Linux.

Fastfetch è incluso nei repository software della maggior parte delle distribuzioni GNU/Linux. Per installarlo, è sufficiente cercare “fastfetch” tramite il proprio gestore di pacchetti e procedere con l’installazione.

Per ulteriori dettagli tecnici e per consultare il changelog (registro delle modifiche) completo, si può fare riferimento alla pagina ufficiale del progetto su GitHub.

Fonte: https://github.com/fastfetch-cli/fastfetch/releases/tag/2.42.0
Fonte: https://linuxiac.com/fastfetch-2-42-system-information-tool-fixes-virtual-disk-bugs/

Redox OS: Ultime Novità di Aprile 2025

Redox OS: Ultime Novità di Aprile 2025

Negli ultimi aggiornamenti, Redox OS ha continuato a crescere come un candidato interessante nel panorama dei sistemi operativi, offrendo un’architettura moderna e un modello di gestione più rigoroso delle risorse. Sebbene non sia ancora un sostituto completo di Linux, gli sviluppi recenti hanno migliorato la compatibilità con software esistente e le prestazioni su diverse architetture.

Redox OS è un sistema operativo ispirato a Unix, costruito su un microkernel e scritto interamente in linguaggio Rust. Questo approccio garantisce maggiore sicurezza e affidabilità rispetto ai sistemi basati su kernel monolitico come Linux e FreeBSD, poiché le componenti principali sono isolate e il kernel mantiene dimensioni ridotte, riducendo così la superficie d’attacco e la complessità del codice. Redox OS mira a offrire un ambiente moderno, modulare e sicuro, compatibile con molte delle funzionalità tipiche dei sistemi Unix, ma con una particolare attenzione alla sicurezza intrinseca grazie all’uso di Rust.

Il progetto Redox OS è nato nel 2015 e, nel corso degli anni, ha visto una crescita costante della comunità e delle funzionalità offerte. L’ultima versione stabile precedente risale a marzo 2025, mentre ad aprile 2025 sono state introdotte numerose novità e miglioramenti che rafforzano ulteriormente la posizione di Redox OS come alternativa innovativa nel panorama dei sistemi operativi open source.

Novità in Redox OS aprile 2025

Il mese di aprile 2025 è stato particolarmente ricco di sviluppi per Redox OS, grazie anche al coinvolgimento di studenti e nuovi collaboratori tramite il programma Redox Summer of Code (RSoC). Tra i progetti di punta di quest’anno si segnalano:

  • Socket Unix Domain: sviluppo di socket locali per la comunicazione tra processi, con possibilità di invio di descrittori di file. Questa funzionalità è fondamentale per il supporto a Wayland (protocollo moderno per la gestione grafica) e D-Bus (sistema di messaggistica tra processi), elementi chiave per la compatibilità con applicazioni desktop e strumenti di accessibilità.
  • Gestore dei servizi di sistema: avanzamento del monitoraggio e della gestione dei servizi e dei driver hardware, inclusa l’inizializzazione su piattaforme PCI/PCIe. Questo progetto mira a migliorare la stabilità e la configurabilità dei servizi di sistema, permettendo anche il rilevamento e il riavvio automatico dei servizi che si bloccano o vanno in crash.
  • Porting di SpiderMonkey e Servo: introduzione del motore JavaScript SpiderMonkey e del browser Servo, per portare il supporto JavaScript avanzato su Redox OS. Attualmente il browser predefinito è NetSurf, che non offre pieno supporto a JavaScript, quindi questa novità rappresenta un salto di qualità per la navigazione web.

Gestione dei processi in userspace

Un’importante innovazione riguarda il nuovo gestore dei processi completamente in userspace, sviluppato nell’ambito del progetto NLnet/NGI Zero. Questo modulo gestisce funzioni fondamentali come gruppi di processi, sessioni, thread e segnali POSIX. Nei kernel monolitici queste operazioni sono gestite direttamente dal kernel, ma la scelta di spostarle in userspace su Redox OS permette una gestione più sicura dei permessi, una riduzione della complessità del kernel e una maggiore flessibilità negli aggiornamenti. Questa modifica ha consentito di eliminare 20 chiamate di sistema dal kernel e di ridurne la dimensione binaria del 10%.

Miglioramenti alla sicurezza dell’autenticazione

Redox OS ha introdotto un nuovo demone “sudo” che sostituisce il tradizionale meccanismo setuid per l’elevazione dei privilegi. Il setuid, pur non essendo di per sé una vulnerabilità, richiede che ogni programma sia scritto con grande attenzione per evitare rischi di escalation dei privilegi. Il nuovo approccio centralizza la gestione delle credenziali e riduce il rischio di configurazioni errate o attacchi tramite variabili d’ambiente non sicure. Tutti i comandi che richiedono privilegi elevati ora si interfacciano con il demone “sudo”, eliminando la necessità di programmi setuid e migliorando la sicurezza complessiva del sistema.

Ottimizzazione e varianti minimal

Sono state abilitate le varianti “minimal” e “minimal-net” delle immagini di Redox OS, pensate per testare il sistema su hardware con risorse limitate o per ottimizzare l’utilizzo delle risorse. Queste versioni permettono a sviluppatori e tester di lavorare su configurazioni essenziali, facilitando il debug e l’adattamento a dispositivi meno potenti.

Aggiornamenti kernel, driver e sistema

Il kernel ha ricevuto numerosi miglioramenti, tra cui il supporto esteso alle architetture ARM64 e RISC-V, la correzione di bug nella gestione della memoria condivisa e nella cancellazione degli stack di rete, oltre a una migliore gestione dei registri floating point e delle eccezioni. Anche i driver sono stati aggiornati: il driver NVMe ora gestisce i timeout in fase di inizializzazione, il supporto PCI su ARM64 è stato migliorato e sono stati perfezionati i messaggi di errore in caso di hardware non compatibile con ACPI.

Sul fronte del sistema, sono state apportate modifiche per migliorare la gestione dei demoni di logging, la sicurezza delle operazioni filesystem tramite l’implementazione della funzione POSIX openat(), e il supporto ARM64 nel programma di bootstrap. Inoltre, sono stati aggiornati numerosi pacchetti software, tra cui GStreamer, HarfBuzz, QEMU, GLib e libffi.

Miglioramenti a relibc e RedoxFS

Relibc, la libreria C sviluppata per Redox OS, ha visto miglioramenti nel supporto multi-architettura, ottimizzazioni nell’implementazione di funzioni come exec, e l’introduzione di estensioni BSD per la gestione degli errori. RedoxFS, il filesystem nativo di Redox OS, ha risolto una regressione che impediva la scrittura dei dati dopo la compressione del registro dell’allocatore, oltre a una serie di pulizie e ottimizzazioni del codice.

Orbital e interfaccia grafica

Orbital, il server grafico di Redox OS, ora supporta il rendering del cursore del mouse tramite GPU, migliorando il supporto VirtIO-GPU e la reattività dell’interfaccia grafica. Sono stati risolti bug relativi alla visibilità del cursore e sono state semplificate diverse parti del codice per una manutenzione più agevole.

Sistema di build e packaging

Il sistema di build è stato aggiornato per utilizzare Podman come contenitore di compilazione, adottando una base Debian stabile con backport per disporre di strumenti più aggiornati. È stata inoltre introdotta la rilevazione automatica delle dipendenze condivise negli script di compilazione, semplificando la gestione delle librerie dinamiche. Il comando “make clean” ora elimina completamente la cartella “prefix”, facilitando la gestione di cambiamenti radicali nella toolchain di Redox OS.

Documentazione e supporto hardware

La documentazione è stata arricchita con istruzioni avanzate per risolvere problemi comuni, una sezione dedicata al supporto RISC-V e miglioramenti nei capitoli principali del manuale. Sono state inoltre documentate le esperienze di utilizzo su diversi modelli di laptop, tra cui Samsung Series 3, ASUS Vivobook 15 OLED e HP EliteBook Folio 9480m.

Test e partecipazione

Per provare le ultime novità di Redox OS è possibile scaricare le immagini “server” (interfaccia testuale) o “desktop” (interfaccia grafica) dai repository software giornalieri. Le immagini “harddrive” sono indicate per l’uso in macchine virtuali, mentre le “livedisk” sono pensate per il test su hardware reale. In caso di immagini non aggiornate, è sempre possibile compilare Redox OS dai sorgenti seguendo le istruzioni ufficiali.

La comunità di Redox OS è attiva e accogliente: chi desidera contribuire, inviare feedback o semplicemente seguire le discussioni può unirsi al canale Matrix dedicato.

Man mano che Redox OS evolve, continua ad attirare l’interesse della comunità open source e potrebbe rappresentare una futura scelta interessante per ambienti in cui la sicurezza è una priorità.

Fonte: https://www.redox-os.org/news/this-month-250430/

Rilasciata l’App PeerTube Mobile versione 1

Peertube

PeerTube è una piattaforma di hosting video decentralizzata progettata come alternativa libera e federata a servizi centralizzati come YouTube. Sviluppata e mantenuta dall’associazione senza scopo di lucro francese Framasoft, PeerTube si distingue per il suo funzionamento distribuito: i video non sono ospitati su un unico server centrale, ma su una rete di migliaia di server interconnessi, chiamati istanze. Questo approccio federato permette sia a grandi comunità sia a singole creatrici di contenuti di partecipare attivamente all’ecosistema, garantendo maggiore resilienza, libertà e controllo sui dati.

PeerTube è rilasciata sotto licenza software libera GNU Affero General Public License v3 (AGPLv3), che assicura agli utenti la libertà di utilizzare, studiare, modificare e ridistribuire il software. La piattaforma è multi-piattaforma: può essere installata su server GNU/Linux, ma è accessibile da qualsiasi sistema operativo tramite browser web. PeerTube integra il protocollo WebTorrent per la condivisione video peer-to-peer e ActivityPub per l’interoperabilità con altri social federati come Mastodon, permettendo di seguire i creatori di video su PeerTube direttamente da Mastodon.

La versione stabile precedente della app mobile era una versione beta lanciata circa 4 mesi fa. Il 6 maggio 2025 è stata pubblicata la versione 1.0 della app mobile ufficiale PeerTube, segnando una tappa fondamentale dopo 7 anni di sviluppo della piattaforma.

Novità nell’App PeerTube Mobile versione 1

La nuova app mobile PeerTube porta numerose funzionalità attese da tempo e migliora notevolmente l’esperienza d’uso su dispositivi mobili:

  • Accesso agli account PeerTube esistenti: ora è possibile collegare uno o più account PeerTube già esistenti, scegliendo quale utilizzare come predefinito. Non si è più vincolate al solo profilo locale legato al dispositivo.
  • Sincronizzazione completa: le iscrizioni ai canali, le cartelle delle playlist, la cronologia delle visualizzazioni e altre impostazioni vengono sincronizzate tra l’app mobile e la versione web, offrendo un’esperienza coerente su tutti i dispositivi.
  • Gestione delle playlist: è possibile creare, modificare, unire e cancellare playlist direttamente dall’app. Ogni modifica viene automaticamente riportata anche nella versione web quando si accede dallo stesso account.
  • Commenti e feedback: si possono inserire, modificare o cancellare commenti sotto i video direttamente dall’app. Inoltre, è possibile esprimere il proprio gradimento con un pollice in su o in giù, mantenendo la trasparenza tipica di PeerTube.
  • Gestione delle iscrizioni: iscriversi o annullare l’iscrizione ai canali è questione di un solo tocco, rendendo la gestione delle proprie preferenze semplice e immediata.
  • Supporto autenticazione a 2 fattori: per una maggiore sicurezza, la versione 1.0 introduce il supporto all’autenticazione a 2 fattori (2FA) durante l’accesso agli account PeerTube.
  • Cronologia visualizzazioni: è ora possibile consultare e cancellare la cronologia dei video visti di recente, per una gestione più ordinata dei propri contenuti.
  • Nuova icona: la versione 1.0 introduce anche una nuova icona, realizzata da David Revoy e distribuita sotto licenza Creative Commons BY 4.0.

Caratteristiche tecniche e compatibilità

L’app PeerTube è disponibile sia per Android sia per iOS. Su Android, gli utenti possono aggiungere liberamente istanze personalizzate di PeerTube, mentre su iOS l’accesso è attualmente limitato a istanze pre-approvate per rispettare le linee guida dell’App Store. L’app integra il motore di ricerca Sepia, che consente di cercare contenuti su centinaia di istanze PeerTube contemporaneamente.

PeerTube si distingue anche per il supporto a protocolli aperti: WebTorrent consente la condivisione dei video in modalità peer-to-peer, riducendo il carico sui server e migliorando la distribuzione dei contenuti; ActivityPub permette la federazione con altre piattaforme del Fediverso, ampliando la portata sociale dei video pubblicati.

Prossimi sviluppi

Il team di sviluppo ha già annunciato nuove funzionalità in arrivo, tra cui:

  • Riproduzione video in background
  • Raccomandazioni video migliorate
  • Supporto ampliato a nuove piattaforme
  • Notifiche avanzate
  • Trasmissione su TV
  • Supporto per tablet, TV (Google TV, Apple TV) e visualizzazione offline per i contenuti scaricabili

Per maggiori informazioni, consulta l’annuncio. L’app è disponibile qui per Android e qui per iOS.

Fonte: https://joinpeertube.org/news/app-v1
Fonte: https://linuxiac.com/peertube-mobile-app-v1-is-out/

Rilasciata BleachBit 5.0: la nuova versione del software open source per la pulizia di sistema su GNU/Linux

Rilasciata BleachBit 5.0: la nuova versione del software open source per la pulizia di sistema su GNU/Linux

BleachBit è uno strumento open source per la pulizia di sistema, progettato per aiutare le utenti a recuperare spazio su disco, migliorare le prestazioni e tutelare la privacy eliminando file inutili, cache, cookie e dati temporanei. Nato nel 2008, BleachBit ha guadagnato popolarità come alternativa libera a soluzioni proprietarie come CCleaner, distinguendosi per la trasparenza del codice e la compatibilità multi-piattaforma: la distribuzione è disponibile per GNU/Linux e Windows. BleachBit è rilasciato sotto licenza GNU General Public License versione 3 (GPLv3), che garantisce la libertà di uso, studio, modifica e ridistribuzione del software.

Nel corso degli anni, BleachBit ha ampliato il suo set di funzionalità, integrando una vasta gamma di pulitori (cleaner) specifici per applicazioni e sistemi, come browser web, client email, file temporanei di sistema, log di sistema e molto altro. La versione stabile precedente, la 4.6.2, era stata pubblicata nel 2023 e aveva introdotto numerosi miglioramenti in termini di stabilità e compatibilità con le distribuzioni GNU/Linux più recenti.

Novità in BleachBit 5.0

BleachBit 5.0, pubblicata pochi giorni fa, rappresenta un aggiornamento di grande rilievo, portando con sé nuove funzionalità, miglioramenti di sicurezza e una maggiore compatibilità con le ultime distribuzioni GNU/Linux.

  • Nuova opzione per la lingua dell’interfaccia: ora è possibile cambiare la lingua direttamente dalle Preferenze, senza modificare manualmente file di configurazione. Il cambio lingua si applica immediatamente, ad eccezione del menu applicazione, per cui è consigliato riavviare BleachBit.
  • Nuove scorciatoie da tastiera: sono state aggiunte le combinazioni Ctrl+Q e Ctrl+W per chiudere rapidamente l’applicazione.
  • Notifiche di aggiornamento meno invasive: le notifiche relative a nuovi aggiornamenti sono ora meno intrusive, migliorando l’esperienza d’uso.
  • Correzione e miglioramento della modalità portatile: i pulitori personali vengono ora caricati correttamente anche in modalità portatile, rendendo BleachBit più affidabile su chiavetta USB o supporti rimovibili.
  • Supporto multi-utente migliorato: su sistemi condivisi, BleachBit ignora i processi appartenenti ad altri utenti, evitando interferenze accidentali.
  • Nuovi pulitori per GNU/Linux: la versione 5.0 introduce la pulizia automatica per browser come LibreWolf e Microsoft Edge (versioni stabili), la rimozione dei file temporanei generati da Bash e dal client email Geary, la pulizia dei log ruotati e la rimozione più efficace delle voci corrotte nei file .desktop. Inoltre, è stato aggiunto il supporto all’icona AppIndicator per le principali interfacce grafiche.
  • Aggiornamenti per Windows: anche se il focus di questo blog è GNU/Linux, è utile segnalare che sono state corrette vulnerabilità legate alle librerie DLL, aggiornati i framework Python (3.11.10) e GTK (3.24.43), e migliorata la compatibilità con le ultime versioni di Windows. Il supporto a Windows XP e 7 è stato rimosso per motivi di sicurezza e manutenzione.
  • Pacchetti aggiornati: sono ora disponibili pacchetti .deb e .rpm per le ultime versioni di Ubuntu (24.10, 25.04), Fedora (41, 42) e CentOS 9 Stream, garantendo un’installazione semplice e sicura sulle distribuzioni GNU/Linux più diffuse.
  • Ottimizzazioni e correzioni: sono stati risolti numerosi bug, migliorata la stabilità generale, e ottimizzati i processi di caricamento dei pulitori esterni e delle cartelle personalizzate.

Funzionalità avanzate e pulitori personalizzati

BleachBit offre strumenti avanzati per la cancellazione sicura dei dati, come la sovrascrittura dello spazio libero su disco per impedire il recupero dei file eliminati, la cancellazione selettiva della cronologia degli URL su Firefox, la pulizia dei log di sistema e la rimozione delle localizzazioni inutilizzate. È possibile estendere le capacità di BleachBit tramite pulitori personalizzati (CleanerML) o, su Windows, tramite il file winapp2.ini, che aggiunge migliaia di regole di pulizia aggiuntive.

Prospettive future

Il team di sviluppo ha annunciato che le prossime versioni di BleachBit introdurranno un gestore dei cookie, una nuova interfaccia grafica, una cancellazione dello spazio libero più rapida e aggiornamenti automatici per la libreria dei pulitori, rendendo il software ancora più versatile e potente.

Per maggiori dettagli sulle novità, è possibile consultare l’annuncio ufficiale pubblicato dal progetto.

I pacchetti software di installazione aggiornati per le principali distribuzioni GNU/Linux sono disponibili nella sezione download del sito ufficiale di BleachBit.

Fonte: https://www.bleachbit.org/news/bleachbit-500
Fonte: https://alternativeto.net/news/2025/5/cleaning-software-bleachbit-5-0-adds-security-upgrades-cleaner-enhancements-and-more/
Fonte: https://www.omgubuntu.co.uk/2025/05/system-cleaner-bleachbit-gets-major-update
Fonte: https://linuxiac.com/bleachbit-5-0-system-cleaning-utility-released-with-major-upgrades/

Pacman: guida alla personalizzazione del gestore pacchetti di Arch Linux

Pacman: guida alla personalizzazione del gestore pacchetti di Arch Linux

Pacman è il cuore pulsante di Arch Linux, la distribuzione GNU/Linux apprezzata per la sua filosofia di semplicità, leggerezza e controllo totale da parte dell’utente. Nato per semplificare la gestione dei pacchetti software, Pacman si occupa di installare, aggiornare e rimuovere applicazioni e librerie, risolvendo automaticamente le dipendenze tra i pacchetti. Grazie alla sua velocità e affidabilità, è uno degli strumenti più amati dagli utenti Arch Linux e dalle sue derivate.

Di base, però, Pacman può risultare un po’ essenziale, quasi “insipido” nell’aspetto e nelle funzionalità. Fortunatamente, il file di configurazione di Pacman (/etc/pacman.conf) offre molte possibilità per personalizzare il comportamento del gestore pacchetti, migliorandone l’efficienza, la sicurezza e persino l’esperienza visiva durante gli aggiornamenti.

In questo articolo vedremo come potenziare Pacman con semplici modifiche e approfondiremo le opzioni più utili per adattarlo alle tue esigenze.

Personalizzazioni base per rendere Pacman più piacevole e veloce

Per iniziare, apri il file di configurazione con un editor di testo, ad esempio nano:

sudo nano /etc/pacman.conf

Le prime modifiche che consigliamo sono da inserire nella sezione [options]:

  • Color: rimuovi il commento dalla riga Color per abilitare la colorazione dell’output nel terminale, rendendo più leggibili i messaggi di Pacman. Oggi usare un terminale in bianco e nero è poco pratico e meno chiaro.
  • ILoveCandy: aggiungi questa opzione per sostituire la barra di avanzamento standard con una simpatica animazione a forma di caramelle. È un tocco visivo che rende l’aggiornamento più divertente, senza influire sulle prestazioni.
  • ParallelDownloads: abilita il download parallelo di più pacchetti contemporaneamente. Questa modifica è la più importante per velocizzare gli aggiornamenti, soprattutto su connessioni veloci. Puoi specificare anche un numero, ad esempio ParallelDownloads=5, per indicare quanti pacchetti scaricare simultaneamente.

Ecco come potrebbe presentarsi dopo le modifiche suggerite:

[options]
Color
ParallelDownloads = 5
ILoveCandy

Salva le modifiche con Ctrl+O, conferma con Invio e chiudi l’editor con Ctrl+X.

Opzioni avanzate per personalizzare Pacman

Il gestore dei pacchetti software Pacman consente di controllare quali aggiornamenti devono essere applicati al sistema. Se vuoi evitare che determinati pacchetti software o interi gruppi vengano aggiornati automaticamente, puoi utilizzare le seguenti opzioni:

  • IgnorePkg: permette di escludere specifici pacchetti dall’aggiornamento. Ad esempio, per evitare modifiche al kernel Linux o a driver critici, puoi aggiungere:
    IgnorePkg=linux
    IgnorePkg=linux-firmware
  • IgnoreGroup: blocca l’aggiornamento di gruppi di pacchetti, come ambienti desktop o strumenti particolari. Ad esempio:
    IgnoreGroup=plasma xfce

Queste impostazioni sono utili per mantenere la stabilità del sistema e prevenire problemi su software sensibile o configurazioni personalizzate. Tuttavia, è importante rivedere periodicamente le esclusioni, per non compromettere la sicurezza del sistema con pacchetti non aggiornati.

Gestione degli aggiornamenti

  • NoUpgrade Quando Pacman aggiorna un pacchetto, potrebbe sovrascrivere i file di configurazione modificati manualmente. Per evitare questo, puoi specificare i file che non devono essere aggiornati, utilizzando l’opzione NoUpgrade. In questo caso, Pacman creerà un file .pacnew contenente la nuova versione, lasciando intatto quello esistente. Potrai poi confrontare e integrare manualmente le modifiche.

Un esempio di riga con NoUpgrade nel file /etc/pacman.conf potrebbe essere:

NoUpgrade = /etc/pacman.conf /etc/mkinitcpio.conf

In questo esempio, Pacman non aggiornerà i file di configurazione /etc/pacman.conf e /etc/mkinitcpio.conf durante gli aggiornamenti dei pacchetti che li includono, preservando le modifiche manuali che hai effettuato.

Opzioni aggiuntive per il comportamento di Pacman

Le seguenti opzioni permettono di ottenere un controllo più preciso sugli aggiornamenti e sul funzionamento di Pacman:

  • UseSyslog: Abilita il logging degli eventi di Pacman tramite il sistema syslog, centralizzando i log per un monitoraggio più efficace.
  • TotalDownload: Mostra dettagli sul download di ogni pacchetto, inclusi dimensione, velocità e tempo stimato.
  • CheckSpace: Verifica lo spazio libero su disco prima di installare pacchetti, prevenendo errori per insufficienza di spazio.
  • VerbosePkgLists: Fornisce informazioni dettagliate sui pacchetti installati o aggiornati, incluse versione corrente, nuova versione e repository software di provenienza.

Ecco un esempio pratico di utilizzo di queste opzioni nel file di configurazione /etc/pacman.conf nella sezione [options]:

# Abilita il logging degli eventi di Pacman nel sistema syslog
UseSyslog

# Mostra i dettagli sul download dei pacchetti (dimensione, velocità, tempo stimato)
TotalDownload

# Controlla lo spazio disponibile su disco prima di installare nuovi pacchetti
CheckSpace

# Visualizza informazioni dettagliate sui pacchetti installati o aggiornati
VerbosePkgLists

Esempio di comportamento in pratica: Immagina di aggiornare il sistema con pacman -Syu. Con queste opzioni attive, Pacman:

  • Registrerà l’attività nel syslog, permettendo una facile consultazione dei log.
  • Mostrerà dettagli avanzati sui pacchetti durante il download.
  • Controllerà lo spazio disponibile prima di procedere con l’installazione.
  • Fornirà un elenco dettagliato delle versioni installate e aggiornate.

Queste impostazioni sono particolarmente utili per chi vuole monitorare e ottimizzare l’uso di Pacman.

Gestione dei repository software

Nel file di configurazione di Pacman è possibile abilitare repository software ufficiali e di terze parti. Alcuni dei più utilizzati sono:

  • [multilib] Permette di installare pacchetti software a 32 bit su sistemi a 64 bit, utile per software legacy o proprietario.
  • [testing] Include pacchetti in fase di test, più aggiornati ma potenzialmente meno stabili.
  • Repository di terze parti: Puoi aggiungere repository software personalizzati specificando il nome, il livello di firma (SigLevel) e l’URL del server.

Ecco un esempio pratico di configurazione dei repository software nel file /etc/pacman.conf. Alcuni di questi repository software potrebbero già essere presenti nel file, o commentati e per abilitarli basta rimuovere il # iniziale.

# Abilita il repository Multilib per supporto ai pacchetti a 32 bit
[multilib]
Include = /etc/pacman.d/mirrorlist

# Abilita il repository Testing per accedere ai pacchetti in fase di test
[testing]
Include = /etc/pacman.d/mirrorlist

# Esempio di repository di terze parti
[customrepo]
SigLevel = Optional TrustAll
Server = https://mio-server-repo.example.com/$arch

In Pacman, la variabile $arch viene utilizzata per rappresentare l’architettura del sistema. Quando configuri un repository in /etc/pacman.conf, $arch permette di selezionare automaticamente la cartella corretta in base alla tua piattaforma. Se hai un repository software configurato con:

Server = https://mio-server-repo.example.com/$arch

Pacman sostituirà $arch con l’architettura della tua macchina. Se il tuo sistema è x86_64, il server effettivo diventerà:

https://mio-server-repo.example.com/x86_64

Valori comuni di $arch sono:

  • x86_64: Sistemi a 64 bit (Arch Linux standard)
  • i686: Sistemi a 32 bit (obsoleto per Arch Linux)
  • arm/aarch64: Architettura ARM (usata su dispositivi mobili e Raspberry Pi)

Dopo aver modificato il file, aggiorna sempre l’elenco dei pacchetti con:

sudo pacman -Syu

Sicurezza e verifica dei pacchetti

Pacman utilizza firme digitali per garantire l’integrità e l’autenticità dei pacchetti installati. Puoi configurare il livello di verifica SigLevel per ogni repository software, adattando le impostazioni alle esigenze di sicurezza del tuo sistema. Questo processo garantisce che i pacchetti provengano da fonti affidabili e non siano stati alterati da terzi. Nel file /etc/pacman.conf, è possibile definire il livello di verifica delle firme digitali per ciascun repository software, adattandolo alle esigenze di sicurezza.

Valori di SigLevel disponibili:

  • Required: Tutti i pacchetti devono avere una firma valida per essere installati.
  • Optional: Se il pacchetto ha una firma, viene verificata; altrimenti, l’installazione procede comunque.
  • Never: Disabilita il controllo delle firme, permettendo l’installazione di pacchetti senza verifica (NON consigliato per motivi di sicurezza).
  • TrustAll: Accetta tutti i pacchetti come autentici, indipendentemente dalla firma (rischioso se usato su repository software non ufficiali).

Automatizzazione delle operazioni con gli hook

Gli hook di Pacman sono script automatizzati che vengono eseguiti automaticamente prima o dopo operazioni di gestione dei pacchetti software, come installazione, aggiornamento o rimozione. Grazie a questo meccanismo, è possibile automatizzare processi che altrimenti richiederebbero intervento manuale, migliorando l’efficienza e la gestione del sistema evitando operazioni manuali ripetitive.

Ogni hook è definito in un file .hook all’interno della cartella /etc/pacman.d/hooks/, dove vengono configurati per attivarsi in risposta a eventi specifici di Pacman. Ad esempio, per i seguenti utilizzi:

  • Pulizia automatica della cache con paccache
  • Rigenerazione del database dei font o delle icone
  • Ricostruzione dell’initramfs dopo un aggiornamento del kernel Linux

Pacman conserva i pacchetti scaricati nella cartella /var/cache/pacman/pkg. Per evitare che questa cartella diventi troppo grande, puoi utilizzare paccache per mantenere solo le versioni più recenti dei pacchetti. Esempio pratico di file .hook per la pulizia automatica della cache:

[Trigger]
Operation = Install
Operation = Upgrade
Type = Path
Target = usr/bin/paccache

[Action]
Description = Pulizia della cache dei pacchetti obsoleti
When = PostTransaction
Exec = /usr/bin/paccache -r

Come approfondire

Il file /etc/pacman.conf è molto potente e flessibile, e permette di adattare Pacman a qualsiasi esigenza, da quella estetica a quella più tecnica e di sicurezza. Per una panoramica completa delle opzioni, ti consigliamo di consultare la pagina man dedicata:

man pacman.conf

e la guida ufficiale ArchWiki su Pacman, sempre aggiornata e ricca di esempi pratici.

Con queste personalizzazioni, Pacman diventerà uno strumento ancora più efficiente e piacevole da usare, perfettamente integrato nel tuo sistema Arch Linux o nelle sue derivate.

Stremio: L’aggregatore delle piattaforme streaming

Stremio e un software open source permette di aggregare in maniera semplice è intuitiva i contenuti delle piattaforme streaming più utilizzate come ad esempio Neflix, Amazon Prime e Disney plus, ma non si limita solo a questo, infatti è anche un ottimo e intuitivo Mediaplayer per visualizzare i video sul vostro PC, anche se non si focalizza su questo scopo.

Le caratteristiche di Stremio

Stremio si sta facendo conoscere e apprezzare sempre più dagli utenti grazie alla sua interfaccia intuitiva e semplicità d’uso e si concentra proprio su quest’ultimo. Infatti le configurazioni sono ridotte all’osso, infatti, una volta installato e inserite le credenziali della propria piattaforma streaming, è possibile subito visionarne i contenuti.

Altra caratteristica molto interessante e apprezzata dagli utenti è la possibilità di creare un account online, che permette di salvare le proprie configurazioni e utilizzarle su una nuova installazione, abolendo di fatto il “fastidio” di dover riconfigurare il tutto su un nuovo dispositivo, ma rinunciando purtroppo alla propria privacy

Come se non bastasse, esattamente come il suo fratello maggiore Kodi grazie alla sua natura open source è possibile installare addon di terze parti che ne ampliano le funzionalità e le possibilità di utilizzo.

stremio

Le differenze con kodi

Se siete utilizzatori di Kodi come me troverete impossibile non fare un confronto tra i 2 software e vi anticipo che non sono poche. La prima differenza sostanziale è che Stremio si focalizza sulla semplicità di utilizzo a scapito di alcune funzionalità.

Se ad esempio su Kodi abbiamo la possibilità di controllare ogni singola personalizzazione come ad esempio cambiare la skin, su Stremio invece le personalizzazioni sono risicatissime, non possiamo cambiare in maniera semplice l’interfaccia come facciamo con kodi.

Altra differenzia sostanziale e che Stremio si focalizza sullo streaming online, mentre Kodi è un media player vero e proprio dove è possibile vedere qualsiasi contenuto multimediale.

Gli addon di terze parti su kodi sono scritti in python con il codice ben visibile e girano in locale garantendo sicurezza e privacy sia perché il codice è scritto dentro l’addon sia perché girano in locale, mentre su Streamio e tutto via Web con tutti i pregi e i difetti del caso.

Download

Stremio è disponibile per tantissime piattaforme e sul sito ufficiale troverete le istruzioni per per installarlo non solo su Pc e smartphone, ma anche sulle più famose marche di Smart TV e addirittura sul visore Metaquest e sulla Steamdeck e su Raspberry pi 4 e 5

Yuki-Iptv: Un player completo per la Tv in streaming

Yuki-Iptv è un software open source con il quale è possibile vedere la Tv in streaming comodamente seduti davanti al nostro PC. Si presenta con un interfaccia gradevolissima è intuitiva, ma non è questo il suo unico pregio, infatti è capace di gestire più liste M3U e di leggere gli EPG regalando un esperienza utente gradevolissima e completa.

yuki-iptv

Basato su MPV player Yuki-Iptv è capace di leggere praticamente tutti i tipi flussi streaming più comuni e non solo.

Yuki-Iptv ha un sacco di opzioni interessanti

Queste caratteristiche da sole, sarebbero già sufficienti a definirlo un software interessante come Iptvnator o Hypnotix tuttavia le funzionalità e le opzioni che ci fornisce questo software non finiscono qui.

Abbiamo infatti la possibilità di registrare o pianificare le registrazioni dei contenuto che stiamo visionando e salvarli sul nostro computer come abbiamo la possibilità di eseguire degli screenshot con un semplice click del mouse. Se il flusso streaming lo consente Yuki-iptv ci da la possibilità sia di scegliere più flussi audio in modo da visionare il contenuto nella lingua desiderata o di guardare i sottotitoli

Come tutti i player del suo genere non è fornito di una lista M3U predefinita, ma dovremo crearla noi o cercare tra quelle presenti in rete come ad esempio dal quelle del progetto progetto FREE-TV/IPTV un contenitore di flussi streaming legali, delle maggiori reti televisive internazionali

Yuki strizza l’occhio agli smantettoni

Se tutto questo non basta ancora per definirlo un ottimo software sappiate che yuki-iptv, non solo ha sotto il cofano un sacco di opzioni che faranno felici gli utenti che vogliono tutto sotto controllo, ma anche un comodo editor di liste M3U che farà felice l’utenza che non si accontenta di guardare ma di smanettare

Grazie a questo comodo strumento infatti è possibile editare o modificare una lista M3U in maniera semplice e intuitiva

Download

Yuki-Iptv è disponibile per tutte le distribuzioni Linux su Flatub

Open voice OS – Il successore di Mycroft

Il sogno di un assistente vocale completamente Open Source non è ancora morto grazie a Open Voice Os, che non solo si candida come sostituto di Mycroft, ma nasce proprio dalle ceneri di quest’ultimo.

In altre parole Open voice Os è un Mycroft mantenuto da una comunità di volontari e migliorato con l’aggiunta di funzionalità extra e ovviamente tutti i plugin di Mycroft sono compatibili con il suo successore.

Il progetto a dir la verità non è neanche nuovissimo, e come la maggior parte dei progetti Open Source la documentazione è scarsa e principalmente in lingua inglese, e il supporto è principalmente su Matrix e anche esso in lingua inglese, e sinceramente lo reputavo un progetto morto in partenza, quindi non ci ho speso energie ne nell’utilizzo, ne nel recensirlo, ma ultimamente è stata lanciata la fondazione OVOS che lascia presagire che non solo il progetto sia vivo, ma che abbia intenzione di continuare, quindi perché non iniziare a provarlo? e perché no, contribuire a migliorarlo?

Le caratteristiche di Open Voice Os

Esattamente come il suo predecessore, Open Voice Os è completamente Open Source è può essere installato su praticamente qualsiasi piattaforma, e ovviamente può girare esclusivamente in locale focalizzandosi sulla privacy dell’utente. Le skill scritte per Microft sono completamente compatibili quindi le potete riutilizzare tranquillamente.

open voice os

Installazione

l’installazione di Open voice Os è molto semplice basta dare questo comando sul vostro terminale della vostra distribuzione Linux per maggiori dettagli consiglio di visionare questa pagina

sh -c "curl -s https://raw.githubusercontent.com/OpenVoiceOS/ovos-installer/main/installer.sh -o installer.sh && chmod +x installer.sh && sudo ./installer.sh && rm installer.sh"

Per chi è possessore di un Raspberry Pi ( dal 3 in poi) è possibile scaricare le immagini belle e pronte, le potete trovare qui

Pronti a smanettare e contribuire?

Open Voice Os è un progetto che personalmente terrò sott’occhio, e che sono sicuro piacerà quel tipo di utenza che vuole rimanere libero da logiche commerciali, anche a patto di configurare a manina ogni singola parte del software. Proprio per questo ho intenzione di fare la mia parte, e creare una serie di tutorial che guideranno l’utente passo passo, dall’ installazione alla configurazione, in modo da divulgare e rendere il più semplice possibile l’utilizzo di questo software, e voi siete pronti a fare la vostra parte?

XMPP: Il protocollo di messaggistica istantanea Open-source e sicuro

Nella vita di tutti i giorni siamo abituati a usare servizi di messaggistica come ad esempio Whatsapp o Telegram, che possono sembrare degli ottimi servizi, ma che di fatto sono un rischio per la nostra Privacy, perché diamo i nostri dati in mano a terzi con il rischio di uso improprio ma non solo, le cronache di questi giorni ci raccontano di servizi centralizzati che danno meno libertà agli utenti e quindi con più restrizioni per gli stessi, per ovviare a questo problema si può pensare di usare un servizio di messaggistica basato su XMPP.

XMPP (Extensible Messaging and Presence Protocol), è un protocollo di comunicazione aperto e flessibile, progettato per la messaggistica istantanea e la gestione delle informazioni di presenza. Nato nel 1999 come progetto open-source sotto il nome di Jabber, XMPP è diventato uno standard riconosciuto dall’Internet Engineering Task Force (IETF) nel 2004. Il protocollo è talmente affidabile che in passato è stato utilizzato da aziende dal calibro di Google e Facebook prima di passare definitivamente ai relativi protocolli proprietari chiusi utilizzati ancora adesso.

Caratteristiche Principali di XMPP

Le caratteristiche principali di XMPP sono :

  • Standard Aperto: XMPP è un protocollo libero e pubblico, il che significa che chiunque può implementarlo senza costi di licenza.
  • Decentralizzazione: Simile all’architettura delle email o se vogliamo del Fediverso , XMPP non dipende da un server centrale. Ogni utente può operare e creare il proprio server, favorendo una rete distribuita e resiliente.
  • Estensibilità: Grazie alla sua struttura basata su XML, XMPP può essere esteso per supportare nuove funzionalità, come il trasferimento di file, le chiamate VoIP e altro ancora esattamente come il protocollo libero Matrix .
  • Sicurezza: Supporta meccanismi di autenticazione e crittografia, garantendo comunicazioni sicure tra gli utenti.

Vantaggi di XMPP

Ma perché sceglie XMPP al posto si una chat tradizionale? i vantaggi sono molti e sono più o meno gli stessi vantaggi che ci sono nell’iscriversi o utilizzare una piattaforma aperta, ma è giusto elencarne almeno tre ovvero:

  • Interoperabilità: Essendo uno standard aperto, diversi servizi e applicazioni possono comunicare tra loro senza problemi. Questo significa che ogni utente ha la facoltà di poter utilizzare il client che più preferisce, sul dispositivo che preferisce.
  • Comunità Attiva: Un’ampia comunità di sviluppatori contribuisce continuamente al miglioramento e all’estensione del protocollo e in italia abbiamo anche un’ottima comunità di supporto, e per farvi capire la bravura, sul loro sito XMPP-IT troverete tutte le informazioni necessarie su tutto quello che vi serve per iniziare a chattare immediatamente.
  • Flessibilità: Adatto sia per implementazioni su larga scala che per soluzioni più piccole e personalizzate.

I Client per Desktop

I Client che un utente può utilizzare sono moltissimi e per qualsiasi piattaforma, io mi limiterò ad elencare i più famosi

Gajim

Gajim è un client di messaggistica open source e multi piattaforma quindi per Linux, Window e Mac, supporta la crittografia OMEMO, OTR e PGP è caratterizzato da un interfaccia user-friendly e supporta il multi-account

gajim xmpp

Dino

Dino è un client per messaggistica per Linux con un interfaccia moderna gradevole e semplice, supporto per OMEMO e PGP e multi-account secondo me perfetto per un utilizzo minimale e sicuro

dino xmpp

Swift

Swift è un client per multi-piattaforma, orientato per le aziende che supporta crittografia TLS
dotato di un’ interfaccia semplice e professionale.

swift xmpp

Beagle IM

Beagle IM è un client per utenti Apple, supporta OMEMO e PGP caratterizzato da un’interfaccia moderna

beagle xmpp

Le app di messagistica per Android

E non possono mancare le numerose app per messaggistica per il mobile e anche qui elenco quelle più famose

Conversations

Conversations è un ottimo client XMPP per Android, open source e con interfaccia moderna, supporta OMEMO , OTR e PGP e ha un supporto per audio, video e file sharing

Blabber.im

Blabber.im è un fork di Conversations con alcune modifiche estetiche ma ha le stesse caratteristiche di Conversations

Cheogram

Cheogram è un altro fork di Conversations ma con funzionalità in più, perfetto per chi usa XMPP per comunicazioni integrate

Siskin IM

Siskin IM è un client XMPP per iPhone/iPad, supporta OMEMO, PGP e TLS ed è caratterizzato da un’ Interfaccia moderna

Monal

Monal è un’ottima alternativa per utenti Apple, supporta OMEMO e TLS ed è capace di sincronizzarsi con dispositivi Apple

Conclusione

XMPP rappresenta una soluzione robusta e versatile per la comunicazione in tempo reale. La sua natura aperta e decentralizzata lo rende ideale per una vasta gamma di applicazioni. Con una comunità attiva e in continua crescita, XMPP continua a evolversi, rispondendo alle esigenze emergenti del panorama tecnologico moderno.