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Perché NON usare Change.org: una scelta sbagliata e poco etica

no change.org

Negli ultimi anni, milioni di persone in tutto il mondo hanno firmato petizioni su Change.org per sostenere cause sociali, ambientali o politiche. La piattaforma si presenta come uno strumento per il cambiamento e la partecipazione democratica, ma dietro questa immagine si nascondono criticità profonde e spesso ignorate.

Se credi in una partecipazione autentica, libera e trasparente, ecco perché non dovresti usare Change.org e perché è fondamentale scegliere alternative etiche e libere.


1. Non è una piattaforma civica: è una società privata a scopo di lucro

Change.org è una società commerciale registrata negli Stati Uniti, che monetizza il traffico generato dalle petizioni. Non è un servizio pubblico né una organizzazione no-profit. Pur essendo certificata come B Corp, il suo obiettivo resta fare profitto, non garantire democrazia o trasparenza.

✳️ Una B Corp è una società che si impegna a rispettare determinati standard sociali e ambientali, ma rimane un’impresa privata con finalità di guadagno.


2. Sfrutta i dati degli utenti per finalità commerciali

Ogni firma su Change.org richiede nome, email e altri dati personali. Questi vengono:

  • archiviati nei server della società (spesso negli Stati Uniti),

  • utilizzati per profilare gli utenti e suggerire petizioni “affini”,

  • mai consegnati direttamente al promotore della petizione, se non in forma parziale.

In pratica, chi crea la petizione non ha davvero il controllo sulla raccolta firme, né può certificare in modo indipendente il successo della campagna.


3. Il meccanismo delle “donazioni” è ambiguo

Dopo aver firmato una petizione, Change.org propone di “sostenere la causa” con un contributo economico. Molti utenti credono erroneamente che quei soldi vadano al promotore o direttamente alla causa. Invece:

  • il denaro resta a Change.org,

  • viene utilizzato per promuovere la petizione nella piattaforma secondo logiche algoritmiche non trasparenti,

  • non ha alcun impatto concreto garantito sull’efficacia della petizione.

🔍 Questo sistema alimenta una illusione di partecipazione attiva che però ha più a che fare con il marketing che con l’impegno civico.


4. Chi lancia una petizione ha pochissimo controllo

Chi crea una petizione su Change.org:

  • non può esportare liberamente le firme raccolte,

  • non può verificare in modo indipendente la validità dei firmatari,

  • non può usare la piattaforma per azioni successive (mailing, consegne digitali, organizzazione di eventi, ecc.),

  • può vedere la propria petizione rimossa o oscurata senza preavviso, se viola criteri interni non sempre espliciti.

In altre parole, la mobilitazione viene depotenziata e centralizzata in mano a un soggetto terzo che può agire per interesse proprio.


5. Scarsa trasparenza e mancanza di accountability

Change.org non rende pubblico il codice sorgente della piattaforma, non pubblica dati aggregati verificabili sull’efficacia delle petizioni, e non garantisce che:

  • le firme vengano realmente consegnate,

  • il destinatario abbia modo di verificarle,

  • la petizione sia visibile a tutti gli utenti in modo equo.

La visibilità delle petizioni è gestita da un algoritmo interno in base a criteri ignoti (engagement, popolarità, tasso di click, ecc.).


6. Strumentalizzazione delle cause per aumentare traffico

L’azienda favorisce petizioni virali o altamente emotive per aumentare il traffico e l'engagement. Questo può:

  • distorcere le priorità pubbliche,

  • portare avanti campagne superficiali,

  • penalizzare temi complessi o locali meno “accattivanti”.

Le cause più serie o complesse rischiano di passare inosservate.


7. Esistono alternative etiche, libere e realmente partecipative

Fortunatamente, non siamo obbligati a usare Change.org. Esistono piattaforme libere, trasparenti e autogestibili, che mettono al centro i diritti digitali, la privacy e il vero attivismo civico.

✅ Alternative raccomandate:

NomeCaratteristiche
OpenPetitionSoftware libero, trasparente, sviluppato in Italia, gestione autonoma delle firme
  
DecidimPiattaforma democratica open source, usata da città e comunità in tutto il mondo
Crea un tuo sitoCon software libero come CiviCRM o Drupal + Webform, per un controllo completo

Costruire un’alternativa è una scelta politica

Usare strumenti liberi non è solo una questione tecnica. È un atto politico:

  • Significa respingere la privatizzazione della partecipazione democratica.

  • Vuol dire difendere l’autodeterminazione digitale.

  • È un modo per rafforzare la fiducia tra cittadini e promotori.


Change.org può sembrare una scorciatoia comoda, ma è una piattaforma centralizzata, commerciale, opaca e priva di garanzie reali. La partecipazione popolare, invece, merita strumenti costruiti con principi opposti: trasparenza, apertura, etica, sovranità tecnologica.

Chi vuole cambiare davvero le cose, deve iniziare anche dagli strumenti che sceglie per farlo.


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