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Oltre il PIL e la tassa di soggiorno: perché Salerno ha bisogno di uno sviluppo vero

Inviato da enzo de simone il
overtourism

“L’abito non fa il monaco”, recita un’antica e saggia massima. I nostri antenati sapevano bene che guardare un solo indicatore porta a una comprensione erronea della realtà. Questo principio, purtroppo, sembra essere stato dimenticato dai narratori contemporanei dello sviluppo, non solo a livello nazionale ma anche nella nostra Salerno.

Mi torna in mente un testo universitario del prof. Enzo Maria Marenghi che, già anni fa, metteva in guardia da questo errore metodologico. Marenghi ipotizzava come, se uno Stato si dedicasse esclusivamente alla produzione intensiva di bombe atomiche, il suo PIL schizzerebbe alle stelle. I numeri, dunque, parlerebbero di un "miracolo economico". Ma sarebbe questo un vero sviluppo? La risposta è ovviamente no, perché quel modello sarebbe insostenibile, dannoso e del tutto privo di benessere per la comunità.

Questo stesso, assoluto errore, continua a essere perpetrato e propagandato nella nostra città, afflitta da un provincialismo strisciante e da un sistema comunicativo che, nella sua insistenza sul solo dato economico, rasenta la manipolazione. La recente notizia degli incassi record della tassa di soggiorno (circa 500.000 euro) è stata veicolata con toni trionfalistici, come se questo dato, da solo, certificasse il successo della politica cittadina.

L’inganno dell’indicatore unico

Questa analisi parziale e miope è comoda per chi specula e per le fasce privilegiate – per chi, in sintesi, “fa lavorare i soldi” invece di lavorare – ma crea enormi disagi per la gran parte dei salernitani. Un turismo non gestito, come quello attuale, non è una benedizione ma una forza distruttiva che provoca danni permanenti al tessuto sociale:

  • Gentrificazione ed espulsione: Il decremento demografico (circa 30.000 unità in meno) stride con la febbre edilizia. Palazzoni continuano a sorgere, mentre centinaia di case diventano B&B, espellendo lavoratori e impiegati locali che non possono reggere l’insostenibile rapporto affitto/retribuzione.

  • Servizi sotto stress: L’incremento turistico necessita di servizi potenziati: sicurezza, trasporti, igiene. Un investimento che non viene adeguatamente pianificato, lasciando i residenti a fronteggiare carenze e disagi.

  • Contraddizioni strategiche: L’incremento del porto commerciale in un’area storicamente vocata al turismo e senza possibilità di espansione è un segnale di una visione confusionaria e contraddittoria.

L’assenza di una visione: il vuoto che uccide il futuro

Il problema di fondo è l’assenza totale di un dibattito pubblico su quale turismo si intenda sviluppare. Manca qualsiasi iniziativa seria per bilanciare gli investimenti con la tutela del tessuto sociale: giovani, artigiani, lavoratori. Si preferisce importare luci progettate e assemblate altrove, invece di investire su competenze e imprese locali. Questo vuoto è aggravato da una politica accentratrice, nelle mani di un clan che da decenni, tra sceriffate, invettive volgari e puro qualunquismo, ha soffocato qualsiasi spazio di partecipazione previsto dallo Statuto Comunale, come le Consulte.

Esempi di bilanciamento: la lezione che non vogliamo imparare

Per uscire da questa impasse, non serve reinventare la ruota. Basterebbe guardare a modelli virtuosi italiani e internazionali che hanno saputo coniugare turismo e vivibilità:

  1. Bolzano (Italia): La città ha implementato da anni un sistema di mobilità sostenibile all’avanguardia (Mobility Manager, bike sharing efficiente, zone pedonali) che migliora la vita dei residenti e l’esperienza dei turisti, disincentivando l’uso dell’auto.

  2. Barcellona (Spagna): Dopo aver sofferto gli stessi problemi di overtourism, Barcellona ha preso misure coraggiose. Ha bloccato la licenza per nuovi hotel nel centro storico, ha aumentato la tassa di soggiorno per reinvestirla in servizi cittadini e ha promosso un turismo più diffuso e di qualità, spingendo i visitatori verso quartieri meno centrali.

  3. Tirolo (Austria): Qui il turismo è integrato con l’economia locale in modo esemplare. Le strutture ricettive sono obbligate a utilizzare prodotti alimentari locali, l’artigianato tipico è valorizzato e protetto, e gli investimenti sono pianificati per non alterare l’equilibrio socio-ambientale.

  4. Alberobello (Italia): Per proteggere il proprio patrimonio dai danni del turismo mordi-e-fuggi, il comune ha regolamentato in modo ferreo la trasformazione dei trulli in B&B, preservando la residenzialità del centro storico e salvaguardando il diritto alla casa.

Queste esperienze dimostrano che uno sviluppo vero si misura sul benessere collettivo e sulla sostenibilità a lungo termine, non sull’incasso di una tassa. Fino a quando a Salerno si continuerà a confondere il rumore mediatico con il progresso, il prezzo da pagare sarà l’impoverimento non solo economico, ma soprattutto umano e culturale, della nostra comunità. È ora di pretendere un dibattito vero e di smettere di credere che l’abito – fatto di luci e cifre gonfiate – possa davvero fare il monaco.