
Qualche giorno fa mi sono trovato nella necessità di smaltire un vecchio mobile. Nulla di eccezionale: un cittadino chiama il servizio di raccolta ingombranti gestito da Salerno Pulita spa, chiede il ritiro e attende l’appuntamento. Così dovrebbe funzionare.
Quella che invece ho vissuto sulla mia pelle è stata una vera e propria odissea burocratica, fatta di attese, richieste assurde e, soprattutto, una totale mancanza di attenzione verso i cittadini più anziani o in difficoltà.
La chiamata e la prima sorpresa
Il 22 agosto telefono al numero dedicato. Una persona mi chiede cosa devo buttare, poi mi comunica che il giorno dopo sarei stato richiamato da un collega.
Il giorno seguente, infatti, arriva la telefonata: mi vengono chiesti il tipo di materiale, il numero dei pezzi e addirittura le misure precise di ciascun pezzo. Non solo: l’impiegato lascia intendere che mi converrebbe portare tutto direttamente all’isola ecologica.
Faccio presente che non sono motorizzato, ho quasi settant’anni e già mi costa fatica portare i pezzi sotto al portone, figuriamoci trasportarli fino all’isola ecologica. Ma la risposta è tutt’altro che rassicurante: si ribadisce la necessità di fornire misure precise, quasi a scoraggiarmi. Alla fine mi viene comunicata la data del ritiro: 23 settembre.
Un mese dopo. Nel frattempo, i rifiuti dovrebbero restare davanti all’ingresso.
La PEC al Comune
Di fronte a questa situazione scrivo una PEC al Sindaco, all’Assessore all’Ambiente e a Salerno Pulita.
Nella mia comunicazione chiedo di sapere quali atti pubblici abbiano stabilito simili incombenze a carico dell’utenza e segnalo il tono dissuasivo dell’impiegato.
A rispondermi è il responsabile del settore Spazzamento, che chiede scusa per il disservizio e spiega che si tratta di un “regolamento interno” della società partecipata. Una risposta che lascia perplessi: possibile che un regolamento interno valga più dei diritti dei cittadini che pagano uno dei livelli più alti di TARI in Italia?
Le misure assurde e il senso di responsabilità
Al mio rifiuto di trasformarmi in ingegnere o geometra per soddisfare queste pretese, ho comunque inviato – per puro senso di responsabilità – delle foto del materiale con una riga accanto, così che fossero loro a ricavarne le misure.
È semplicemente assurdo che in una città come Salerno, che vanta costi altissimi per il servizio di igiene urbana, un cittadino debba attendere più di un mese per un piccolo ritiro e, peggio ancora, debba subire tentativi di dissuasione o richieste inutili.
Un problema di sistema
Il vero nodo non è il singolo disservizio, ma il silenzio del Comune di fronte a pratiche che di fatto scoraggiano l’utenza dal chiedere un servizio che dovrebbe essere garantito.
Un servizio che, lo ricordo, non è un favore, ma un diritto dei cittadini che pagano una tassa salatissima.
Se poi a subire queste storture sono persone anziane o con problemi fisici, la questione diventa non solo indecente ma profondamente ingiusta.
Salerno ha bisogno di un sistema di raccolta rifiuti efficiente, umano e rispettoso dei cittadini, non di barriere burocratiche che servono solo a scoraggiare chi chiede il minimo indispensabile: un servizio degno di una città civile.
Il racconto non è un episodio isolato, ma il simbolo di una gestione che necessita di maggiore trasparenza, efficienza e rispetto verso chi paga.
Un mese di attesa per un ritiro è inaccettabile. Pretendere che i cittadini si sostituiscano ai tecnici per fornire misure millimetriche dei propri rifiuti è ridicolo.
La speranza è che il Comune di Salerno e Salerno Pulita smettano di scaricare sugli utenti responsabilità che non spettano loro e inizino, finalmente, a fare la propria parte.