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La sudditanza volontaria alle Big Tech: tra inconsapevolezza e monopolio

Inviato da enzo de simone il
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Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia dovrebbe semplificarci la vita, eppure spesso ci ritroviamo a cedere diritti e privacy senza nemmeno rendercene conto. Quello che osserviamo è una vera e propria sudditanza volontaria nei confronti delle Big Tech, alimentata da una mancanza di consapevolezza nell’uso degli strumenti informatici, ma anche – e soprattutto – da un sistema progettato per renderci dipendenti da poche aziende monopoliste.

Prendiamo un esempio banale: un’app per prenotare una visita dal medico. All’apertura, mi viene chiesto di acconsentire al tracciamento del mio indirizzo IP da parte di Google Maps, con il trasferimento dei miei dati negli Stati Uniti. Tutto questo solo per contattare un dottore che, probabilmente, abita a due isolati di distanza. Se volessi, potrei quasi chiamarlo dal balcone a voce alta, eppure il sistema mi impone di condividere informazioni sensibili con un’altra economia, un altro governo, un’altra giurisdizione.

Dov’è la consapevolezza? Quanti utenti sanno che quei dati finiscono in mano a multinazionali che li monetizzano, li analizzano o li cedono a terzi? Quanti si chiedono se esistono alternative? Perché accettiamo passivamente che servizi essenziali dipendano da piattaforme che estraggono valore dalla nostra vita digitale senza offrire reali vantaggi?

La verità è che manca l’informazione anche se non mancano alternative libere ed efficienti. Esistono soluzioni open-source, decentralizzate e rispettose della privacy che potrebbero sostituire molti servizi delle Big Tech, ma spesso non vengono adottate perché il monopolio di Google, Meta, Amazon e Apple è talmente pervasivo da sembrare inevitabile. (Guarda qui ad esempio)

Eppure, basterebbe iniziare a porsi domande, a cercare opzioni diverse, a pretendere che servizi pubblici e sanitari non dipendano da infrastrutture straniere. Perché mandare i nostri dati a Trump, a Zuckerberg o ai miliardari della Silicon Valley quando potremmo avere sistemi più semplici, più sicuri e sotto il nostro controllo?

La vera rivoluzione digitale non è nell’accettare supinamente ogni condizione imposta dalle multinazionali, ma nel riappropriarsi della consapevolezza e della libertà di scelta. Prima lo capiremo, meglio sarà.