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Ambiente di lavoro per il pentesting

L’hacking etico non si improvvisa: richiede una piattaforma controllata in cui esercitarsi senza rischiare di violare
sistemi altrui o di compromettere la propria rete. La soluzione più comune per creare questo laboratorio è l’uso di macchine virtuali, configurate in una rete chiusa, in cui simulare attacchi e test difensivi. Potete usare VirtualBox, QEMU/KVM o VMware Player, installando una o più distribuzioni Linux specializzate in sicurezza, insieme a dei sistemi vulnerabili da analizzare. Tra le distribuzioni più usate in ambito white hat ci sono Kali Linux, Parrot Security OS e BlackArch. Kali è la più nota e completa, con centinaia di tool già preinstallati e una comunità molto attiva. Parrot si distingue per la maggiore attenzione alla leggerezza e alla privacy. BlackArch è una derivata di Arch Linux, pensata per utenti esperti che desiderano un controllo totale sulla configurazione. A voi scegliere quella più adatta
alle vostre esigenze specifiche.

 

Target di test, rete isolata e legalità

Nel laboratorio virtuale, oltre alla macchina dell’attaccante (cioè la vostra), dovete prevedere uno o più target su cui eseguire i test. Le immagini più usate sono Metasploitable 2 (basata su Ubuntu, piena di vulnerabilità note), OWASP Broken Web Apps, DVWA (Damn Vulnerable Web Application) e Juice Shop (realizzata da OWASP per simulare un sito di e-commerce non sicuro). Potete installarle come VM oppure integrarle in container con Docker, in base al vostro setup. Un elemento chiave della configurazione è la rete virtuale interna. Dovete assicurarvi che le macchine possano comunicare tra loro senza accedere a Internet, per evitare che eventuali exploit o backdoor sfuggano dal laboratorio. In VirtualBox, per esempio, potete usare la modalità rete interna o host-only. In QEMU, potete configurare un bridge virtuale o usare virt-manager per gestire le reti isolate. Se preferite lavorare su hardware reale, potete allestire un piccolo laboratorio domestico con vecchi PC o Raspberry Pi configurati come target. In questo caso è fondamentale isolare il traffico su una VLAN o tramite un router separato, per non contaminare la rete principale. Un’altra opzione sempre più diffusa è l’utilizzo di ambienti di addestramento, come VulnHub, OWASP Juice Shop e OWASP WebGoat, che offrono macchine e applicazioni vulnerabili da installare localmente. Vi permettono di esercitarvi in scenari realistici di attacco e difesa, replicando condizioni simili a quelle operative, senza dover accedere a piattaforme esterne.

OWASP Juice Shop è un’applicazione Web che offre volutamente vulnerabilità note in un falso negozio online per consentire esercitazioni pratiche su attacchi come SQL injection, XSS e IDOR

 

Sono ideali per allenarsi su target preconfigurati e controllabili, ma non sostituiscono completamente il laboratorio locale, soprattutto quando dovete testare configurazioni avanzate, exploit personalizzati o catene di attacco complesse. Infine, non dimenticate l’aspetto legale. Tutti i test devono essere eseguiti su sistemi di vostra proprietà, o su piattaforme che ne autorizzano esplicitamente l’uso a fini didattici. Anche un semplice port scan su un IP esterno può essere considerato un reato se non autorizzato. L’hacker etico non solo conosce gli strumenti, ma sa anche quando e dove usarli. Costruire un buon ambiente di test è il primo passo verso una pratica responsabile e professionale del penetration testing. Dopo averlo fatto, potete iniziare a esplorare i comandi fondamentali, sicuri di avere il controllo totale del vostro campo di addestramento digitale.

 

Leggi anche: “Kali Linux 2023-03 è quì!

*illustrazione articolo progettata da Freepik

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