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Salerno, la Deriva dell'“Uomo Solo al Comando” e il Collasso della Partecipazione

Submitted by enzo de simone on
munsal

C’è una frattura, a Salerno, che si allarga ogni giorno di più. Non è una crepa nell’asfalto, ma nel corpo vivo della democrazia cittadina. È la distanza, ormai diventata un abisso, tra la comunità e le sue istituzioni. Queste ultime, da piazze ideali di confronto e di vita sociale organizzata, si sono progressivamente trasformate in un mero “interlocutore”, un ente distante e burocratico con cui si interagisce, non in cui si partecipa. Questo non è un fenomeno casuale, ma il frutto avvelenato di una strategia politica precisa, che ha messo al centro non la collettività, ma il paradigma dell'“uomo solo al comando”.

Lo Svuotamento Sistematico degli Spazi Democratici
Analizzando la macchina amministrativa salernitana, si scorgono con chiarezza i meccanismi di questo svuotamento:

  1. L'Esodo dei Servizi Pubblici verso le Società Partecipate: Operazioni fondamentali per la città sono state progressivamente spostate da uffici comunali direttamente controllati a un sistema di enti e società a partecipazione pubblica. Se in teoria questo modello può garantire efficienza, nella pratica salernitana ha spesso creato una cortina fumogena tra il potere politico e la gestione concreta, opacizzando le responsabilità e sottraendo il suo operato alla trasparenza che dovrebbe caratterizzare l'azione pubblica. Il cittadino non sa più a chi rivolgersi, in un labirinto di sigle e società che diluiscono la responsabilità.

  2. La Morte della Discussione Politica: Il Consiglio Comunale e le Commissioni consiliari, cuore pulsante del dibattito democratico in qualsiasi comune, sono stati sistematicamente privati delle loro funzioni. Le sedute sono spesso mere ratifiche di decisioni già prese altrove, in stanze chiuse. Le Commissioni, che dovrebbero essere il luogo tecnico di analisi e miglioramento degli atti, languono in un’inattività funzionale a chi non vuole essere messo realmente in discussione.

  3. Lo Statuto Comunale Violato: Ogni Comune ha la sua “costituzione”, lo Statuto. Quello di Salerno, come molti altri, prevede strumenti di partecipazione popolare: consulte, diritto di petizione, referendum amministrativi, accesso agli atti facilitato. Ebbene, questi strumenti sono troppo spesso disattesi, ignorati o resi di fatto inaccessibili. È una violazione non solo politica, ma quasi giuridica, del patto fondamentale tra l’amministrazione e la cittadinanza, sia essa singola o organizzata in associazioni e comitati.

La Strategia dell'“Uomo Solo al Comando” e la Cultura della Sudditanza
Questi non sono sintomi isolati, ma tasselli di un unico disegno. La regia è quella di un modello di potere che punta alla centralizzazione assoluta. Un modello che, citando il politologo Giovanni Sartori, potrebbe definirsi di “decisionismo plebiscitario”: il leader prende decisioni in solitudine, delegittimando qualsiasi mediazione o contrappeso istituzionale, per poi cercare il consenso diretto (e spesso acritico) della popolazione, saltando a piè pari i corpi intermedi.

Il risultato non è solo l’inefficienza, ma la creazione di un “sistema assoluto di sudditanza”, come denuncio da tempo. I cittadini sono retrocessi dal ruolo di protagonisti a quello di sudditi: il loro spazio di azione e di controllo viene eroso, le conquiste partecipative degli anni passati vengono smantellate. Si ritorna a un rapporto verticale, di tipo paternalistico, che nega l'essenza stessa della democrazia deliberativa.

Il Deserto dell’Opposizione e la Palude Consociativa
In un contesto del genere, l’opposizione dovrebbe essere vitale e agguerrita. Invece, a Salerno, essa è praticamente inesistente. E quella che esiste è troppo spesso invischiata in un sistema consociativo che annulla il conflitto politico, sano e costruttivo, in nome della spartizione di cariche e dello scambio di interessi. Non esiste più un “no” netto, una proposta alternativa, un confronto serrato. Esiste una melassa in cui maggioranza e opposizione finiscono troppo spesso per confondersi in accordi sottobanco, lasciando la città senza un reale dibattito e senza scelta.

Un Quadro che Chiede una Reazione
Quello che si delinea è un “quadro penoso e non rassicurante”. È la deriva di una città verso un modello di governo autoritario e personalistico, che si nutre dell’apatia dei cittadini e della complicità di una classe politica omogenea.

Trovare una forma di ripresa o un cambio di rotta sembra, oggi, quasi impossibile. Ma “quasi” non è “totalmente”. La storia insegna che i risvegli delle comunità nascono proprio quando la situazione tocca il fondo. Questo articolo, questo blog, le voci di dissenso che iniziano a circolare, sono già un primo segnale. La ricostruzione di una sfera pubblica a Salerno passerà dalla riappropriazione degli spazi negati, dalla riscoperta dello Statuto Comunale, dalla richiesta insistente di trasparenza e, soprattutto, dalla capacità di tornare a fare comunità, al di fuori e in contrapposizione al palazzo. Perché quando le istituzioni smettono di servire i cittadini, sono i cittadini che devono servirsene, per riprendersi ciò che gli appartiene: il diritto di decidere del proprio futuro.