A mio avviso è abbastanza inutile, a proposito dello sciopero e della manifestazione del 3 ottobre, ripetere quanto già sottolineato sulla straordinaria rilevanza della mobilitazione, sul coinvolgimento di consistenti settori sociali diversi da quelli tradizionalmente influenzati e/o organizzati dal sindacalismo di base e dalla sinistra radicale, sull’importanza oggettiva della partita in corso.
Tutto vero ma porrei piuttosto l’accento su tre fatti:
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la riuscita della mobilitazione due volte a brevissima distanza è un fatto mai verificatosi da molto tempo e, di per sé, un segnale importante della discesa in campo di una nuova generazione politica che si intreccia alla ripresa di uno strumento di lotta quale lo sciopero tanto “tradizionale” quanto di per sé radicale;
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soprattutto, lo sciopero e le manifestazioni sono riusciti nonostante il pronunciamento della Commissione di Garanzia sull’esercizio del diritto di sciopero, le minacce del governo, la disinformazione volta a spaventare le lavoratrici e i lavoratori. Nei fatti è straordinario il fatto che il dispositivo repressivo messo in campo dall’attuale governo col decreto sicurezza e altri strumenti si è dimostrato inefficace. Si è ancora una volta dimostrato vero quanto era chiaro ai ciompi nel corso della loro rivolta e cioè il fatto che l’estendersi di un comportamento illegale oltre un certo limite fa saltare la stessa pretesa di vigenza della norma che è stata trasgredita. Si tratta, in estrema sintesi, di un passaggio politico straordinario;
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la rilevanza della mobilitazione manifestatasi il 22 settembre è stata tale da indurre il principale sindacato italiano, la CGIL, a un rovesciamento di attitudine e a cercare una, provvisoria? (e, nel caso, sino a quando?) alleanza con il sindacalismo di base e, per l’esattezza, con Cobas, CUB e USB. Basta tener conto del fatto che, in occasione dello sciopero indetto da CUB e USB per il 22 settembre, la CGIL, cogliendo segnali di scontento e di disponibilità alla mobilitazione fra le lavoratori e le lavoratrici e fra le sue iscritte e i suoi iscritti, ha puntato, con risultati assai mediocri, a uno sciopero in solitaria il 19 settembre mentre questa volta ha accettato per la prima volta da quando esiste il sindacalismo di base di coindire uno sciopero generale con lo stesso sindacalismo di base. Ora è noto che quando ci sono governi di destra la CGIL si sposta a sinistra e ha difficoltà di rapporti in particolare con la CISL ma quello che è successo il 3 ottobre è una novità assoluta.
Siamo insomma di fronte a una situazione nuova che richiede una riflessione collettiva e la capacità di assumersi le responsabilità che l’evolvere della situazione pone in capo al sindacalismo di base e all’opposizione sociale.
Si tratta a mio avviso di legare la mobilitazione a sostegno della popolazione di Gaza a un’iniziativa puntuale contro l’economia di guerra, la militarizzazione della società, l’attacco ai diritti e alle libertà da parte del governo. Su questi terreni vi sono iniziative interessanti e importanti che vanno riprese ed estese.
Nello stesso tempo è necessario un saldo intreccio fra mobilitazione giovanile e studentesca e quella delle lavoratrici e dei lavoratori, la contraddizione capitale lavoro e l’opposizione a tutti gli imperialismi sono in una relazione fisiologica.
Le stesse energie che gli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre e le mille iniziative che si sono date in questo periodo hanno liberato sono una precondizione favorevole per una ripresa del conflitto nei luoghi di lavoro su tempi come il salario, il lavoro precario, il welfare ma questa precondizione non va sprecata e non sprecarla significa immaginare e costruire una campagna unitaria su questi temi.
Cosimo Scarinzi
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