Salta al contenuto principale

Altri 18 Paesi ratificano il Trattato sull’Alto Mare

Lunedì scorso, nel primo giorno della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC), tenutasi a Nizza in Francia, altri diciotto Paesi hanno ratificato il Trattato sull’Alto Mare, per un totale di quarantanove, cioè solo 11 al di sotto dei 60 necessari per l’entrata in vigore dell’accordo.

L’ondata di sostegno ha dato slancio a quello che potrebbe essere un cambiamento storico nel modo in cui viene governato l’oceano aperto.

«L’entrata in vigore è a portata di mano e invito tutte le nazioni rimanenti ad aderire rapidamente», ha dichiarato martedì il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ai giornalisti, come riporta Associated Press. «Non c’è tempo da perdere».

La direttrice dell’Alleanza per l’Alto Mare Rebecca Hubbard ha definito le ratifiche una «potente vittoria» per le persone che hanno spinto affinché le protezioni dell’alto mare fossero al centro dell’agenda ambientale mondiale, come riporta Euronews.

«L’ondata di ratifiche di oggi per il Trattato sull’Alto Mare è un’ondata di speranza e un’enorme motivo di festeggiamento», ha dichiarato Hubbard. «Con solo altre undici ratifiche necessarie per l’entrata in vigore, potrebbe essere una questione di poche settimane prima di raggiungere i sessanta».

Lunedì il Presidente della Francia Emmanuel Macron ha dichiarato che il Trattato sull’Alto Mare ha raccolto abbastanza consensi per entrare in vigore all’inizio del 2026, «il che significa che finalmente avremo un quadro internazionale per regolare e amministrare l’alto mare».

All’inizio del vertice, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Unione europea ha stanziato 40 milioni di euro per il Programma globale per gli oceani, per «dare vita al Trattato sull’Alto Mare». I fondi saranno destinati a sostenere gli sforzi delle nazioni dell’Africa, del Pacifico e dei Caraibi per la ratifica e l’attuazione del trattato. «Sappiamo tutti che il Trattato è uno strumento fondamentale per proteggere il nostro oceano al di là delle frontiere», ha dichiarato. «E infatti ce l’abbiamo fatta: il Trattato è stato concordato e adottato. E oggi siamo a pochi passi dalle sessanta firme per la ratifica».

Quasi due terzi dei mari del pianeta sono al di fuori della giurisdizione di qualsiasi nazione. In questi “alti mari” si trova oltre il 90% dell’habitat marino e una delle biodiversità più ricche del pianeta, ha dichiarato Conservation International. Ma nonostante l’inquinamento da plastica, la pesca eccessiva e i cambiamenti climatici, solo l’1% di queste acque è attualmente protetto; all’orizzonte si profila l’estrazione mineraria nei fondali marini.

Il Trattato sull’Alto Mare (formalmente: Accordo sulla biodiversità oltre le giurisdizioni nazionali) è il primo accordo giuridicamente vincolante sulla protezione della biodiversità marina nei mari internazionali, come riporta Associated Press.

«Finora, l’alto mare era come il selvaggio West», ha dichiarato Megan Randles, responsabile politico globale di Greenpeace per gli oceani. «Ora abbiamo la possibilità di mettere in atto le dovute protezioni».

Il trattato è fondamentale per raggiungere l’obiettivo globale “30×30”, una promessa internazionale di salvaguardare il 30% della terra e del mare del mondo entro il 2030.

Il trattato crea il quadro giuridico per l’istituzione di aree marine protette da parte delle nazioni in alto mare. Ciò include regole che riguardano attività distruttive come l’estrazione mineraria in acque profonde e la geoingegneria.

È importante notare che le decisioni previste dal trattato devono essere prese attraverso le Conferenze delle Parti (COP), non dai singoli Paesi.

Una volta raggiunte 60 ratifiche, inizia un conto alla rovescia di 120 giorni prima che il trattato possa essere ufficialmente applicato. Una volta trascorso questo periodo di tempo, si potranno designare le aree protette e implementare i meccanismi di sorveglianza.

«Vedo uno slancio e un entusiasmo che era difficile trovare in passato», ha detto Guterres, definendo il ritmo di avanzamento del trattato «un record».

La prima Conferenza delle Parti (COP1) per il Trattato sull’Alto Mare deve svolgersi entro un anno dalla sua entrata in vigore. L’incontro stabilirà le basi per la sua attuazione, compresi i finanziamenti, l’amministrazione e la creazione degli organi principali per la valutazione delle proposte di protezione marina.

«Raggiungere 60 ratifiche sarebbe un risultato assolutamente enorme, ma affinché il trattato sia il più efficace possibile, abbiamo bisogno che i Paesi di tutto il mondo si impegnino nella sua attuazione», ha detto Hubbard.

Tra le nazioni che hanno appena firmato il trattato ci sono le piccole isole del Pacifico Tuvalu e Vanuatu, Guinea-Bissau, Giamaica, le Isole Salomone e le Bahamas.

«Siamo sul punto di fare la storia dell’alto mare», ha dichiarato Hubbard.

 


Di Cristen Hemingway Jaynes

 


 

Traduzione dall’inglese di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.

EcoWatch

Fonte
https://www.pressenza.com/it/feed/