Oggi salutiamo un uomo libero. Un “ribelle” come gli piaceva definirsi.
E la vita di Mario Candotto è stata un’opera d’arte e un inno alla ribellione e alla libertà.
L’antifascismo, la Resistenza e la deportazione. Quindi il sogno di edificare il socialismo in Jugoslavia. Sogno che a lui si rivela quasi subito come una truffa o un incubo. Torna quindi a Ronchi e in cantiere e si avvicina fisiologicamente al gruppo anarchico.
Esperantista come Giuseppe Pinelli e fortemente anticlericale per oltre 20 anni si riconosce nelle istanze libertarie. Subirà per questo dopo la strage di piazza Fontana la perquisizione della sua casetta in via Redipuglia, la stessa da cui era stato tratto per venire deportato a Dachau 25 anni prima.
Negli anni di piombo si riavvicina al PCI guidato in quel momento da Berlinguer e all’antifascismo istituzionale. Allergico agli stati si riconoscerà e userà però sempre solo il fazzoletto a righe dell’Aned con il triangolo rosso e il drappo rosso garibaldino: mai quello tricolore.
Fino alla fine è stato sempre in contatto e in ascolto dei giovani e di chi dalle piazze, dai circoli anarchici, dai collettivi autogestiti porta avanti istanze libertarie e radicali.
Il circolo libertario Caffè Esperanto a Monfalcone, il gruppo di Ronchi dei partigiani, il festival antifascista Če povem in Slovenia: realtà che Mario ha conosciuto, apprezzato e con cui si è messo in dialogo. Compagno tra compagni.
“Anarchia no xe caos. Una splendida idea anche se forse irrealizzabile” ci diceva ancora oggi.
La grande capacità di Mario è stata quella di sfuggire al destino di vittima che la sua vita difficile pareva avergli riservato. La capacità di ridere anche degli aspetti più tragici della sua vita è stata forse la via di fuga principale da quel destino.
Protagonista fino alla fine, lucido e presente. L’ultima volta che ci siamo visti, il giorno del suo compleanno, ha avuto parole di condanna per il genocidio in corso a Gaza ad opera dello stato di Israele.
Bertold Brecht ha scritto parole perfette per descrivere la figura esemplare di Mario:
«Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili».
Viva Mario Candotto!
Viva l’anarchia!
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Caffè Esperanto
Siamo aperti ogni martedì dalle 18 alle 20
Via Terenziana, 22 – 34074 Monfalcone (GO)
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