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Salerno: dalla narrazione tossica alla sparatoria reale

Inviato da enzo de simone il
pistola

Avevo già scritto, purtroppo, di questo clima artificiale, gonfiato ad arte da pochi ma con un chiaro intento propagandistico: generare un allarme criminalità che non risolve i problemi reali (Articolo). Alimenta panico, riaccende intolleranze e, cosa più grave, allontana le soluzioni concrete. I fatti di oggi, la sparatoria alla Dogana Regia, sono la tragica conferma di quella analisi. Non serviva essere veggenti: le dinamiche sociali hanno una loro logica inesorabile.

La profezia avverata

Mentre leggevamo della richiesta di "militarizzare" Piazza San Francesco dopo una rissa tra ubriachi, mentre assistevamo alla concentrazione di forze dell’ordine in pochi punti simbolici del centro, deturpando il lungomare senza migliorare realmente la sicurezza, il vero veleno scorreva nelle vene della città. Un veleno fatto di generalizzazioni, di slogan da social network, di una narrazione tossica che dipinge lo straniero, il diverso, il povero, come un nemico da cui difendersi.

Ed ecco il risultato di questa campagna di stampa vergognosa e ignobile: una sparatoria in via Dogana Regia. Due tunisini feriti a colpi di pistola da due italiani, ora indagati per duplice tentato omicidio. Le motivazioni appaiono banali, figlie di un clima esasperato dove la tensione latente cerca solo una scintilla per esplodere. Questo non è un incidente isolato, è l’epilogo prevedibile di una politica dello scontro frontale tra disagi.

L’ipocrisia dell’emergenza: dopo il fatto

La reazione delle istituzioni è stata immediata e, nella sua prevedibilità, desolante. Il Prefetto convoca d’urgenza un vertice, si parla di intensificare i controlli. È il classico rimedio che arriva quando il male è ormai fatto. Dove erano queste misure preventive quando si alimentava il clima d’odio? Perché l’unica emergenza riconosciuta è sempre quella che esplode in modo violento, mai quella silenziosa e quotidiana che grida vendetta sotto i nostri occhi?

Decine di persone dormono nei sottopassi, come quello di via Torrione, o accanto alle fermate della metropolitana. I quartieri periferici sono ridotti a dormitori, privi di servizi. L’associazionismo vero, radicato nel territorio, viene mortificato da logiche di spartizione miopi. Queste sono le vere emergenze, le polveri che, se innescate dalla retorica dell’allarme, provocano incendi.

La responsabilità di chi ha seminato vento

Quando tensioni e paure, alimentate giorno dopo giorno, sfociano in episodi gravi, non dobbiamo dimenticare di chiedere conto a chi, con irresponsabile leggerezza, ha provocato le nubi. A chi ha preferito la cassa di risonanza degli slogan alla complessità del ragionamento. A chi ha trasformato i social network e alcuni organi di stampa in megafoni di un odio low cost.

La sparatoria di via Dogana Regia è un attacco non solo alla sicurezza, ma all’anima stessa di Salerno, alla sua storia di accoglienza e apertura. È il frutto avvelenato di una cultura che ha scelto la paura sulla comprensione, la repressione sulla prevenzione, lo scontro sull’integrazione.

Ora si corre ai ripari. Ma le auto delle volanti in più non cureranno la frattura sociale che si è creata. Servirebbe il coraggio di cambiare registro, di smantellare la narrazione tossica, di investire seriamente sul disagio sociale e sulla comunità. Altrimenti, il temporale di ieri non sarà che la prima, tragica, goccia.