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La solidarietà si fa così. Cortei e mobilitazioni a Milano

Già nel tardo pomeriggio di mercoledì 1° ottobre, appena arrivata la notizia dell’aggressione e dell’arresto dell’equipaggio della Flotilla, migliaia e migliaia di manifestanti si sono mossi in corteo, partendo da piazza Della Scala, ribattezzata piazza Gaza, dove da alcuni giorni stanziavano tende di protesta. Un corteo che ha attraversato le vie del centro fino alla mezzanotte. Nella giornata di giovedì 2 ottobre, fin dal mattino veniva occupata l’Università Statale dal movimento degli studenti, continuando la protesta con un appuntamento serale a piazzale Loreto, dove un corteo composto a grande maggioranza da giovani, sfilando per 50 minuti, ha attraversato le vie centrali fino a convergere a Piazza del Duomo completamente riempita dai manifestanti. Nella stessa notte, dalle ore 21 in poi, i principali ospedali milanesi sono state presidiati da centinaia e centinaia di cittadini e operatori sanitari che hanno acceso luci aderendo all’appello per ricordare le tantissime vittime a Gaza del personale sanitario nei bombardamenti del governo israeliano.

Il 3 ottobre si è ripetuto quanto già avvenuto con lo sciopero generale del 22 settembre. Un fiume in piena che ha riempito le strade di Milano come risposta indignata alla violenta aggressione del criminale governo Netanyahu alla Flotilla, in acque internazionali e in spregio alle stesse norme del diritto internazionale, interrompendo la loro pacifica missione umanitaria. Malgrado le minacce roboanti del ministro dei trasporti Salvini, la presa in giro della simpaticona capo del governo Meloni, le comunicazioni di illegittimità da parte della commissione di garanzia degli scioperi, tutte azioni pesantemente intimidatorie, lo sciopero generale del 3 ottobre ha avuto un enorme successo. Lo dimostra la grandissima partecipazione al corteo che ha impiegato molto tempo a partire da Porta Venezia, il luogo del concentramento. Le stesse caratteristiche della manifestazione del 22 settembre, con il beneficio che non ha piovuto, la stessa gioiosa ed entusiasta partecipazione. Anche qui altissima la partecipazione dei giovani e giovanissimi studenti accanto a lavoratori e lavoratrici. Molte le bandiere dei sindacati presenti, da USB alla CUB, Cgil, anche di USI CIT, della FAI e componenti anarchiche. Spesso s’incrociavano gruppi di giovanissimi studenti che, saliti sulle tettoie delle pensiline delle fermate degli autobus, gridavano a squarciagola slogan di solidarietà al popolo palestinese, contro Salvini e la Meloni. Una volta arrivati a piazzale da Vinci, dove si sarebbe dovuta concludere la manifestazione, il grosso del corteo ha proseguito e con la forza dei numeri dei partecipanti si è conquistato il passaggio fino ad arrivare all’interno della tangenziale, attuando un blocco durato a lungo. Successivamente, nella parte più centrale della città, si è ricomposto un corteo spontaneo che è stato attaccato dalla polizia con l’utilizzo di idranti. Si è parlato di una partecipazione complessiva di centomila partecipanti.

Proviamo a fare alcune considerazioni sul significato di queste mobilitazioni popolari.

Queste piazze piene, questi movimenti di protesta molto partecipati, questi scioperi generali contrastati dal potere politico ma molto riusciti sono la miglior risposta che si poteva dare al criminale Netanyahu, al suo protettore Trump, alla complicità del governo Meloni. Sono la migliore forma di solidarietà alla popolazione palestinese, sottoposta ad un cinico genocidio, e il miglior sostegno alla missione umanitaria e politica della Flotilla, così violentemente attaccata e fermata, come purtroppo si temeva. Di fronte all’inerzia dei governi sottomessi alla strafottenza di Trump e Netanyahu la missione della Flotilla internazionale, scavalcando i rispettivi governi, ha suscitato nel mondo grande entusiasmo e grandi speranze. Ma la vera forza, il vero sostegno alla missione intrapresa dalla Flotilla siamo noi stessi, la nostra capacità di mobilitazione, gli scioperi, il boicottaggio, i blocchi generalizzati, tutte cose che stanno avvenendo. Questo movimento popolare, fatto di lavoratori, lavoratrici, studenti e studentesse unite nella lotta, a livello internazionale apre la prospettiva reale per una pace giusta in Palestina, che non può prescindere da una Palestina finalmente libera. Se riusciamo in questa impresa ciclopica vuol dire che abbiamo imboccato la strada giusta per fermare le guerre e il riarmo ossessivo di tutti i governi che ci stanno portando ad un’era di povertà e di distruzione generalizzate.

e.m.

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