Il direttore finanziario di Mozilla testimonia nel caso U.S.A. vs Google e il CEO va a favore di Google

Il 2 maggio 2025 il direttore finanziario di Mozilla, Eric Muhlheim, ha testimoniato nel processo che vede contrapporsi il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) contro Google LLC accusata di essere diventata monopolista nel campo della ricerca e della pubblicità grazie accordi commerciali per diventare il motore di ricerca predefinito, sia lato desktop che lato mobile.
Come molti sanno, Mozilla si sostiene grazie a un accordo commerciale con Google, che garantisce la presenza di Google come motore di ricerca predefinito in Firefox. Questo partenariato rappresenta una delle principali fonti di finanziamento per Mozilla, consentendole di continuare a sviluppare e migliorare il browser mantenendo la sua indipendenza. Ben l’81% delle entrate di Mozilla derivano da questo accordo e una sentenza che vada a proibire simili accordi per Mozilla significherebbe la debacle di Firefox.
Non stupisce dunque quanto dichiarato da Eric Muhlheim in sede di processo. Dopo la testimonianza, Laura Chambers, CEO di Mozilla, ha pubblicato un post sul blog di Mozilla che riassume quanto molti di noi già ci aspettavamo di sentire.
Il CEO di Mozilla ha dichiarato:
Non è un segreto che i ricavi derivanti dalla ricerca rappresentino una parte significativa del fatturato annuale di Mozilla. Firefox è un browser indipendente: non abbiamo un nostro sistema operativo, dispositivi o app store. Senza questi ricavi, Mozilla e altri piccoli browser indipendenti potrebbero essere costretti a ridimensionare le operazioni e a tagliare il supporto a progetti critici come Gecko, l’unico motore di rendering rimasto in competizione con Chromium di Google e WebKit di Apple.
Innovazione, privacy e libertà di scelta dell’utente possono prosperare solo quando i motori di ricerca sono competitivi. Senza questo, non c’è alcuno sforzo per rendere il web più veloce, più sicuro o più inclusivo. Se perdiamo o indeboliamo Gecko, il web sarà ottimizzato per modelli di business e priorità commerciali, non per i valori che Mozilla promuove per il web, come privacy, accessibilità e libertà di scelta dell’utente. Il web aperto rimane aperto solo se siti web, app e contenuti interoperano e funzionano ovunque.
Aggiungendo:
Migliorare realmente la concorrenza e la scelta non può risolvere un problema creandone un altro.
E:
I browser più piccoli e indipendenti, come Firefox, si affidano alla monetizzazione attraverso partnership di ricerca per sostenere il nostro lavoro e investire nell’innovazione incentrata sull’utente. Senza queste partnership, ci troveremmo di fronte a gravi limitazioni, che limiterebbero non solo la nostra capacità di crescere, ma anche la possibilità di fornire un’alternativa senza scopo di lucro a Chrome, Edge e Safari.
Infine:
Riconosciamo l’importanza di migliorare la concorrenza nella ricerca. Tuttavia, farlo non dovrebbe avvenire a scapito della concorrenza nei browser. Riteniamo che il tribunale debba garantire che i browser piccoli e indipendenti non vengano danneggiati da eventuali provvedimenti giudiziari. Senza questo, rischiamo di barattare un monopolio con un altro, e il web dinamico e incentrato sulle persone per cui abbiamo lottato per decenni potrebbe iniziare a svanire.
In sostanza, il CEO di Mozilla sta lanciando un messaggio chiaro: senza gli attuali accordi commerciali, l’intera struttura finanziaria dell’azienda rischia di crollare, compromettendo la sua capacità di sviluppare e innovare. Ma il problema non riguarda solo Mozilla, anche altri browser indipendenti si trovano in una posizione di vulnerabilità simile, poiché la loro sopravvivenza dipende spesso da collaborazioni strategiche con grandi aziende. Se questi accordi venissero interrotti, il panorama dei browser rischierebbe di diventare sempre più monopolizzato, lasciando meno spazio alla concorrenza e all’innovazione.