Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2025 come Anno Internazionale della Preservazione dei Ghiacciai per evidenziare la loro importanza e garantire che coloro che dipendono da essi, e coloro che sono colpiti dai processi criosferici (1), ricevano i servizi idrologici, meteorologici e climatici necessari.
I ghiacciai sono cruciali per la regolazione del clima globale e la fornitura di acqua dolce, essenziale per miliardi di persone. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, causati principalmente dalle attività umane a partire dal XIX secolo, queste risorse vitali si stanno rapidamente sciogliendo.
La risoluzione invita la comunità internazionale a trovare una soluzione ai conflitti attraverso il dialogo inclusivo e la negoziazione, al fine di garantire il rafforzamento della pace e della fiducia nelle relazioni tra gli stati membri delle Nazioni Unite come valore che promuove lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza, e i diritti umani.
Contrariamente agli appelli alla comunità internazionale per risolvere i conflitti attraverso il dialogo inclusivo e la negoziazione, il Canada ha deciso di militarizzare l’Artico, citando la guerra in Ucraina come fattore principale. In realtà, gran parte del Circolo Polare Artico si trova in Russia, Canada e Groenlandia.
L’anno scorso il governo canadese ha affermato che il NORAD (North American Aerospace Defense Command) e la NATO (North Atlantic Treaty Organization) garantiranno la sovranità canadese sull’Artico. Tuttavia, il NORAD, guidato dagli Stati Uniti e con sede a Colorado Springs, è al potere, mentre la NATO ha sede a Bruxelles. Questa decisione del governo federale conferisce un controllo sproporzionato sull’Artico canadese e minaccia la sovranità degli Inuit e l’equilibrio del già fragile ecosistema artico. La proposta di militarizzazione dell’Artico canadese minaccia di indebolire ulteriormente l’ecosistema già duramente colpito dai cambiamenti climatici e dallo scioglimento dei ghiacci.
I drammatici cambiamenti nell’Artico, tra cui l’aumento degli incendi boschivi, il rinverdimento della tundra e l’aumento delle precipitazioni invernali, sono documentati nel “Rapporto sull’Artico 2024” dell’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica degli Stati Uniti.
Il rapporto rileva un crescente consenso scientifico sul fatto che lo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, tra gli altri fattori, potrebbe rallentare importanti correnti oceaniche a entrambi i poli, con conseguenze potenzialmente disastrose per un’Europa settentrionale molto più fredda e un maggiore innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale degli Stati Uniti.
Purtroppo, il piano dell’amministrazione Trump di smantellare i programmi di ricerca atmosferica della nazione potrebbe riportare le previsioni degli Stati Uniti al medioevo, avvertono gli scienziati specializzati in uragani, meteorologia e oceanografia.
“Non possiamo negoziare con il punto di fusione del ghiaccio, è una delle conclusioni fondamentali del rapporto dell’International Cryosphere Climate Initiative, che include scienziati del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) e della rete Global Cryosphere Watch dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale – OMM (World Meteorological Organization – WMO).”
Questi nuovi risultati corroborano i recenti rapporti dell’OMM sullo Stato del Clima Globale e sullo Stato delle Risorse Idriche Globali che hanno anch’essi evidenziato l’allarmante scioglimento che sta colpendo la criosfera.
Un ghiacciaio è principalmente un grande accumulo di ghiaccio e neve che ha origine sulla terraferma e scorre lentamente per effetto del suo stesso peso. I ghiacciai sono presenti in tutti i continenti. Esistono in molte regioni montuose e intorno ai bordi delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Nel mondo ci sono più di 200.000 ghiacciai che coprono un’area di circa 700.000 km2 (RGI, 2023). I ghiacciai sono considerati importanti torri d’acqua, in quanto immagazzinano circa 158.000 km3 di acqua dolce (Farinotti et al., 2019). I ghiacciai sono una fonte di vita e forniscono acqua dolce a persone, animali e piante.
L’Okjökull (pronuncia islandese: [ˈɔkˌjœːkʏtl̥], “ghiacciaio di Ok”) era un ghiacciaio nell’Islanda occidentale sulla cima del vulcano a scudo Ok.[2] Ok si trova a nord-est di Reykjavík. Il ghiacciaio è stato dichiarato morto nel 2014 dal glaciologo Oddur Sigurðsson a causa della sua perdita di spessore.
La lapide è stata installata il 18 agosto 2019,[5] con un’iscrizione in islandese e inglese da Andri Snær Magnason, intitolata “Una lettera al futuro“. La versione inglese recita:
Ok è il primo ghiacciaio islandese a perdere il suo status di ghiacciaio.
Nei prossimi 200 anni si prevede che tutti i nostri ghiacciai seguiranno lo stesso destino.
Questo monumento è il riconoscimento del fatto che sappiamo cosa sta accadendo e cosa deve essere fatto. Solo voi sapete se lo abbiamo fatto.
L’impatto
I ghiacciai e le calotte glaciali sono fondamentali per il sostentamento degli ecosistemi e dei mezzi di sussistenza umani. Forniscono un essenziale deflusso di acqua derivata dallo scioglimento dei ghiacciai durante le stagioni secche, fornendo supporto per l’acqua potabile, l’agricoltura, l’industria e la produzione di energia pulita, rendendo queste riserve ghiacciati vitali per le risorse idriche globali. I cambiamenti climatici e della criosfera, tuttavia, stanno sconvolgendo il ciclo dell’acqua, alterando la quantità e i tempi di scioglimento dei ghiacciai, causando un effetto a catena sulla disponibilità delle risorse idriche e contribuendo anche all’innalzamento del livello del mare.
Con la continua riduzione dei ghiacciai e la diminuzione del manto nevoso, le comunità avranno meno acqua a disposizione, soprattutto nelle regioni con siccità stagionale. Si prevede una maggiore competizione per le risorse idriche, con regioni come la Cina, l’India e le Ande tra le più vulnerabili. I ghiacciai che hanno superato il loro “picco idrico” -lo stadio in cui il deflusso dell’acqua ottenuta dallo scioglimento dei ghiacciai raggiunge il massimo- forniranno gradualmente un contributo sempre minore alle riserve idriche a valle, intensificando le sfide per la sicurezza idrica.
Nell’ultimo secolo, pur rappresentando solo lo 0,5% della superficie terrestre globale, i ghiacciai hanno contribuito all’innalzamento del livello del mare in misura maggiore rispetto alle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Tra il 2000 e il 2023, si stima che i ghiacciai abbiano perso una massa media di circa 273 miliardi di tonnellate all’anno, equivalenti a circa 0,75 mm all’anno di innalzamento globale del livello del mare (The GlaMBIE Team, 2025).
Il continuo ritiro dei ghiacciai evidenzia il crescente impatto del riscaldamento globale e accresce la comparsa di nuovi rischi, intensificando quelli esistenti. Ad esempio, lo scioglimento dei ghiacciai sta aumentando il rischio di pericoli come le esondazioni dei laghi glaciali, le valanghe di ghiaccio e le colate detritiche glaciali, che rappresentano un pericolo per le comunità locali e a valle. Tuttavia, le valutazioni del rischio spesso non sono possibili a causa dell’assenza di dati (IPCC, 2019). Un’osservazione più approfondita della criosfera è fondamentale per prevedere efficacemente gli impatti dei pericoli ad essa correlati.
Fonti:
https://www.igsoc.org/publications/annals-of-glaciology/2025-internatio…
https://public.wmo.int/resources/campaigns/launch-of-website-internatio…
(1) Criosfera: La criosfera è un termine generico che indica quelle porzioni della superficie terrestre in cui l’acqua è allo stato solido. Comprende il ghiaccio marino, il ghiaccio dei laghi e dei fiumi, la neve, i ghiacciai, le calotte glaciali, le distese di ghiaccio e il terreno ghiacciato (che comprende il permafrost).
Traduzione dall’inglese di Stella Maris Dante. Revisione di Maria Sartori.