Suggeriamo, a chi non abbia letto allora gli articoli sottostanti, di leggerli adesso. Raccontano bene l’origine, le attese, le speranze rispetto ad un’azione contro il genocidio a Gaza, nata oltre due mesi fa:
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Ha iniziato un gruppo sparuto, meno di 15 persone, ma lungo il corso dei due mesi si sono raggiunte punte di oltre 70 persone. Se inizialmente si faceva una sola fila, si è arrivati anche a farne tre. L’organizzazione si è raffinata, alcuni giungevano per tempo portando enormi buste con decine e decine di cartelli.
Chi arriva prende un cartello (se non ha il suo) e si dispone silenziosamente lungo la fila, a distanza. Quasi tutti sanno già cosa fare. All’inizio e alla fine delle file due alte bandiere in modo che si veda anche da lontano dove finiamo, sempre più lontano. Ce l’abbiamo fatta anche in agosto e non era affatto scontato, tanto che il giorno di Ferragosto abbiamo aggiunto una presenza anche alla mattina: dalle 10 alle 13 una ventina di persone sono state lì, sotto il sole. La gente entrava e usciva dal Duomo, ma non erano quelle le persone a leggere i cartelli.
È proseguita invece la partecipazione di chi passa, si sono moltiplicati i gesti di affetto, di stima, di condivisione: dagli sguardi fino agli abbracci, le bottigliette d’acqua sono arrivate ancora malgrado il nostro numero aumentasse. Sempre più spesso giovani, donne, uomini, i loro figli, prendono un cartello e si uniscono all’azione. Le provocazioni sono rare, ma ci sono, e di fronte a queste si è retto bene, senza cadervi, come probabilmente avrebbero voluto.
Si sono aggiunti anche alcuni giovani palestinesi, immaginiamo quanto fatichino a non gridare in piazza, ma ci siamo dati questa forma e crediamo funzioni. Il nostro silenzio inquieta, smuove. Il nostro essere al sole, al caldo, fermi, colpisce, le persone si fermano, capiscono subito, molte si commuovono, ringraziano. Non si aspettavano forse che nella città che stanno visitando, “lontano” da quella terra martoriata, da quel genocidio che non si ferma, qualcuno si mettesse così in vista e con tale regolarità.
A cosa serve? A niente, a tutto: si somma alle migliaia di iniziative che vi sono nel mondo. Una cosa abbiamo imparato, i poteri e il loro mass-media asserviti, fanno maledettamente finta di nulla. Solo Radio onda d’Urto, Radio popolare, l’Avvenire, un breve comunicato Ansa. Pressenza, Anbamed, naturalmente. Punto.
Nemmeno dalla chiesa che è alle nostre spalle, tutti i giorni, qualcuno è venuto a dirci alcunché. Quasi fantasmi. Per loro. Ma per le centinaia e centinaia di persone che si sono avvicinate a noi, siamo un segno di speranza e andremo avanti. Chi abita a Milano sta rientrando in città, non possiamo che crescere. E in qualche altra città, come a Crema, cominciano a replicare, benvenuti.














