Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ricordo di Gloria Tranquillini, che ci ha lasciat* il 14 Agosto.
Gloria Tranquillini ci lascia, e insieme a lei si spegne una delle ultime voci della Resistenza, una voce squillante, di ragazza, che sa parlarci ancora. Ci ricorda che la libertà non è mai garantita e che ognuno di noi è posto davanti a una scelta: accettare l’ ingiustizia o affrontarla. Gloria, nata a Verbania nel 1929, non visse la sua giovinezza nell’attesa che qualcuno le restituisse la libertà, ma decise di rischiare quotidianamente per conquistarla, costruirla e difenderla attraverso l’ azione diretta e la ribellione contro ogni autorità ingiusta. La sua era una famiglia di antifascisti: il padre Claudio era membro del CLN locale e la loro abitazione di Biganzolo (sulle alture del Verbano) era una base della Brigata Cesare Battisti, comandata da Armando Calzavara “Arca” . Gloria e la sorella Mirella, di un anno più grande, svolgevano il ruolo di staffette trasportando missive e documenti dalla montagna al centro città e viceversa, sulla strada che le conduceva da casa al liceo di Pallanza. Il 18 aprile del 1945, al ritorno da scuola, nei pressi del ponte del Plusc, Gloria e la sua amica Fulvia Lapidari vengono fermate: nelle loro cartelle sono presenti documenti che contengono chiari riferimenti alla lotta partigiana. Le studentesse, tratte in arresto, sono così condotte all’ albergo Intra, sede della Brigata Nera Ravenna, dove subiscono un interrogatorio serrato ed estenuante da parte dei fascisti. Gloria riesce a scagionare Fulvia, convincendo i militi di aver nascosto la documentazione nella borsa dell’ amica a sua insaputa. Così la compagna viene rilasciata. Dopo ore di domande alternate a minacce, durante le quali Gloria ha come unico timore quello di tradirsi, cedere e causare guai ai partigiani, viene trasferita al carcere di Intra. La sera del 19, i partigiani Bandiera e Koki, insieme al comandante Arca, fanno saltare il cancello della prigione e costringono il carceriere ad aprire. Nel frattempo, altri compagni della Battisti ingaggiano sparatorie presso alcuni posti di blocco, di modo da distrarre i militi mentre Gloria fugge, in moto, con Arca. Sei anni dopo la Liberazione, nel 1951, Armando e Gloria diventeranno marito e moglie. Oggi, nel giorno della sua morte, voglio ricordarla come la giovane staffetta che, insieme a messaggi e documenti, portava un’ idea di umanità nuova e vibrante, come la sua gioventù. Portava il pensiero di una società fatta di eguali e non più di sudditi, per la quale chiunque è in grado di alzare la testa e combattere, anche una quindicenne. La sua voce, ancora viva fra noi, ci richiama e ci rammenta che, anche oggi, di fronte alla brutalità e all’ ingiustizia di un regime, nel travaglio della lotta per una società più equa, abbiamo il dovere di opporci. Gloria non è solo un’ icona silenziosa del passato, è un invito a resistere e ad agire sempre, senza voltarsi dall’ altra parte. Il suo coraggio e la sua dedizione alla causa della Liberazione, sono un’ eredità che ci richiama all’ impegno, che ci esorta a perseguire quel mondo che sognavano i partigiani e che, purtroppo, ancora non c’ è.
Wanda
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