
Aggiornamento 17 agosto 2025: Il 16 agosto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sciolto il NITAG, il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni, il comitato tecnico consultivo per le politiche vaccinali, dopo le polemiche per la nomina all'interno del gruppo di esperti di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, due medici noti per avere espresso pubblicamente opinioni scettiche o quantomeno ambigue sui vaccini contro il COVID-19 e sui vaccini pediatrici in generale.
La loro nomina aveva spinto decine di migliaia di medici e scienziati a firmare un appello per chiederne la rimozione.
Schillaci aveva chiesto a Serravalle e Bellavite di ritirarsi dal NITAG, ma dopo il loro rifiuto ha deciso di sciogliere tutto il comitato. Non è chiaro quando sarà rinominato il nuovo NITAG.
Il governo italiano ha messo nel comitato tecnico consultivo per le politiche vaccinali due figure a dir poco controverse, contrari all’obbligo e lodati dal movimento antivaccinista: l’ex ematologo Paolo Bellavite e il pediatra Eugenio Serravalle
Mentre ci preoccupavamo per le scelte antiscientifiche dell’amministrazione di Donald Trump, il governo italiano nominava nel comitato tecnico consultivo per le politiche vaccinali figure a dir poco controverse. Lasciamo perdere l’apporto che potrebbero dare su questo tema un primario ortopedico o il chirurgo marchigiano che un anno fa si era lamentato sui giornali di essere stato costretto ad andare in pensione. Quel che fa scalpore è la presenza di due personaggi che negli anni, da ben prima del Covid-19, sono stati scelti come stelle polari del movimento antivaccinista italiano, cioè Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle.
Non chiamiamoli anti vax. Bellavite e Serravalle non si dicono del tutto contrari al presidio medico che ha salvato più vite umane nella storia. Il loro metodo per conquistare i genitori consiste nell’instillare gli stessi dubbi che a questi viene naturale porsi: questi vaccini non saranno troppi? Non saranno somministrati a bambini troppo piccoli? E poi, sono davvero necessari? Le risposte ci sono, ma loro non le danno.
L’ex ematologo
Il ministro Orazio Schillaci, cui va la responsabilità, se non di averli proprio voluti, di aver ceduto alle pressioni politiche di chi li ha imposti, dovrebbe sapere chi sono. Paolo Bellavite, ex ematologo e docente di patologia generale in pensione, esperto di medicine complementari e omeopatia, non è più iscritto da anni all’Ordine dei medici. Tutta la sua comunicazione si basa sull’equivoco di cui si faceva cenno sopra, a partire dal titolo di uno dei suoi libri più famosi: “Vaccini sì, obbligo no”.
Non è indispensabile essere d’accordo con l’obbligo per riconoscere l’importanza dei vaccini, ma occorre informare le persone in maniera corretta, non alimentare le paure, perché queste decidano il meglio per sé e i loro figli. Bellavite invece anche durante la pandemia ha sostenuto che le vaccinazioni contro il Covid-19 avrebbero causato effetti avversi gravi «più di tutti i vaccini della storia umana e (che) come numero di vittime hanno pareggiato quelle del virus».
Il pediatra
Con Eugenio Serravalle non andiamo meglio. Il pediatra pisano è infatti tra i fondatori del Coordinamento del Movimento italiano per la libertà di vaccinazione (Comilva) e presidente di Assis (Associazione di studi e di informazione sulla salute), due delle principali associazioni italiane intorno cui ruota il dissenso contro le immunizzazioni.
L’alibi è sempre quello del contrasto all’obbligo, che è una scelta politica, ma da lì si arriva poi a negare l’evidenza scientifica, come suggeriscono i titoli dei suoi libri: “Bambini Supervaccinati”, “Tutto quello che occorre sapere prima di vaccinare proprio figlio”, “Vaccinare contro il tetano?”, “Vaccinare contro il papillomavirus?”. È su questi testi, ben prima che sui social media, che si sono informati i genitori che oggi rifiutano i vaccini esponendo i loro figli a rischi evitabili.
Come ha potuto pensare il nostro ministro di inserirli tra coloro che si esprimeranno sul prossimo Calendario vaccinale? Da tempo, si aspettava il rinnovo delle nomine per il comitato tecnico, in teoria indipendente, che ha il compito di consigliare il Ministro sulle scelte relative ai vaccini, cioè il Nitag (National Immunization Technical Advisory Group, di cui prima dell’ultima pandemia anche chi scrive aveva fatto parte). Questo ritardo, seguito da una rapida firma a ridosso della pausa estiva, fa pensare a un braccio di ferro in cui le voci più populiste e antiscientifiche all’interno della maggioranza hanno alla fine avuto la meglio.
Giustificazioni e conseguenze
Non è difficile immaginare le giustificazioni che si sarà dato il ministro, e con lui i tecnici che lo circondano: in fondo i personaggi in questione sono solo due, e non potranno quindi pesare troppo sulle decisioni della maggioranza. Anzi, questa apertura potrebbe mostrare disponibilità ad ascoltare tutte le campane, neutralizzando alcune obiezioni degli antivaccinisti su una narrazione unilaterale, come se si potesse costruire un confronto serio e utile sulle politiche negando i termini scientifici delle questioni.
Ma le conseguenze peggiori di questa scelta scellerata sono destinate a superare ogni presunto vantaggio: in un contesto culturale come quello italiano in cui per stabilire quali affermazioni siano più o meno credibili ancora prevale il principio di autorità, invece che l’esposizione di prove, i due da oggi in poi non potranno più avvalersi solo del titolo di medico o di professore, ma potranno vantare anche l’appartenenza al Nitag. Oppure, a perdere di autorevolezza, sarà il Nitag stesso, e le istituzioni che rappresenta.
*Articolo originale su Domani, pubblicato su Valigia Blu per gentile concessione del direttore Emiliano Fittipaldi
Immagine in anteprima: Ministero della Salute, CC BY 3.0 IT, via Wikimedia Commons