La gente c’è: le strade e le piazze italiane ora sono piene.
La missione della Flottiglia spinge le coscienze a fare un ulteriore passo avanti.
Il sostegno alla Palestina si impone con la richiesta agli amministratori locali di escludere dalla vendita i prodotti israeliani, chiudere ogni rapporto commerciale, estromettere dalle forniture e dagli appalti chi ha responsabilità dirette o indirette con il genocidio.
Ma cosa accadrà nelle prossime settimane?
La realtà è che in molti sono indifferenti e che non pochi sostengono apertamente gli stragisti mentre i media restano supini e il governo è complice. Chi oggi scende in piazza sarà disposto a continuare con energia la mobilitazione, a prendersi maggiori responsabilità, a partecipare a uno sciopero generale, a una eventuale chiusura dei porti e a quanto richiede la straordinarietà di questa situazione? Perché deve essere chiaro che questa è una situazione straordinaria, un passaggio storico epocale che nella vicenda palestinese esplicita tutte le ipocrisie, le violenze e gli orrori contemporanei: i poteri senza più freni, l’alienazione dei singoli, la sottomissione al mercato, la scomparsa dell’etica, l’esaltazione della guerra. Guardandoci attorno vediamo quanti restano muti e continuano la loro vita come se niente stesse accadendo. Sono ancora i nostri amici, i nostri fratelli e le nostre sorelle? Sono ancora quelli/e con cui abbiamo trascorso ore liete e giorni felici? Inutile negare che siamo di fronte a una nuova acuta spaccatura, a un colpo mortale inferto da chi punta alla divisione, scommette sull’odio e prepara la più dura repressione.
E’ in questo contesto che la ribellione al genocidio assume un valore totalizzante, perché in concreto è una chiamata a sollevarsi, a mettersi in gioco senza riserve, a scavare nella propria intimità, a ragionare sulle proprie convinzioni, a rivedere le proprie certezze. La ribellione al genocidio è la consapevolezza di una resistenza personale e collettiva contro un mondo che cade a pezzi e da cui nasce l’urgenza e la necessità di rimanere svegli, attivi e solidali.
E’ dunque questo il tempo di andare avanti con determinazione, un tempo fatto da donne e da uomini che non si rassegnano, che liberi nel pensiero e nell’azione sono protagonisti delle loro scelte, che gettano il cuore oltre l’ostacolo e che lottano per restare umani. Sarà così? Vedremo.