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Sciopero generale 22 settembre – Report dalle piazze

TORINO

La presenza delle lavoratrici e dei lavoratori in sciopero era assolutamente consistente in particolare, ma non solo, fra le lavoratrici e i lavoratori della scuola che spesso sfilavano in gruppi assieme a genitori e alunni.

I sindacati che avevano indetto o avevano aderito allo sciopero a Torino, CUB, Cobas Scuola, USB hanno manifestato in uno spezzone unitario anche se molti/e militanti sindacali erano negli spezzoni di scuola.

Le lavoratrici e i lavoratori di altre categorie sebbene fossero meno visibili erano comunque numerosi. Da rilevare che le persone che assistevano al corteo che sfilava per circa un’ora molto spesso manifestavano simpatia e sostegno alla mobilitazione.

 

MASSA CARRARA

Lunedì di sciopero anche a Massa Carrara, lanciato da USB e da altre sigle del sindacalismo di base. Lunedì sotto la pioggia battente per chi ha deciso di scioperare e partecipare al presidio davanti l’entrata di levante del porto di Marina di Carrara. Adesione alta allo sciopero, soprattutto nel settore della scuola. Un bel numero di persone davanti ai cancelli portuali, dove coordinamenti, associazioni e sindacati hanno sfidato l’inclemenza del tempo. Nel pomeriggio, con il dissolversi del maltempo, il presidio è diventato sempre più numeroso, per divenire un corteo dove la risposta della città non è mancata. Circa quattromila persone sono sfilate sul lungomare in solidarietà alla popolazione palestinese e alla Global Sumud Flotilla. La solidarietà e la mobilitazione spontanea sprigionata in quella giornata è stata energia della quale abbiamo bisogno

 

PISA

Su una cosa hanno concordato quasi tutti e tutte, che il corteo in occasione dello Sciopero Generale del 22 settembre è stato tra i più affollati mai visti a Pisa. Esondato dalla piccola piazza davanti al Comune, ha percorso prima i Lungarni per poi dilagare anche in altre strade e poi, a un certo punto, ha fatto una inversione a U per cui la coda della manifestazione ha visto passare al suo lato la testa. Ha preso quindi la direzione della Stazione Centrale – già oggetto il 4 settembre di una occupazione – ma l’ha sorpassata per puntare verso l’Aeroporto Internazionale. A poche centinaia di metri dallo scalo il Corteo ha deviato imboccando le rampe della “Strada di Grande Comunicazione” denominata FI-PI-LI, che ha percorso per circa un chilometro uscendo sulla Strada Statale Aurelia per concludersi di nuovo in centro. Il corteo è stato punteggiato da continui scrosci di pioggia ma risparmiato dalla presenza dei tutori dell’ordine, quasi invisibili. Le valutazioni sui numeri vanno dalle 6 mila persone dei pessimisti alle 10 mila degli ottimisti; sicuramente è stata una partecipazione ampia e plurale: molte le famiglie con prole al seguito, vecchie cariatidi politiche e giovani studenti, lavoratori e lavoratrici con striscioni o senza e tanti altri e altre. L’unica cosa che sicuramente aveva in comune questa folla era l’intenzione di protestare contro il massacro in atto a Gaza e in Palestina e contro il colpevole immobilismo delle autorità italiane e mondiali. Da due anni a Pisa ci sono state un numero impossibile da contare di iniziative di ogni tipo a sostegno dei palestinesi e probabilmente la cosa continuerà ancora, visto che appena 48 ore dopo lo sciopero un presidio di protesta contro gli attacchi terroristici alla “Global Sumud Flotilla” si è trasformato in un corteo di alcune centinaia di persone che ha poi bloccato la Stazione di Pisa San Rossore. (Caotico info)

 

MILANO

Lo sciopero generale del 22 settembre promosso dal sindacalismo di base con l’adesione di USI CIT ha segnato un momento storico fondamentale con una partecipazione molto più ampia dell’area tradizionale del sindacalismo di base, con mobilitazioni in 80 località e circa 1 milione di partecipanti su tutto il territorio nazionale. Ha pagato soprattutto la presenza costante e continua in tutto il paese da parte del sindacalismo di base alle manifestazioni di protesta contro il massacro del popolo palestinese, contro la sua cacciata da Gaza e il sostegno incondizionato alla missione umanitaria della Flotilla Internazionale.

A Milano c’è stata una partecipazione popolare enorme al corteo con decine e decine di migliaia di presenze, pur sotto una pioggia battente che non spegneva la gioia dei manifestanti che si abbracciavano incontrandosi e conversavano con i propri vicini lungo il percorso. Tanto popolo e tanti giovani, soprattutto giovanissimi studenti organizzati nelle proprie scuole, a fianco gli insegnati con i loro striscioni. La pressione dei molti partecipanti era così forte che il corteo, soprattutto all’inizio, faceva fatica a muoversi e lungo il percorso occupavano l’intera larghezza della strada fino sopra i marciapiedi.

Tutto questa partecipazione e calorosa solidarietà non è stata colta dalla maggior parte degli organi d’informazione prevenuti, dai giornali alle comunicazioni televisive, che hanno preferito concentrare la loro attenzione scandalizzata su qualche vetrata rotta alla stazione centrale. Invece non fa scandalo il genocidio al quale è sottoposto la popolazione palestinese e non fa scandalo che gli abitanti di Gaza vengano cacciati con la forza dalla propria terra.

Mentre continua l’ignavia dei governi la missione ardua e pericolosa della Flotilla Internazionale è stata attaccata da droni in acque internazionali con danneggiamenti alle imbarcazioni e con lo scopo intimidatorio di farli desistere dal loro obbiettivo. Malgrado i continui appelli istituzionali a desistere dallo sbarco consegnando gli aiuti attraverso il Patriarcato di Gerusalemme, la Flottiglia continua nell’obbiettivo di aprire un varco permanente di aiuti umanitari a Gaza. La vera forza alla realizzazione dell’impresa della Flottiglia siamo noi stessi, continuando e allargando sempre più le mobilitazioni popolari, gli scioperi che fermano la produzione, il blocco dei porti, i blocchi generalizzati. È l’unica soluzione possibile per tentare la fine del genocidio. Nel frattempo, continuano le mobilitazioni e si stanno occupando le piazze in molte località del paese. A Milano si sono montate le tende in piazza Della Scala.

 

ROMA

Uno sciopero generale convocato dai sindacati di base con altissime percentuali di adesione, anche in realtà lavorative dove il sindacato conflittuale è poco presente o assente.
Oltre allo sciopero ci sono stati cortei partecipatissimi in oltre 80 città italiane, con una mobilitazione nazionale.
Questa è stata la risposta popolare alla complicità istituzionale sul genocidio in corso a Gaza.
Anche a Roma la manifestazione ha riempito le strade e bloccato la città come non si vedeva da tempo.
I manifestanti si sono riuniti in diversi orari in 8 punti di concentramento dislocati in varie zone della Capitale (stazione Quattro Venti, fermata metro Piramide, Piazza Indipendenza, Piazza dell’Immacolata, Piazza Sempione, Ponte Lungo, fermata della metro Pigneto e Piazzale Aldo Moro) quindi hanno marciato fino alla stazione Termini, dove si sono ricongiunti in presidio prima di sfilare in un unico, immenso, corteo che ha attraversato Roma al grido di PALESTINA LIBERA.
Ben 100.000 persone, un numero altissimo di partecipanti per un corteo cittadino, superiore a quelli di più celebrati e pubblicizzati cortei nazionali.
Una presenza notevole e maggioritaria di giovani e giovanissimi che segnalano la volontà di rifiutare un futuro già scritto di guerra, miseria ed oppressione da parte degli studenti.
Tra le moltitudini, si è distinto il nostro spezzone, con lo striscione grande e chiaro:
“NÉ DIO, NÉ STATO, NÉ GUERRA, LIBERƏ TUTTƏ IN LIBERA TERRA”
Dietro questo striscione, bandiere anarchiche nere e rossonere hanno sventolato alte. Una scena che parlava non solo di solidarietà con la popolazione palestinese, ma di una posizione radicale: la rottura con ogni forma di patriottismo, nazionalismo, religione autoritaria. Il nostro messaggio è stato inequivocabile: sostegno a Gaza, ma nessuna adesione alle identità che erigono muri fra i popoli o giustificano l’odio con “identità sacre”. Oggi è cominciato l’autunno: speriamo sarà un autunno bollente dal punto di vista del conflitto sociale!

Gruppo Anarchico Mikhail Bakunin – FAI Roma&Lazio

 

FIRENZE

Anche a Firenze la parola d’ordine del partecipatissimo sciopero del 22 ottobre è stata “blocchiamo tutto!”. Il vero e proprio blocco del traffico è stato effettuato alla rotonda di uscita dell’autostrada A1. Come percorso del corteo è stata scelta l’area industriale di Calenzano. Qui il tema del “blocchiamo tutto” è stato collegato alla questione dei morti sul lavoro, poiché il corteo è passato davanti centrale ENI in cui a dicembre scorso ci fu la terribile esplosione di gas con ben cinque morti e ventisei feriti; ancora una volta abbiamo denunciato le politiche del lavoro legate alla giungla di appalti e subappalti e alla ricerca di un profitto costruito sulla pelle e sulla vita dei lavoratori e delle lavoratrici. Il corteo poi è proseguito verso la Leonardo, dove già era stato fatto un presidio r3centemente, in occasione dello sciopero del 20 giugno. Davanti a questo stabilimento, che impegna l’80% della sua produzione nel settore bellico, si sono succeduti interventi di denuncia dell’economia di guerra, della produzione di armi, delle politiche di riarmo e di incremento delle spese militari. Il corteo è poi passato nei pressi della GKN per concludersi nel centro di Calenzano. La partecipazione a questo sciopero ha superato ogni aspettativa anche degli stessi sindacati di base promotori, raccogliendo anche l’adesione di lavoratori insoddisfatti per il boicottaggio messo in atto dalla CGIL con lo sciopero del venerdì 19. Ma aldilà del mondo del lavoro (da segnalare l’elevata partecipazione del settore scuola) la giornata è riuscita ad intercettare un sentimento comune di esasperazione e di malcontento popolare per la guerra e per le politiche del governo a cui va sicuramente data continuità

TRIESTE

La partecipazione allo sciopero e alle iniziative in piazza del 22 settembre è andata oltre ogni aspettativa. L’appuntamento era per le 10 davanti al varco 4 del porto per bloccarne gli accessi. L’iniziativa era stata promossa dall’Usb con l’appoggio degli altri sindacati di base presenti in città ovvero Usi-Cit e Cobas e tantissime altre realtà politiche e sociali. Già da prima delle 10 si capiva che la partecipazione sarebbe stata molto ampia con grupponi di persone (provenienti anche dal resto della regione) che man mano arrivavano al varco; alla fine le valutazioni vanno dalle 5 alle 7mila persone reali presenti. L’adesione allo sciopero è stata significativa in vari settori a partire dalle scuole ma non solo. Un altro dato molto positivo è stata una partecipazione di studenti medi come non si vedeva da anni, sicuramente è stato lo sciopero “politico” indetto dal sindacalismo di base più riuscito da sempre nella nostra città negli ultimi trent’anni. Verso mezzogiorno, dopo un confronto serrato, a tratti aspro, fra chi voleva tentare di forzare il blocco poliziesco per provare a entrare in porto e chi no, sono partiti tre diversi cortei verso il centro città che più tardi si sono riunificati. Questo ha fatto sì che di fatto anche l’altro valico del porto rimanesse paralizzato o quasi per gran parte della giornata. Il grande corteo si è concluso di fronte alla stazione centrale, dove ci sono stati degli interventi e alcuni blocchi del traffico spontanei. La polizia ha chiuso la stazione dei treni provocando così la cancellazione di alcune corse. Successivamente è partito un nuovo corteo di alcune centinaia di persone che si è recato nuovamente al varco 4 del porto (rimasto comunque presidiato da un centinaio di persone per tutta la giornata) fino alle ore 19 quando è stato tolto il blocco. Una giornata di lotta quindi molto positiva con tante luci e qualche ombra. In particolare, la mancata adesione dei portuali allo sciopero, dato su cui riflettere e su cui bisognerà lavorare, nonché le tensioni fra manifestanti davanti al porto. Da segnalare anche le provocazioni della polizia che ha attaccato alle spalle il corteo “antagonista” provocando alcuni feriti lievi. Come Gruppo Anarchico Germinal abbiamo sostenuto la mobilitazione e siamo stat* presenti in tutte le fasi della giornata. Le mobilitazioni sono proseguite nei giorni successivi; da parte nostra stiamo partecipando alle iniziative cercando di portare uno sguardo antimilitarista e contro tutti i confini e contro tutte le guerre.

 

LIVORNO

Lunedì 22 settembre una città intera ha bloccato il porto. Fino dalle 6 del mattino al varco portuale Valessini c’è stata una fitta presenza, che ha impedito l’accesso dei pochi camion non in sciopero nelle aree portuali. Alle 8.30 l’arrivo in massa degli studenti medi, di moltissim* lavorator* in sciopero, di tantissima gente ha consentito di superare il varco ed entrare dentro al porto. Migliaia di persone si sono riversate sulla banchina del molo Italia dando vita ad una occupazione che si è protratta ininterrottamente per tre giorni. Tre giornate di assemblee, dibattiti, socialità, in cui si è svolta anche una vertenza cittadina. Oltre alla protesta contro il genocidio in corso a Gaza, oltre alla protesta contro guerra, armamenti e politiche di riarmo, la popolazione si è opposta con forza all’attracco di una nave cargo statunitense recante caterpillar e mezzi da convogliare nella base militare di Camp Darby per essere armati e corazzati. Immediata la determinazione ad indire nuovamente sciopero in caso di attracco, per far saltare le operazioni di scarico, ma soprattutto massiccia la risposta della popolazione, che è affluita in continuazione al porto utilizzando le navette messe a disposizione dai lavoratori portuali per partecipare all’occupazione della banchina. Ferma e determinata la posizione dei Ferrovieri Contro la Guerra, che si sono mobilitati per impedire il transito ferroviario verso Camp Darby delle merci qualora la nave avesse potuto trovare attracco in un porto vicino. La lotta ha pagato, il prefetto ha assicurato formalmente che la nave non sarebbe attraccata e un grande corteo ha lasciato il porto nella serata del mercoledì, per dare vita ad un presidio permanente presso un altro varco portuale. Il presidio è tuttora attivo, frequentato e animato da numerose assemblee e incontri. Dal presidio del porto sabato 27 è partito un gruppo di manifestanti per La Spezia; dal presidio è stata lanciata un’altra mobilitazione per impedire l’attracco di un’altra nave commerciale battente bandiera israeliana prevista in arrivo per i prossimi giorni. La lotta è ancora in corso. A sostenerla non solo i lavoratori portuali, che da soli non avrebbero potuto certamente portare avanti una lotta così imponente, ma tutta una città che si è mossa compattamente. A questa lotta, ai blocchi, agli scioperi, ai presidi permanenti come anarchic* abbiamo partecipato attivamente, consapevoli di veder realizzata sotto i nostri occhi, a fianco di tutt*, la pratica della solidarietà e dell’azione diretta.

Di seguito alcuni stralci del comunicato diffuso come Federazione Anarchica Livornese:

“Lx anarchicx non possono che essere presenti e parte attiva ai blocchi e alle iniziative di sciopero perché l’anarchismo non è un’ideologia dogmatica ma una pratica concreta. Una pratica coerente con fondamenti e principi, a partire dalla solidarietà.
La giornata di sciopero di ieri è riuscita ad intrecciare la solidarietà al popolo di Gaza e della Palestina e la lotta contro il genocidio condotto dallo stato d’Israele alla lotta contro la guerra, il riarmo e l’economia di guerra. Una giornata che in continuità con gli scioperi contro la guerra degli scorsi anni, ha posto di nuovo al centro la classe lavoratrice e la pratica dello sciopero. Una giornata di scioperi e di blocchi che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone, con manifestazioni in oltre 80 città. Siamo consapevoli che questo è solo l’inizio, in molte città infatti l’iniziativa non si è spenta (…) Smettiamo di credere alle istituzioni, alle segreterie di partito e alle burocrazie sindacali. Chi ci dice che quella nave ha un carico commerciale e che bisogna lasciar fare a loro, che si perde il lavoro a protestare, è il primo a guadagnare dal commercio di armi, dalla stabilità di un sistema politico ed economico che per mantenere intatto il proprio dominio è disposto a radere al suolo il mondo con le bombe, come accade a Gaza.
Sappiamo tutt* bene che le armi non sono solo quelle definite dalla legge 185 del 1990, che comunque i guerrafondai e i mercanti di armi cercano costantemente di smontare. Le armi non sono solo quelle che sparano, sono anche materiali di supporto e mezzi che possono essere utilizzati da corpi militari, sono strumenti o prodotti che possono essere usati per ridurre una popolazione alla fame, le merci che sono commerciate con uno stato che sta commettendo un genocidio sono un’arma. Ma in questo caso è chiaro che la SLNC Severn viene a Livorno perché a pochi chilometri dal porto c’è la base militare statunitense di Camp Darby, il più grande arsenale USA fuori dal suolo americano.
Sosteniamo il Gruppo Autonomo Portuali che da anni porta avanti la lotta contro il trasporto di armi nel porto di Livorno. La loro azione ha posto al centro la militarizzazione del nostro porto che dal dopoguerra è sempre stato snodo centrale per il transito di armi e materiale bellico.
Facciamo appello ad unirsi al presidio e ad allargare il più possibile la partecipazione. In due giorni con l’azione diretta, l’autorganizzazione e l’autogestione è stato raggiunto già un importante risultato: creare una base di movimento attorno ad un obiettivo concreto. Da questa lotta possiamo creare un precedente che sia d’esempio per tutti”.

 

NAPOLI

La giornata di lotta di ieri che si è dispiegata all’interno dello sciopero generale nazionale, proclamata dal sindacalismo di base, contro il GENOCIDIO, portato avanti dal governo nazifascista israeliano e appoggiato da tutti gli stati esistenti, a Gaza e contro le guerre nel mondo, ha registrato una partecipazione popolare senza precedenti negli ultimi anni ed è andata al di là della convocazione stessa. Difatti, essa è stata l’occasione giusta , oltre che per il mondo del lavoro, per centinaia di migliaia di persone comuni, di manifestare tutta la loro rabbia , il loro ripudio del genocidio, di tutte le guerre e del riarmo .Una grandissima giornata di lotta e di manifestazione che ha, di fatto, coinvolto tutto il paese e buona parte delle categorie lavorative .Senza nessuna retorica: è stata in buona parte spontanea, completamente genuina e decisamente determinante nell’indicare che l’unica via per liberare l’umanità dalla guerra , dai genocidi dallo sfruttamento , dalla fame nel mondo e dalle disuguaglianze è l’ autorganizzazione, la LOTTA , la solidarietà , il benessere per tutti ,il MUTUALISMO , la libertà . Quindi bisogna continuare a lottare, manifestare e a costruire lo SCIOPERO GENERALE AD OLTRANZA, finché la guerra non smetterà di esistere e tutte le fabbriche di armi non Saranno trasformate in PANETTERIE, E LUOGHI DI PRODUZIONI DI BENESSERE PER TUTTI. Noi come gruppo anarchico Francesco Mastrogiovanni della F.A I. di Napoli eravamo e saremo sempre presenti, con le nostre bandiere e il nostro contributo. PACE TRA GLI OPPRESSI E GUERRA AGLI OPPRESSORI. Né Stato, né Dio, né servi, né padroni. Uguaglianza, solidarietà e libertà.

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