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80 anni da Hiroshima e Nagasaki: chiediamo verità, giustizia, denuclearizzazione, pace

Ogni anno, il 6 e il 9 agosto, l’umanità si confronta con un ricordo duro. Hiroshima e Nagasaki non sono solo due città giapponesi: sono simboli globali degli orrori della guerra, della distruzione causata dall’uso delle armi nucleari e della costante minaccia che ancora oggi rappresentano.

Chiudiamo gli occhi e contiamo fino a cinque. Questo è il tempo impiegato per la perdita di oltre 140.000 vite in quella mattina di agosto del 1945. Ricordiamo le bugie raccontate per giustificare lo sterminio di massa. Apriamo gli occhi e vediamo che la stessa propaganda continua. Più di 15.000 testate nucleari rimangono attive oggi, di cui 1.800 in costante stato di allerta.

L’enorme investimento finanziario nelle armi nucleari – oltre 100 miliardi di dollari all’anno – rivela priorità che sacrificano vite umane sull’altare della potenza militare. I governi, sostenuti da interessi industriali e geopolitici, mantengono la paura e il terrore come mezzi di controllo, sempre con l’obiettivo di perpetuare l’energia nucleare.

Allo stesso tempo, la tecnologia nucleare continua a minacciare sia la pace che l’ambiente. Da Chernobyl a Fukushima, le conseguenze sono durature e globali: la radioattività fuoriesce, contamina e distrugge. Le promesse di “usi pacifici” dell’energia nucleare si rivelano fragili di fronte alla realtà delle perdite, dell’inquinamento e del rischio di proliferazione.

Ma c’è speranza e azione. Il Trattato di proibizione delle armi nucleari ( TPAN ) , adottato nel 2017, è una pietra miliare per il diritto internazionale umanitario e per la coscienza umana collettiva. Non è solo un atto giuridico: è una dichiarazione che l’umanità può e deve rifiutare la distruzione di massa come mezzo di coercizione.

Ma il disarmo nucleare non basta. La protezione dei civili, il bando della violenza indiscriminata e la responsabilità per i crimini di guerra devono essere principi non negoziabili, che si tratti di Hiroshima, Gaza o qualsiasi altro angolo del pianeta. Non possiamo onorare la memoria delle vittime delle armi nucleari rimanendo in silenzio di fronte ai crimini commessi oggi con le armi convenzionali.

Dalle ceneri di Hiroshima alle fiamme di Gaza, il dolore è comune. Il dolore è universale. L’ingiustizia, innegabile. Una madre che ha seppellito suo figlio in Giappone nel 1945 prova lo stesso dolore di una madre in Palestina nel 2025.

Oggi, nell’80° anniversario degli attacchi nucleari, non ci alziamo solo per ricordare. Ci alziamo per chiedere. Per chiedere verità, giustizia, denuclearizzazione, pace.

Questo giorno non appartiene al passato. Appartiene al presente e plasma il futuro.
Non chiudiamo gli occhi. Apriamoli. E agiamo.

In Grecia, già 93 comuni, dal più piccolo (comune di Gavdos) al più grande (comune di Atene), oltre al KEDE (Associazione dei Comuni greci) , sostengono la campagna #savethecity , adottando la risoluzione ICAN e invitando il governo greco a firmare e ratificare il Trattato di proibizione delle armi nucleari. La campagna ha già raccolto il sostegno di oltre 1.000 comuni e 12 capitali che non hanno ancora aderito al Trattato.

Diciamo NO alle armi nucleari, diciamo SÌ alla Pace e alla Nonviolenza.

 

Il testo è firmato dalle organizzazioni internazionali “Mondo senza guerra e violenza” (ONG con status consultivo dell’ECOSOC delle Nazioni Unite), “Medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare” (IPPNW – Premio Nobel per la pace 1985) e “Amici della natura”. Tutte e tre sono partner e rappresentanti in Grecia della “Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari” (ICAN – Premio Nobel per la pace 2017).

 

Mondo Senza Guerre e Senza Violenza

Fonte
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