Invitata a soffermarsi su almeno due di queste persone, l’autrice sceglie Abu Hassan, con cui ha intrecciato un rapporto durato nel tempo, divenuto amicizia nonostante la diffidenza iniziale, e che le ha permesso di conoscere dall’interno la vita difficile dei palestinesi soggetti a divieti e imposizioni di ogni genere.
E poi Alon Confino, storico israeliano e grande studioso dell’olocausto, che riconosceva – da ebreo – la drammaticità dell’apartheid a cui sono da tempo sottoposti i palestinesi. E ragionava sull’antisemitismo, utilizzato come accusa contro chi denuncia la brutalità del governo sionista e la violenza con cui vuole, intenzionalmente, cancellare ogni traccia della identità palestinese.
Di ‘male dilagante della menzogna’ parla Albanese nel suo libro, interrogandosi su come sia possibile “che la verità sia diventata menzogna e la menzogna verità”.
Da questo nasce il forte sentimento di indignazione che anima il testo, quell’indignazione di cui ha parlato Spinoza (espulso, peraltro, dalla comunità ebraica) che è “l’odio verso colui che ha fatto male a un altro”. Una passione innervata dall’amore e dalla misericordia, un amore che si impadronisce a tal punto di una persona da farla godere del bene altrui e rattristarsi del male altrui.
Un sentimento che coinvolge la piazza, attenta ai suggerimenti di Albanese, convinta che sia ancora possibile fare qualcosa per fermare il genocidio in atto. A partire dal ruolo che possiamo svolgere come consumatori, scegliendo di non acquistare i prodotti commerciali delle aziende che finanziano Israele.
Fondamentale è, soprattutto, smettere di leggere il mondo attraverso le lenti dei colonizzatori, dimenticando come la colonizzazione, almeno a partire dalla cosiddetta “scoperta dell’America”, si sia sempre concretizzata nell’eliminazione dell’altro, nella sua sottomissione, nello sfruttamento intensivo delle risorse e dell’ambiente.
Cosa ne sarà del diritto internazionale, si chiede Albanese, se lasceremo che si affermi la pratica di uccidere impunemente i civili, oggi vietata dalle convenzioni internazionali? Se diventerà normale ignorare i principi del diritto umanitario che si sono faticosamente fatti strada nella nostra cultura e nelle nostre leggi, lo stravolgimento sarà totale e definitivo. E le conseguenze ricadranno su tutta l’umanità, anche su di noi.
Per le sue prese di posizione, Francesca Albanese è oggi sotto sanzioni imposte dagli Stati Uniti, perché secondo Rubio (segretario di stato USA) avrebbe “collaborato direttamente con la Corte Penale Internazionale per investigare, arrestare, detenere o perseguire penalmente cittadini degli Stati Uniti o di Israele, senza il consenso di questi due Paesi”.E’ stata accusata già in passato di non essere imparziale anche da un esponente del Partito Democratico come Piero Fassino.
Ma – risponde Albanese – “la realtà è che c’è un’occupazione militare iniziata 55 anni fa e che si è trasformata in uno strumento di colonizzazione”.