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Cittadini di 54 Paesi alla “Global March to Gaza”: primo via libera tra imbarazzi diplomatici

Iniziativa popolare senza precedenti, ma Farnesina “non garantisce assistenza”. 5Stelle, “Vergognoso”

Nelle ore in cui tantissime persone nel mondo occidentale hanno seguito con trepidazione il viaggio di una sola imbarcazione verso Gaza, finita dirottata dagli israeliani, un’iniziativa popolare senza precedenti promette di esercitare ancora più pressione, a livello internazionale, per la fine del massacro di civili in corso a Gaza.

Si tratta della Global March to Gaza, totalmente autofinanziata da ciascuno dei partecipanti, organizzata e gestita esclusivamente dal mondo dell’attivismo e del terzo settore, e che vede già l’adesione di 54 Paesi e centinaia di migliaia di followers. Tutti variamente già in partenza. E dopo diversi tentennamenti è arrivato un primo ok ufficiale dal governo egiziano. Tra mille dubbi sulle modalità la marcia pare arriverà al Sinai.

C’era infatti un comprensibile timore per un possibile tsunami di partecipanti da gestire (gli iscritti sono almeno in 3mila), ma d’altro canto anche impedire una marcia pacifica e per Gaza morente susciterebbe imbarazzo in un Pase arabo come l’Egitto. 

Di sicuro non ne provoca invece all’Italia, con la Farnesina che su un suo sito ufficiale addirittura ne sconsiglia la partecipazione da giorni avvertendo che non sarà “garantita assistenza consolare”. Un comunicato “vergognoso” per il Movimento 5 Stelle, che oggi ha presentato un’interrogazione parlamentare ricordando che la Farnesina ha l’obbligo di assistere i cittadini italiani all’estero. (Vedi video qui sotto)

Non è la prima “marcia” per i diritti umani della storia moderna, ma certamente è la prima nata in poche settimane, e con livelli di partecipazione popolare così ampi nonostante ogni partecipante debba in pratica prendere le ferie, pagarsi il biglietto per il Cairo e il vitto, e marciare per 50 chilometri nel deserto egiziano fino al valico di Rafah con 45 gradi.

Coscienze scosse

In un periodo storico dove non si raggiunge nemmeno il quorum per un referendum nel fine settimana, e dove la partecipazione si esercita con dei ‘like’ sui social, Gaza dimostra ancora una volta di avere scosso le coscienze della gente comune.

Una differenza lampante rispetto all’inanità dei governi, che stano ancora facendo convegni per decidere con quale termine lessicale citare uno sterminio senza precedenti. Una presa di coscienza diffusa nonostante una strutturata disinformazione che non è riuscita ad avere la meglio e a coprire l’orrore commesso quasi in diretta, spesso con tracotanza politica.

Ecco quindi che di fronte all’ipotesi di alcune migliaia di persone al valico egiziano/israeliano, dove centinaia di camion di aiuti sono bloccati, sussulta più di una diplomazia. Sarà anche sconsigliata ma intanto ai confini libici si avvicina lo spezzone algerino, tunisino e marocchino, di oltre mille persone.

La Global March to Gaza ha risposto che “in merito a quanto pubblicato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, insieme all’ambasciata d’Italia al Cairo, la Global March su Gaza sarà pacifica, non intende entrare nella Striscia e raggiungere Gaza, come non intende trasportare aiuti. 

Il programma prevede invece di raggiungere Ismailia, luogo turistico e di libero accesso, e da lì marciare a piedi per circa 50 chilometri fino a raggiungere il valico di Rafah senza forzare alcuna barriera. Il tratto da Al-Aris in poi è infatti una zona militarizzata, impossibile da attraversare se non con permessi speciali. Al momento non esiste una comunicazione ufficiale da parte delle autorità egiziane né sulle misure di sicurezza né sull’autorizzazione alla marcia”. 

L’Egitto, secondo quanto appreso informalmente, vede di buon occhio l’iniziativa – e come non potrebbe – ma mantiene una posizione molto prudente, facendo trapelare che dovrebbe essere la diplomazia italiana a fare richiesta per permettere la partecipazione dei suoi cittadini. Ovvio però che questo sia oggettivamente complesso nel momento in cui dovrebbe essere ripetuto per 54 Paesi.

Lentezza dei governi

Mentre quindi si attende cosa decideranno i governi, ancora una volta più lenti delle persone comuni, l’organizzazione della Global March to Gaza procede e si prevedono le prime partenze dall’Italia tra il 12 e il 13 giugno, con rientro tra il 18 e il 20.

“Noi di Global March To Gaza – spiega Antonietta Chiodo, uno dei referenti della marcia – chiediamo che venga rispettato il diritto internazionale e che tutti si prendano la responsabilità di tutelare quei liberi cittadini che si recheranno al Cairo per una marcia pacifica che vedrà riunirsi 54 delegazioni da tutto il mondo. La tensione è molto alta ma dall’altra parte del valico si sta compiendo un genocidio e il mondo non può restare a guardare”.

Africa ExPress

Fonte
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