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Contro le guerre, per la nostra libertà

In pochi giorni Domodossola ha visto scendere in piazza voci diverse ma unite dalla denuncia contro la guerra e l’oppressione. Prima con l’iniziativa “Ferma il Riarmo”, organizzata in occasione della Giornata del Rifugiato, per ricordare che ogni arma prodotta, venduta e usata genera solo nuove fughe, nuove morti, nuove ingiustizie; poi con il presidio del Comitato Ossola per Gaza, che ha ribadito la volontà di continuare la mobilitazione “fino a quando si fermerà il genocidio”. In queste piazze risuona lo stesso messaggio: non esistono guerre giuste, non esistono Stati innocenti. È da qui che riparte la mia riflessione. Mentre scrivo, le bombe piovono sul mondo. Gaza, Kiev, Teheran, Tel Aviv: governi diversi, stesso disprezzo per chi vive sotto i loro stendardi. Ogni guerra smaschera la farsa dei trattati internazionali, dei tribunali dell’Aia, delle convenzioni di Ginevra: parole su carta, stracciate dai potenti quando non servono più.

Gli Stati si reggono sull’obbedienza: re, papi, parlamenti o ayatollah, la loro autorità esiste solo perché continuiamo a sottometterci. La tradizione crea sudditi; la paura li mantiene. Lo Stato non è altro che la somma di ruoli, aspettative e usanze che ci obbligano a servire piani contrari ai nostri interessi, usando miti di legittimità e minacce di violenza per mantenerci al nostro posto.

La democrazia si vanta di essere il governo di ogni essere umano, ma non libera nessun individuo: la minoranza resta sottomessa, la maggioranza ingabbiata dalle stesse regole. E quando serve un pretesto, ogni Stato invoca la “sovranità nazionale” per difendersi, o la viola con guerre e invasioni quando conviene. Sempre con la stessa menzogna: farsi scudo della popolazione per perpetuare se stesso.

Intanto chi muore davvero sono i civili, le donne, i bambini. Chi non muore scappa. E chi governa racconta favole: esportare la democrazia, difendere la patria, salvare il popolo eletto. Ma Israele pratica l’apartheid ed il genocidio, l’Iran impicca e terrorizza in nome del suo dio, gli USA e l’Europa seminano colonialismo attraverso droni e basi militari ovunque, la Russia massacra e tortura invocando la NATO come spauracchio.

L’autonomia dell’individuo è incompatibile con l’autorità dello Stato. L’unica verità è che ogni Stato, teocratico, democratico o autocratico, vive sul dominio di pochi sui molti. Non è questione di “cultura” né di “civiltà”. È questione di potere. Finché ci saranno Stati, ci saranno eserciti, frontiere, profughi, prigionieri politici, torture segrete e fosse comuni. Se il segno caratteristico dello Stato è l’autorità, cioè il diritto di dominare, l’obbligo primario di un essere umano è la libertà, cioé il rifiuto di essere dominato. Non esistono compromessi tra queste due vie. Infatti, fino a quando un essere umano adempirà l’obbligo di farsi autore delle proprie decisioni, egli si opporrà alla pretesa dello Stato di avere autorità su di lui. Possiamo scegliere: o restare liberi, giudicando ogni ordine prima di decidere se obbedire oppure no, o rinunciare alla nostra dignità sottomettendoci a qualsiasi governo, democratico o dittatoriale che sia. Non esiste alcun obbligo morale di obbedire alle autorità, siano esse Stato, Religione, Mercato o altro. Ogni persona libera è, in fondo, un senza-patria. Perciò l’anarchia è l’unica dottrina coerente con la libertà e la pace tra i popoli. Non significa caos, ma solidarietà diretta tra uguali, autogestione delle comunità, federazione libera senza padroni né sacerdoti. Nessuno Stato potrà mai costruire la pace: la pace si costruisce demolendo i troni e le poltrone. Per questo non esiste neutralità: o con i popoli o con i governi, o con gli oppressi o con gli oppressori. O anarchia, o la perpetua morte e distruzione.

‘Gnazio

nell’immagine: fotografia di Yevhen Sukhenko, particolare

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