Siamo andati a conoscere la recente occupazione nella città di Milano, zona Sud, via Brenta incrocio corso Lodi. Un’occupazione a scopo abitativo, fatta dalla rete “Ci Siamo” che da anni, nel capoluogo lombardo, si impegna nell’importante problematica del diritto all’abitare. Incontriamo uno degli attivisti, Rodolfo. Se gli attivisti e le attiviste sono in gran parte italiani, coloro che abitano nella nuova casa sono tutti immigrati.
Rodolfo raccontaci da dove nasce quest’occupazione e come sta andando.
Noi siamo della rete “Ci siamo”, da anni ci occupiamo della questione del diritto alla casa. Milano da questo punto di vista è sempre più invivibile, ne fanno le spese i disoccupati, ma da tempo anche gli occupati con redditi che non ti permettono di accedere al mercato delle case. Se guadagnano 1000 euro o poco più, spesso con contratti capestro o in nero, ricattati magari perché senza documenti, ne dovrebbero spendere altrettanti per un piccolo appartamento. Non si tratta solo di immigrati, anche se noi di fatto abbiamo a che fare con loro, sia singoli che famiglie. Sono in gran parte lavoratori, quindi indispensabili al funzionamento di questa città, che da una parte li attrae e allo stesso tempo li respinge. Alcuni di loro hanno dormito per strada, anche con i figli.
In passato abbiamo fatto diverse occupazioni seguendo un gruppo di migranti che col tempo sono cambiati. L’ultima nostra occupazione era stata in via Fracastoro, poi siamo “passati” attraverso una serie di tende piazzate nei giardini di fronte al Politecnico; infine, in situazione di emergenza, abbiamo occupato la piscina Scarioni, dalla quale siamo usciti d’accordo col Comune. Per un periodo alcuni di loro sono stati al dormitorio di Milano (casa Jannacci, in viale Ortles), ma vi sono regole molto strette soprattutto con gli orari, inoltre separano le famiglie; alcuni sono transitati per un’occupazione studentesca che ci ha aiutato, da questa esperienza fra l’altro sono nate nuove relazioni, con questi giovani. Ora, dopo tanto peregrinare e dividerci, da pochi giorni, siamo qua.
Chi vive in questa nuova occupazione e che cosa era questo spazio?
Era una vecchia Asl chiusa da anni, venne riaperta come centro vaccinale durante il Covid. Milano è piena di spazi vuoti, abbandonati, sia nel pubblico che nel privato. L’abbiamo occupata e attualmente ci sono circa 30 persone, famiglie con bambini comprese. La questura, la Digos, è venuta a vedere, ha preso atto di quello che sta succedendo, ma per ora non vi sono stati problemi. Ci sono fuori le nostre bandiere, comprese quelle palestinesi, visto che sosteniamo quella resistenza.
Sono tutti immigrati, ma non vi sono italiani con questo problema?
Certo e ce ne stiamo rendendo conto sempre di più. L’espulsione dal diritto all’abitazione è trasversale. In questa città ci sono settori anche inimmaginabili in questa situazione di grande difficoltà: insegnanti, forze dell’ordine, trasportatori, ma anche addirittura medici… Molti di loro trovano situazioni fuori Milano.
Quando siete entrati cosa vi aspettavate e cosa avete trovato?
Non sapevamo bene cosa aspettarci, ma la situazione qui è più che accettabile. Acqua e luce ci sono, i bagni funzionano, certo c’era molto da pulire, da fare qualche piccolo lavoro. Al momento cerchiamo mobili, letti, armadi, materassi, e anche una cucina, che sarà quella comunitaria. C’è anche un piccolo giardino molto grazioso.
Minacce di sgombero?
Per ora nulla, certo sappiamo che aria tira, come si muove questo governo con questo nuovo decreto-legge, soprattutto rispetto alle occupazioni, ai picchetti, con pene pesanti per chi lotta… vedremo. Sappiamo anche che fanno il possibile per non lasciar “radicare” un’occupazione. Se poi sono decisi a spostare soldi per la spesa militare, le risorse per la spesa sociale diminuiranno e le condizioni peggioreranno, questo è quello che ci aspetta.
Il proprietario è il Comune?
Sì e speriamo di avere un dialogo. Non ci aspettiamo molto, noi faremo presenti le nostre ragioni, cosa ci spinge, quali sono le contraddizioni, che non abbiamo certo inventato noi. Se ci sgomberassero, queste persone, queste famiglie, verrebbero rimesse per strada.
Come sono le dinamiche tra loro? Alcuni sono vostre “vecchie conoscenze”, altri sono nuovi, immagino.
Sì è proprio così, ma stanno avvenendo cose belle, si sta crescendo come collettivo, con attenzioni reciproche, a partire da quelle dei bambini.
Il quartiere come ha risposto?
Qualcuno è già venuto a vedere, a capire, a conoscerci, hanno anche portato solidarietà. Pochissimi hanno dato risposta negativa, un paio di razzisti con le forme solite.
Domenica pomeriggio avete fatto un’assemblea; come è andata, quanti eravate?
Moltissimi, almeno un centinaio di persone, qui nel giardino.
Pensate che questa vostra azione sia soprattutto “simbolica”, politica, o sia davvero replicabile e quindi capace di rispondere davvero ad un bisogno che è infinitamente più grande?
Noi speriamo certo che sia replicabile, perché l’esigenza è forte e chiara, ma ci rendiamo conto che la nostra è soprattutto una denuncia politica di quali sono le condizioni di vita, le contraddizioni di questa città, di questa società. È comunque un’esperienza di resistenza, per questo ci sentiamo vicini a quelle esperienze di lotta e resistenza appunto, sparse nel mondo, a partire da quella palestinese. Sono lotte impari, ma che si portano avanti con coraggio e a testa alta.
Tornando alla fine alle persone che vivono in queste occupazioni: loro si trovano a non avere alternative. Loro pagherebbero un affitto, non sono contente di essere in una situazione illegale. Loro vogliono avere un lavoro dignitoso, una vita e una casa dignitose, non hanno nulla di ideologico. Ma provate voi a cercare una casa in affitto a Milano.
Un’ultima domanda: cosa chiedete alla città?
Noi questo posto vogliamo farlo vivere, vogliamo che ci siano iniziative, che sia aperto al quartiere. Crediamo che in questo modo il posto si rafforza e si difende così. Dal punto di vista del mobilio abbiamo bisogno di un po’ di tutto, ma soprattutto vi diciamo: passate di qua, venite a conoscerci. Ogni domenica alle 14 e mercoledì alle 18 ci sono le nostre assemblee aperte, siete tutti invitati e invitate. Si arriva facilmente in metropolitana, linea gialla, Brenta, appena salite in superficie ci vedete subito.