Anche Palermo ha aderito all’appello “Gaza muore di fame: disertiamo il silenzio”, firmato da “Ultimo giorno di Gaza” (Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Evelina Santangelo) e fatto proprio dal movimento cattolico Pax Christi, per la serata di domenica, 27 luglio; un’iniziativa di solidarietà sostenuta da tante voci diverse e adottata da molti nel giro di pochi giorni per chiedere una risposta ferma, urgente e chiara contro la carestia e la fame, usate a Gaza come arma di guerra e fase finale delle operazioni genocidarie di Israele (mille persone in fila per il cibo uccise in due mesi), dopo quasi due anni di bombardamenti (59.219 vittime dall’inizio dello sterminio).
“Facciamo suonare a distesa le campane dei palazzi comunali, quelle delle chiese e ogni sirena possibile”, sottolineano gli organizzatori e le organizzatrici, e ancora: “Ambulanze, navi, barche, porti. Suoniamo ogni fischietto, battiamo le pentole. Facciamo più rumore, più chiasso, più fracasso possibile. Facciamolo insieme: nelle piazze e sulle spiagge. Facciamolo sui balconi e alle finestre. Facciamolo sui social. Facciamolo dappertutto”.
La serata di protesta a Palermo, nella cornice del Teatro Massimo in Piazza Verdi, ha visto il coinvolgimento attivo e la collaborazione creativa, in modalità auto-organizzata, di numerose/i partecipanti che hanno scelto quale simbolo della mobilitazione le pentole vuote, come testimoniano le immagini dei palestinesi stremati dalla fame, dei bambini disperati presso i punti di distribuzione, spesso teatro di massacri da parte dei soldati israeliani che aprono il fuoco su migliaia di persone in fila per il cibo e le consegne di aiuti alimentari.
Alle 22 Piazza Verdi si è riempita di suoni, di voci, delle sonorità domestiche del cacerolazo (pentole, coperchi, mestoli e suppellettili vari) e dei rumori ritmici da esso prodotti, accompagnati da strumenti della tradizione musicale popolare quali tamburelli, castagnette e triccheballacche, con il sottofondo acuto e prolungato dei fischietti. Un paesaggio sonoro inedito ed estroso, ma vivo e sentito per dire forte: Stop al genocidio! Per unirsi al coro di milioni di persone nel mondo che chiedono giustizia, libertà e autodeterminazione per il popolo palestinese. Per non rimanere in silenzio mentre la gente di Gaza viene sterminata, per non rimanere “muti di fronte allo scandalo della fame usata come arma di sterminio di massa…”.
Molti i passanti che si sono fermati ad ascoltare, richiamati dal suono rumoroso del cacerolazo, dai cori inneggianti la liberazione della Palestina e dallo sventolio delle bandiere palestinesi e delle kefiah. Lo stesso scenario che ha colto di sorpresa e inaspettatamente il pubblico del Teatro Massimo, all’uscita dello spettacolo.
Intorno alle 23 l’iniziativa si è avviata alla conclusione. Nei cuori e nelle menti rimane intenso e dolente il senso di impotenza “di fronte all’enormità di quel campo di concentramento in cui Israele ha trasformato Gaza”, ma decisa e determinata è la volontà di rompere il muro del silenzio di morte per liberare la verità e scuotere la coscienza collettiva.