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Sentenza storica: Google mantiene Chrome ma perde gli accordi esclusivi sulla ricerca

Sentenza storica: Google mantiene Chrome ma perde gli accordi esclusivi sulla ricerca

Nei mesi scorsi è stata resa nota la decisione di un tribunale federale statunitense, secondo cui Google ha violato la legge antitrust, mantenendo una posizione di monopolio nei mercati della ricerca online e della pubblicità digitale. Tale dominio è stato consolidato attraverso accordi multimiliardari che hanno reso Google il motore di ricerca predefinito su numerosi dispositivi e piattaforme.

Da allora, si è atteso con grande interesse l’arrivo della sentenza definitiva, non solo per comprendere le conseguenze sul futuro di Google, ma anche per valutare l’impatto su aziende partner come Mozilla, che dipendono da accordi commerciali con Google per il finanziamento e la distribuzione dei propri prodotti.

Contrariamente alle ipotesi più drastiche circolate nel 2024, la Corte ha stabilito che Google non sarà obbligata a vendere il browser Chrome o Android, ma dovrà condividere parte dell’indice di ricerca e i dati di interazione degli utenti con concorrenti qualificati. Restano esclusi i dati pubblicitari. Inoltre, Google non potrà più stipulare contratti di esclusiva con partner come Apple o Mozilla per il posizionamento predefinito del proprio motore di ricerca.

La sentenza, composta da circa 230 pagine, segna un punto di svolta nel panorama digitale globale, con potenziali ripercussioni sull’intero ecosistema della ricerca online e sull’equilibrio competitivo tra i principali attori del settore.

Per ora, il testo integrale della sentenza non è stato pubblicato pubblicamente, ma è consultabile tramite il sistema federale PACER (Public Access to Court Electronic Records), accessibile previa registrazione. I principali media internazionali ne riportano i contenuti salienti.

Le azioni di Alphabet Inc., la società madre di Google, hanno registrato un aumento dell’8% nelle contrattazioni successive alla chiusura dei mercati, in seguito alla sentenza del giudice distrettuale statunitense Amit Mehta. Il verdetto, relativo al caso antitrust promosso dal Dipartimento di Giustizia, è stato considerato meno restrittivo rispetto alle ipotesi avanzate nel 2024, quando Google era stata accusata di mantenere una posizione dominante nel mercato della ricerca online.

Decisione del tribunale USA

Un giudice federale di Washington ha stabilito che Google dovrà condividere i dati relativi alle ricerche con aziende concorrenti qualificate, con l’obiettivo di promuovere una maggiore concorrenza nel mercato della ricerca online. La sentenza impone restrizioni significative alla pratica di pagamenti per ottenere il posizionamento predefinito del motore di ricerca sui dispositivi mobili, ma non vieta del tutto tali accordi, né obbliga Google a cedere il controllo del browser Chrome, come invece richiesto dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Implicazioni per Google e per il mercato

La sentenza rappresenta una delle azioni antitrust più rilevanti degli ultimi vent’anni nel settore tecnologico, richiamando il precedente del 2001 contro Microsoft, quando l’azienda fu costretta a modificare le proprie pratiche commerciali per abuso di posizione dominante. Google, ora chiamata a rivedere i propri accordi e strategie di mercato, ha annunciato l’intenzione di contestare la decisione, aprendo la strada a una nuova fase di scontro legale. L’obbligo di condivisione dei dati di ricerca con aziende concorrenti solleva inoltre preoccupazioni legate alla privacy degli utenti e alla sicurezza nazionale.

Reazioni e prospettive future

La Corte ha respinto le richieste più drastiche avanzate dai procuratori, come la cessione forzata del browser Chrome o di segmenti del business pubblicitario digitale di Google. Tuttavia, ha imposto restrizioni sugli accordi di esclusività, che resteranno in vigore per 6 anni, con l’intento di favorire l’ingresso di nuovi concorrenti, anche alla luce della crescente diffusione dell’intelligenza artificiale generativa nel settore della ricerca online.

L’impatto della sentenza sarà monitorato con attenzione da utenti, aziende e autorità di regolazione a livello globale, in vista di possibili sviluppi futuri e di eventuali ricorsi legali.

In sintesi

Google non sarà obbligata a cedere il browser Chrome, ma dovrà condividere l’indice di ricerca e i dati di interazione degli utenti con concorrenti qualificati. Questa decisione apre una nuova fase nel mercato digitale, con potenziali ripercussioni significative sul modello dominante della ricerca online e sull’equilibrio competitivo del settore.

Resta ora da vedere quale sarà la posizione ufficiale di Mozilla sulla vicenda, considerando che una parte significativa delle sue entrate (circa l’85%) proviene dall’accordo con Google, che prevede l’utilizzo del motore di ricerca di Mountain View come predefinito nel browser Firefox

Fonte: https://www.marcosbox.com/2025/09/02/sentenza-storica-google-potra-mantenere-il-browser-chrome-ma-gli-sara-vietato-stipulare-accordi-esclusivi-per-il-motore-di-ricerca/

Fonte
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