Salta al contenuto principale

Serve ripensare il calendario scolastico

Ogni anno l’estate, per le famiglie italiane, è un puzzle da ricominciare da capo. Le scuole chiudono per tre lunghi mesi – una delle pause estive più estese d’Europa – e il peso dell’organizzazione ricade quasi sempre sulle spalle delle famiglie, in particolare delle donne. Trovare un centro estivo, gestire i costi, incastrare ferie e lavoro diventa un esercizio di equilibrismo continuo. Ma non è solo una questione logistica. È una questione di diritti, benessere e opportunità che, troppo spesso, vengono negati. Al Sud e nelle Isole, 1 famiglia su 3 non ha iscritto i propri figli al centro estivo; tra quelle con figli con disabilità, la proporzione scende a 1 su 4. La spesa media per un’estate al centro estivo si avvicina ai 530 euro per figlio. E ancora, sono 4 su 10 i bambini e le bambine che restano isolati, senza relazioni sociali, durante la lunga pausa estiva. E’ quanto certifica We World, un’organizzazione no profit italiana indipendente attiva in oltre 20 paesi, compresa l’Italia, con una ricerca che conferma come l’estate amplifichi le disuguaglianze. La pausa estiva non è uguale per tutte le famiglie: c’è chi può permettersi centri estivi, viaggi e attività e chi, invece, si trova a dover improvvisare soluzioni informali o, peggio, a lasciare bambini e bambine isolati a casa. E, per molti e molte di loro, specialmente per chi ha una disabilità, o vive in territori ai margini, l’estate diventa un tempo “vuoto”, in cui si perdono relazioni, stimoli, competenze. Col risultato che le disuguaglianze si allargano. Nel luglio 2025, We Worde e il duo Mamma di Merda, un progetto di divulgazione dissacrante e ironico sulla maternità, fondato da Francesca Fiore e Sarah Malnerich (https://www.mammadimerda.it/), hanno  chiesto alle famiglie italiane di raccontare come vivono questa stagione. Più di 3.000 famiglie hanno risposto al questionario e quasi 1.000 hanno lasciato una testimonianza. Il risultato è un racconto collettivo, fatto di fatiche, ma anche di proposte che guardano al futuro. Si tratta di un’indagine che  vuole essere un punto di partenza per aprire un dialogo vero con le istituzioni, per ripensare il tempo scuola a partire dal calendario scolastico, ma farlo partendo da chi la scuola la vive ogni giorno: bambini, bambine, famiglie e la più ampia comunità educante.

Quando la scuola chiude, chi si occupa di bambini e bambine? La risposta è semplice: i genitori, o i caregiver, più di chiunque altro. Per quasi 1 famiglia su 2 (49,4%) la gestione estiva è a carico soprattutto della famiglia stessa, tra ferie, turni di lavoro incastrati e mille acrobazie quotidiane.  Questa responsabilità diventa ancora più gravosa per le famiglie con figli e figlie con disabilità: in questi casi, quasi 3 su 4 (76,5%) si fanno carico in prima persona della cura estiva. Una situazione simile si riscontra anche nelle famiglie numerose, con più di due figli, dove il 68,3% gestisce i mesi senza scuola autonomamente. A livello territoriale, nel Centro Italia (66%) e nel Sud e Isole (64,2%), il carico diretto sui genitori è superiore alla media nazionale. Un segnale chiaro di come, in molte aree del Paese, la rete di supporto esterno sia più fragile, se non del tutto inesistente. Ma quali altre opzioni hanno le famiglie? Nonni e parenti; i servizi pubblici, che però raggiungono solo 1 famiglia su 5; i centri estivi privati (più di 4 famiglie su 10, il 42,8%, si rivolgono ai centri estivi privati); parrocchie e associazioni, che rappresentano un altro punto di riferimento, anche se meno diffuso: vengono frequentati dal 18,1% delle famiglie; babysitter e figure educative private, anche  se solo 1 famiglia su 10 (11%) riesce ad affidarsi a babysitter o educatori/educatrici privati. L’indagine evidenzia come il Piano Estate del Ministero dell’Istruzione si sia rivelata un’occasione mancata per molte famiglie, con una diffusione molto limitata: solo 1 famiglia su 20 (5,9%) ha dichiarato che i propri figli hanno partecipato alle attività del Piano Estate. Un altro 9% segnala che la scuola aveva aderito, ma la famiglia non ha potuto partecipare. La maggioranza – oltre 1 famiglia su 2 (52,3%) – riferisce che la propria scuola non ha aderito, mentre circa 1 su 3 (33%) non era nemmeno a conoscenza dell’iniziativa. Quando finiscono le scuole, la conciliazione tra cura dei figli e lavoro diventa una sfida quotidiana per moltissime famiglie italiane. Solo circa 1 su 3 (30,5%) riesce a mantenere invariata la propria routine lavorativa. Per il restante 70%, invece, il periodo estivo significa riorganizzarsi, inventare soluzioni e, spesso, fare sacrifici in termini di tempo, energie e reddito. E le famiglie con figlie e figli con disabilità affrontano ostacoli ancora più grandi: più di 1 genitore su 10 ha dovuto lasciare il lavoro per mancanza di alternative, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale. Solo 1 famiglia su 4 è riuscita a mantenere invariata la propria organizzazione lavorativa. Anche l’accesso a modalità flessibili risulta più difficile. L’indagine, oltre al tema dei centri estivi, ha indagato anche la questione della continuità terapeutica. Durante l’anno scolastico, quasi 1 famiglia su 6 (17,8%) ha un figlio o figlia che frequenta percorsi terapeutici come logopedia, psicomotricità o riabilitazione. A queste si aggiunge un ulteriore 2,4% con più di un figlio coinvolto. Ma in estate solo circa 1 famiglia su 4 (23,9%) è riuscita a garantire la continuità delle terapie senza interruzioni. Un ulteriore 19,6% ha potuto proseguire i percorsi, ma con grandi difficoltà logistiche. E poi ci sono le esclusioni vere e proprie: il 22,9% (quindi più di 1 famiglia su 5) non è riuscito a garantire la prosecuzione delle terapie, con il rischio concreto di vanificare i progressi ottenuti durante l’anno scolastico.

We Word, con la campagna promossa insieme a Mamma di MerdaRistudiamo il calendario”  e la petizione che ha già raccolto oltre 75.000 firme, propone di ridisegnare il tempo scuola, per renderlo più vicino alla vita reale delle famiglie e garantire i diritti di bambini e bambine, senza ampliare le disuguaglianze. (Qui le proposte per riformare il tempo scuola: https://www.weworld.it/news-e-storie/news/riformare-il-tempo-scuola-guida-pratica-per-capire-perche-e-come-farlo; Qui per leggere e firmare la petizione: https://www.weworld.it/news-e-storie/news/riformare-il-tempo-scuola-guida-pratica-per-capire-perche-e-come-farlo). 

Le testimonianze raccolte nell’indagine raccontano di genitori che arrivano a settembre stremati, di bambini e bambine che vivono estati troppo lunghe, senza proposte adatte a loro. Ma raccontano anche idee per cambiare: un calendario scolastico più equilibrato, un tempo pieno accessibile su tutto il territorio, e un’estate che garantisca continuità educativa e sollievo alle famiglie.

Qui per leggere l’indagine “Raccontaci la tua estate” sull’estate delle famiglie italiane di We World: https://ejbn4fjvt9h.exactdn.com/uploads/2025/08/RISTUDIAMO-IL-CALENDARIO_INDAGINE-WEWORLD-AGOSTO-2025-1.pdf

Giovanni Caprio

Fonte
https://www.pressenza.com/it/feed/