Il 28 luglio si celebra il 15° anniversario della storica Dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010 che riconosce il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. In questa occasione, ed anche in vista della nuova conferenza internazionale sull’acqua delle Nazioni Unite nel dicembre 2026, l’Agorà degli Abitanti della Terra ha trasmesso all’attenzione di Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU, una lettera-memorandum (24 pagine) sul tema Resilienza mondiale e l’acqua per la vita.
L’obiettivo è di presentare un pacchetto di cinque iniziative da prendere con forza e immediatamente allo scopo di intervenire sulle cause strutturali ,alle radici, della crisi mondiale della vita. Il cambiamento disastroso del clima e, conseguentemente, la crisi dell’acqua, in concomitanza con l’esplosione del sistema internazionale stravolto dalle proprie logiche di guerra, di dominio e di esclusione (più di 4 miliardi di persone prive di ogni protezione sanitaria),più Gaza, Sud Sudan, Congo, Trump… testimoniano della gravità della crisi n cui versa oggi la vita dell’Umanità e del Pianeta.
Il bloccaggio: i gruppi sociali forti che hanno il potere ed il controllo delle priorità, soprattutto quelli USA (ed europei in sudditanza) non vogliono e sono incapaci di realizzare i necessari cambiamenti strutturali del loro sistema.
La convinzione alla base delle proposte contenute nella lettera-memorandum è che non solo è doveroso ma, soprattutto, è possibile arrestare il disastro climatico, come anche le guerre e le ineguaglianze, malgrado il bloccaggio dei dominanti. La convinzione è nutrita da tre evidenze su cui purtroppo bisogna insistere per l’ennesima volta.
Primo. la stretta relazione esistente tra l’ aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre di più di 1,3°C (dati del 2023) rispetto all’inizio dell’era industriale e lo scombussolamento completo del clima.
Secondo, la principale causa (ma non la sola) del riscaldamento della Terra è costituito dall’immensa quantità di emissioni di gas a effetto serra superiore alla capacità di assorbimento da parte della Terra.
Terzo, il fattore principale di dette emissioni specie negli ultimi cento anni, è stato e resta la produzione e l’uso di energie fossili su cui si è fondato lo “sviluppo” del sistema tecnologico ed economico dominante occidentale, all’insegna della crescita economica predatrice di tutte le risorse del pianeta.
Un insieme di fattori e di interrelazioni di natura antropica. La natura non c’entra un granché. Solo le società umane potranno risolvere il problema del cambio del sistema. Esse sono bloccate al livello degli obiettivi della mitigazione degli effetti e dell’adattamento alle situazioni di crisi destinate ad accentuarsi. Non sono capaci, non vogliono, andare oltre, verso il cambio strutturale. Ciò spiega il fallimento delle iniziative prese negli ultimi quarant’anni dette “contro” il cambiamento climatico: le due Agende dell’ONU 2000-2015 e 2015-2030 e le 30 COP-Clima, le 16 COP-Biodiversità e le 15 COP-Deforestazione.
Tocca ai cittadini (di tutti i paesi) ed ai popoli della maggioranza degli Stati membri dell’ONU, che sono le vittime della crisi globale del sistema, di battersi e creare le condizioni per l’adozione di misure che mettono in movimento i processi d’inversione delle tendenze attuali e di liberazione della comunità globale di vita della Terra dalla predazione da parte dei gruppi sociali dominanti.
Le cinque iniziative proposte
Prima iniziativa. Anzitutto la sicurezza globale della vita: l’arresto immediato delle emissioni di gas serra senza alcuna eccezione, e dichiarare fuorilegge qualsiasi attività che vada nella direzione opposta. La maggioranza degli Stati dell’ONU deve proclamare che, di fronte all’imperativo della sicurezza collettiva planetaria, non esiste la sovranità della libertà delle imprese, dei mercati azionari, delle tecnologie, degli Stati.
Seconda Iniziativa Porre fine al diritto di appropriazione privata e commerciale della vita. È necessario abolire i brevetti sugli organismi viventi a titolo privato e a scopo di lucro.
La brevettabilità è stata una delle decisioni unilaterali della Corte Suprema degli Stati Uniti, diventata poi collettiva, più malsane degli ultimi 100 anni delle società occidentali. La brevettabilità del vivente ha contribuito ad accelerare la mercificazione e la privatizzazione generalizzata di ogni forma di vita. I brevetti sono alla base delle logiche di guerra e di dominio tecnologico ed economico-militare. È illusorio pensare di poter risolvere nell’interesse generale delle popolazioni i problemi come il disastro climatico mondiale e la scarsità di acqua per la vita, senza liberare la vita del pianeta dal potere di appropriazione, decisione e uso privato delle risorse materiali e immateriali .
Terza iniziativa. “Liberare l’acqua del Pianeta dall’avvelenamento chimico. Ridare vita all’acqua”. I fiumi, i laghi, le zone umide, le falde acquifere – le “arterie della Terra” – si stanno prosciugando, morendo o la loro acqua non è più utilizzabile per uso umano perché avvelenata. La contaminazione chimica tossica non risparmia nessun corpo idrico. E I PFAS i TFA sono dappertutto. Nuociono gravemente alla salute degli umani e della natura. Generano paura e sfiducia. La contaminazione chimica costituisce un vero e proprio ecocidio del pianeta. L’eliminazione totale degli inquinanti eterni non può essere procrastinata per difendere gli interessi del mondo industriale, e sacrificata sull’altare della competitività all’era della ri-industrializzazione dell’economia mondiale. La maggioranza degli Stati dell’ONU deve intervenire proclamando lo stato di emergenza delle acque del Pianeta e convocare un’Assemblea mondiale straordinaria degli abitanti della Terra per l’attuazione di un piano mondiale di disintossicazione del pianeta.
Quarta iniziativa. Rigenerare le acque della Terra. Smettere di soffocarle, La caratteristica vitale delle acque è di scorrere. Attualmente esistono più di 50.000 grandi dighe in tutto il mondo, di cui 19.000 di vecchia costruzione. I grandi fiumi sono tutti “tagliati” da decine di dighe. Uno degli effetti principali delle dighe e delle altre barriere di inquadramento dei fiumi è rappresentato dal loro “soffocamento”. Le dighe riducono la normale circolazione dell’acqua nel corpo della Terra. La crescente artificializzazione delle interruzioni dei flussi provoca numerose crisi di circolazione, embolie delle “arterie” della Terra. Nel corso degli anni, la portata si riduce, i fiumi si prosciugano, non portano più le loro acque al mare, la salinità dei loro delta aumenta pericolosamente, i pesci scompaiono. Inoltre, l’acqua “prelevata” è sempre più fonte di forti tensioni tra popolazioni urbane e rurali, tra usi a fini lucrativi privati e usi di utilità collettiva e sociale per le popolazioni più deboli, tra Stati a monte e quelli a valle attraversati dallo stesso fiume. E’ in gioco l’esistenza, l’economia, la sicurezza delle popolazioni aventi tutte l’eguale diritto all’acqua per la vita. I muri d’Israele costruiti nei territori occupati secondo i bacini delle falde sono un esempio sconvolgente dell’uso micidiale del “soffocamento politico” delle acque. È necessario ampliare e rafforzare i processi di demolizione, ridimensionamento e riqualificazione delle grandi dighe con l’obiettivo di eliminare le 19.000 dighe obsolete e pericolose. E impedire la costruzione di nuove dighe sempre più gigantesche.
Infine, quinta iniziativa. Rifiutare la trasformazione dell’acqua per la vita in una categoria dell’economia di mercato, ovvero in un «capitale naturale/avere finanziario». Occorre una nuova risoluzione dell’ONU /al fine di aggiungere al diritto universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, il riconoscimento dei diritti dell’acqua e della natura ad un buono stato ecologico.
La Conferenza delle Nazioni Unite del 2026 dovrebbe essere l’occasione per la proposta della nuova risoluzione. Dovrebbe anche essere l’occasione propizia per una seconda importante aggiunta. Cioè, conferire la personalità giuridica ai corpi idrici, ai fiumi, ai laghi e alle zone umide, in conformità con i nuovi sviluppi del diritto internazionale in materia di diritti della natura da proteggere sul piano della sua integrità ecosistemica.
Alcuni paesi hanno già riconosciuto la personalità giuridica ai corpi idrici: la Nuova Zelanda (Whanganui) il Québec (Magpie) la Spagna ((Mar intérior), l’India (Gange, Yamuna), gli Stati Uniti (fiume), il Perù (Maranon). L’Ecuador, dal canto suo, ha persino inserito i diritti della natura nella sua Costituzione, primo paese a farlo.
PS Per consultare il testo integrale della lettera memorandum, vedi agora-humanite.org