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Bakunin e l’organizzazione di massa

Queste brevi note sono un riadattamento di quanto scritto da Gino Cerrito in “Il ruolo dell’organizzazione anarchica”. Sono anche un tributo a questa grande figura di storico e militante; con l’augurio che contribuiscano a riscoprire questo importante testo.

Tiziano Antonelli

 

Negli anni a cavallo della Comune di Parigi, Mikhail Bakunin giunse ad una formulazione definitiva dell’organizzazione di massa e dell’organizzazione anarchica che avrebbe dovuto raggruppare la minoranza cosciente anarchica.

Per quanto riguarda questa ultima organizzazione, il rivoluzionario russo si rende conto che il problema è, in fondo, un problema di sintesi mezzi-fini, un problema morale umano, un problema fondato sugli strumenti adoperati dalla «minoranza illuminata» per la lotta contro lo Stato e per la libertà collettiva e individuale, un problema il cui centro è l’azione di «autodeterminazione popolare, sulla base di un’assoluta eguaglianza, della libertà umana completa e multiforme». Solo questi elementi umanistici e solidaristici possono salvare la rivoluzione dall’ordine autoritario o dall’arbitrio delle minoranze giacobine.

Solo una «minoranza illuminata» e forte «di un pensiero che esprime i desideri, gli istinti, l’essenza, i bisogni popolari», forte del suo «scopo chiaramente compreso in mezzo a una folla che lotta senza uno scopo e senza un principio “au milieu de la doule des hommes luttants sans bout et sans plane”» può risolvere il problema della rivoluzione sociale. Giacché tale minoranza respingendo ogni vanità, ogni cupidigia ed ogni personale ambizione, indirizzerebbe la rivoluzione popolare verso i suoi giusti fini libertari e federalisti.

Per quanto riguarda l’organizzazione di massa, Mikhail Bakunin, i suoi amici e in genere tutti i giovani internazionalisti antiautoritari sembrano eccitati dagli avvenimenti. Per essi, nonostante tutto, con la sua resistenza, con i suoi eroismi, con le sue vicende interne, con la fede che riesce a trasmettere ai lavoratori e alla stessa borghesia radicale, la Comune di Parigi è la prova tangibile della possibilità di ulteriori movimenti insurrezionali di massa. Ma lo sforzo che l’organizzazione rivoluzionaria deve continuare in tale direzione non può prescindere, ormai, dalla constatazione che le masse non chiedono soltanto una trasformazione sociale radicale, chiedono in primo luogo il miglioramento delle loro attuali e intollerabili condizioni di vita.

Proprio Bakunin – alle cui idee si richiamavano diversi periodici internazionalisti dell’epoca – sosteneva la costituzione delle associazioni di mestiere come strumento di associazione rivoluzionaria, di solidarietà e di lotta contro i padroni per ottenere condizioni di esistenza più umane. «Per interessare e trascinare tutto il proletariato nell’opera dell’Internazionale – scriveva Bakunin ne La protestation de l’Alliance del 1871 – era ed è necessario avvicinarsi ad esso non con idee generali, ma con la comprensione reale e vivente dei suoi mali reali… Per toccare il cuore e conquistare la confidenza, l’assentimento, l’adesione, il concorso del proletariato non istruito… bisognerà incominciare col parlargli non dei mali generali… né delle cause generali che li procurano, ma dei mali particolari, quotidiani, privati. Bisogna parlargli del suo mestiere e delle condizioni del suo lavoro proprio nella località dove abita… E proponendogli i mezzi utili a combattere i suoi mali e migliorare la sua posizione, non bisogna cominciare a parlargli di quei mezzi generali e rivoluzionari… [perché] probabilmente egli non comprenderebbe nulla di tutti quei mezzi… No, bisogna cominciare col proporgli i mezzi di cui il buonsenso naturale e la sua quotidiana esperienza non possono misconoscere l’utilità ed essere invogliati a respingerli. Questi primi mezzi sono… »: la costituzione di sindacati di fabbrica, la federazione delle organizzazioni dello stesso mestiere e della medesima località, la formrivazione di casse di resistenza da utilizzare nel corso degli scioperi. Questi organismi operai locali di mestiere formano la sezione dell’Internazionale e sono tutt’uno con essa che stabilisce un legame federale con le sezioni delle altre località.

Era proprio questo il tipo di organizzazione spontaneamente formatasi nelle Romagne, ove nel dicembre del 1871 le sezioni davano vita ad una «unità federale locale» nota sotto il nome di Fascio Operaio. Le discussioni all’interno di questo Fascio Operaio sull’adesione ad una delle due principali correnti dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori o sull’eventualità di una scelta del tutto autonomistica, provano la fondatezza delle considerazioni di Bakunin sulle difficoltà di propaganda fra le masse operaie, limitatamente capaci di comprendere i grossi problemi organizzativi che si dibattevano nell’AIL, e propensi spesso ad accettare determinate soluzioni non in virtù della comprensione delle medesime, ma piuttosto di un rapporto personale, della fiducia in un uomo, di un legame diretto con il rappresentante di un certo indirizzo. Questo rapporto era particolarmente importante nell’Italia meridionale; ed era proprio su legami di tale natura che si fondava talora la stessa uniformità di scelta dei fedeli di Bakunin e dei gruppi sui quali essi riuscivano a influire.
Il sindacato di mestiere, la federazione delle organizzazioni operaie, gli scioperi e la solidarietà operaia mediante le casse di resistenza non dovevano escludere – per Bakunin – la sistematica sollecitazione insurrezionale. Ritenendo che fosse indispensabile cogliere ogni occasione per provocare movimenti popolari atti ad educare le masse, avvicinandole alla meta finale, Bakunin e gli anarchici appuntavano lo sguardo sui paesi economicamente meno progrediti ove la Comune aveva suscitato sensibili effetti: sulla Russia, ma specialmente sulla Spagna e sull’Italia. Senonché, per realizzare questo progetto di sollecitazione rivoluzionaria, cogliendo ovunque le favorevoli occasioni, era necessario puntare proprio sulla autonomia decisionale delle sezioni locali, liquidando perciò ogni struttura centralista.

Queste idee di Mikhail Bakunin informeranno l’azione della tendenza antiautoritaria dell’AIL e rimarranno vive nel movimento anarchico in Francia e in Spagna, ispirando le maggiori conquiste del movimento operaio di quei paesi.

Gino Cerrito

Adattamento da “Il ruolo dell’organizzazione anarchica” di Tiziano Antonelli

nell’immagine: Félix Vallotton – Il bibliofilo (particolare)

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