Dal 13 agosto il quotidiano La Verità e il settimanale Panorama distribuiranno in edicola uno dei peggiori romanzi razzisti mai pubblicati in Europa: Il campo dei santi dello scrittore francese Jean Raspail, apparso originariamente nel 1973.
In un editoriale, il direttore Maurizio Belpietro l’ha descritto come “un grande capolavoro della letteratura” nonché come “un’opera che ha previsto le conseguenze dell’immigrazione nelle società occidentali.”
Raspail, ha aggiunto il giornalista, “aveva capito che molti si sarebbero schierati a favore dell’immigrazione di massa a prescindere dai fatti, dai dati e dalle conseguenze”. Ed è proprio grazie all’ideologia, continua, che “nel corso degli anni è stato abbattuto ogni argine all’invasione, e infatti gli sbarchi di disperati sulle coste europee hanno continuato ad aumentare fino ad esasperare tutti i popoli del Vecchio Continente”.
In realtà lo scrittore francese, deceduto nel 2020 a 94 anni, non ha previsto assolutamente nulla. E come dimostrano inequivocabilmente tutte le statistiche, in Europa non c’è nessuna invasione migratoria in corso, né c’è stata nel recente passato.
Mercoledì 13 agosto uscirà con «La Verità» la nuova edizione dell’opera di Jean Raspail «Il Campo dei Santi», romanzo del 1973 che parla di migranti e di un Occidente che, accogliendoli, si autodissolve. pic.twitter.com/yt4t8tYdwT
— Francesco Borgonovo (@franborgonovo) August 8, 2025
Il campo dei santi, che prende il titolo da un passo dell’Apocalisse di Giovanni, è piuttosto un testo che rientra appieno nella letteratura distopica razzista.
È un filone che in Francia ha una lunga storia alle spalle: tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento apparvero infatti pubblicazioni antisemite ed estremiste che denunciavano inesistenti invasioni di ebrei, italiani e asiatici.
Negli Stati Uniti un capostipite del genere è The Turner diaries (tradotto in italiano come La seconda guerra civile americana), il romanzo distopico statunitense del 1975 che ha ispirato gruppi paramilitari suprematisti e il sanguinoso attentato di Oklahoma City del 1995.
Quello di Raspail è indubbiamente un testo più raffinato, ma altrettanto insidioso e deleterio: ha infatti anticipato la propaganda xenofoba dell’estrema destra contemporanea, alimentando la leggenda di un’invasione incontrollabile che porterà al crollo della civiltà europea, unicamente intesa come bianca e cristiana.
Per questo motivo è anche considerato il precursore della teoria del complotto della “sostituzione etnica”, che negli ultimi anni ha armato la mano di svariati terroristi neonazisti ed è entrato stabilmente nella retorica di leader e partiti di estrema destra.
Di cosa parliamo in questo articolo
Una visione apocalittica e razzista dell’immigrazione
Come ha raccontato lo stesso Raspail in una prefazione scritta nel 2011, Il campo dei santi è stato scritto tra il 1971 e il 1972 a Boulouris, una località di mare vicino a Cannes.
Nella villa in cui lavorava, scrive, “si vedeva solo il mare aperto”; tanto che “una mattina, con lo sguardo perduto lontano, mi dicevo: ‘E se loro arrivassero?’” Per “loro” lo scrittore intende “gli innumerevoli diseredati del sud” che “un giorno si sarebbero riversati come uno tsunami su questa riva opulenta, la frontiera aperta del nostro felice paese”.
Prendendo spunto da quella domanda, il romanzo narra l’invasione di un milione di indiani – guidati dal “coprofago”, un migrante che di mestiere impasta escrementi, e da un “bambino-mostro” deforme – e il repentino collasso della società francese in un turbinio di esodi, rivolte, stupri e assalti ai supermercati.
Sebbene Raspail abbia ripetutamente detto di non essere razzista né di appartenere all’estrema destra, il libro trabocca di descrizioni razziste.
Il cosiddetto “popolo del Gange” (come viene chiamato nel libro) è costantemente disumanizzato e ridotto a una massa informe che sguazza nelle proprie feci, è immersa “nel piscio e nell’aria appestata dall’alito di esseri denutriti”, si abbandona a orge promiscue, contrae ogni tipo di malattia ed è mossa da impulsi ferini.
Questo, giusto per fare un esempio, è un passaggio che compare a metà del testo:
Era tutto un guizzare di mani, bocche, natiche, sessi maschili. […] Gli adolescenti passavano di mano in mano. Giovinette dal fisico acerbo si coricavano intorpidite, la testa dell’una accanto ai piedi dell’altra, in un languido intreccio di braccia, gambe e capelli sciolti e quando si risvegliavano si leccavano in silenzio. Verghe affondavano in bocca fino alla radice, lingue appuntite si insinuavano in foderi di carne, le donne masturbavano i vicini. Lo sperma scorreva a fiotti sui corpi, in mezzo a seni, cosce, labbra e dita. Le coppie non erano più coppie, ma terzetti, quartetti, famiglie di carne in preda a una dolce estasi, uomini con donne, uomini con uomini, donne con donne, uomini con bambini, e bambini con bambini.
Il campo dei santi contiene feroci tirate contro preti, intellettuali, giornalisti, attivisti e politici “di sinistra” – quelli che da noi, per intenderci, sarebbero chiamati “falsi buonisti”. Raspail denuncia pure l’arrendevolezza delle autorità, incapaci di rispondere in maniera adeguata a una minaccia esistenziale.
A un certo punto compare un dialogo tra il presidente francese e il segretario di stato in cui si valuta l’ipotesi di utilizzare l’esercito per bloccare lo sbarco imminente. “Per un nuovo genocidio non faccia affidamento sull’esercito, signor presidente!” dice il segretario. “E su chi, allora?” chiede il presidente. “Su nessuno, signor presidente. La partita è persa,” continua il segretario. “Vi sarà comunque un altro genocidio, cioè la nostra scomparsa,” chiosa il presidente.
Sempre nella prefazione, Raspail spiega che il romanzo si svolge nell’arco di appena un giorno mentre “la realtà ci mostra che si tratta di una sommersione continua” di cui “non misureremo la catastrofica pienezza” fino al 2050.
Per lo scrittore, quello sarà l’anno del “punto di non ritorno”: nelle aree urbanizzate francesi e dei paesi limitrofi “il 50% degli abitanti sotto i 55 anni sarà di origine non europea”.
Ancora una volta siamo di fronte a una previsione apocalittica – almeno secondo la visione del mondo di Raspail – che tuttavia non ha alcun riscontro nella realtà e nemmeno nelle proiezioni demografiche.
La storia editoriale de Il campo dei santi e la sua progressiva normalizzazione
La storia editoriale del libro ha seguito pedissequamente l’involuzione del dibattito sull’immigrazione: nel senso che più quest’ultimo è peggiorato, più Il campo dei santi ha trovato legittimità e venduto copie.
La prima edizione aveva una tiratura iniziale di 20mila copie, che Raspail e l’editore Robert Laffont pensavano di vendere molto rapidamente. Tuttavia, il libro ha incontrato l’ostracismo della stampa (anche di destra) e dell’intellighenzia francese; all’epoca, il Front National era un partito marginale e non si parlava di migrazioni.
Nei circuiti dell’estrema destra francese ha comunque venduto bene, grazie al supporto di alcuni intellettuali come Jean Cau, Louis Pauwels e Michel Déon. Negli anni successivi, spinto dal passaparola, è diventato un libro di culto e ha oltrepassato le 40mila copie.
Alla fine degli anni Ottanta è stato tradotto negli Stati Uniti. Secondo un articolo de L’Express una copia era finita nelle mani dell’allora presidente Ronald Reagan, che ne era rimasto colpito positivamente.
"What you need to know about The Camp of the Saints, it’s that we’re not at the end of the book. It's right now that The Camp of the Saints begins. Right now.”
— Vauban Books (@VaubanBooks) August 9, 2025
- Jean Raspail in 2016
The Camp of the Saints, now available for preorder. Linkpic.twitter.com/v7ttRVtoom
Raspail ha approfittato delle nuove edizioni per spiegare con più precisione il messaggio paranoide del romanzo:
Il nostro occidente ipersensibile e cieco non ha ancora capito che i bianchi ora sono una minoranza, e che la proliferazione delle altre razze inevitabilmente condanna la nostra razza, la mia razza, all’estinzione.
Nel corso degli anni Novanta, in Francia è diventato un long-seller ripubblicato più volte: negli Stati Uniti ha continuato a vendere in modo sostenuto, mentre in Italia è stato pubblicato dalla casa editrice di Franco Freda, l'ex terrorista di Ordine Nuovo che nel 1990 ha fondato il Fronte Nazionale, movimento neofascista sciolto nel 2000 in base alla Legge Mancino.
Nell’esergo, Freda ha elogiato la “preveggenza” di Raspail e scritto che “davanti al gorgo dello sfiguramento” (ossia “l’invasione” dei migranti)
noi europei di buon sangue dobbiamo essere intransigenti nel volere che, incastonata entro il paesaggio dello spirito dell’anima del corpo, la bellezza omogenea dell’Europa permanga nella integrità a essa conforme.
È proprio a partire dagli anni Novanta che il libro è stato circonfuso dall’aura della “profezia”. In un lungo articolo su The Atlantic, ad esempio, lo storico Paul Kennedy ha ricordato di averlo sentito per la prima volta dopo l’approdo della nave Vlora a Bari nel 1991. E a ogni grosso flusso migratorio Il campo dei santi ha consolidato la sua nomea di testo profetico, raggiungendo nuovi lettori.
La consacrazione definitiva è arrivata con lo scoppio della Primavera Araba. L’ottava edizione è uscita nel febbraio del 2011, ha venduto 60mila copie in breve tempo e ha assunto una centralità mai avuta prima. Anche perché – all’incirca nel medesimo periodo – si accompagnava al pamphlet Le grand remplacement (“La grande sostituzione”) di Renaud Camus, che ha delineato la teoria del complotto della “sostituzione etnica”.
Ad accrescere la fama del testo ci ha infine pensato la politica: Marine Le Pen ha più volte consigliato di “leggere e rileggere” Il campo dei santi per capire la “sommersione migratoria”; e lo stesso hanno fatto l’ideologo trumpiano Steve Bannon e Stephen Miller, l’attuale vice capo di gabinetto dell’amministrazione Trump.
La distopia razzista di Raspail, insomma, è ormai pienamente sdoganata e normalizzata. E di più: insieme a teorie come Eurabia, sostituzione etnica, genocidio dei bianchi e remigrazione, è uno dei principali pilastri dell’immaginario razzista dell’estrema destra europea e statunitense.
Il paradosso, che lo scrittore francese aveva rilevato nella sua prefazione del 2011, è che oggi quel libro non sarebbe pubblicabile perché violerebbe diverse leggi contro i crimini d’odio.
Ma per La Verità e Panorama tutto ciò non è evidentemente un problema: anzi, è un valore aggiunto. E il fatto che Il campo dei santi venga ripubblicato in pompa magna nel 2025 – e venga presentato come un “capolavoro politicamente scorretto” – la dice lunga sulla radicalizzazione della destra italiana.
(Immagine anteprima via WikiMedia Commons)