RILANCIAMO UN ARTICOLO SCRITTO DA BARBARA STRAMBACI, SU UN’ESPERIENZA DI EDUCAZIONE ALLA PACE CONDOTTA IN UNA SCUOLA PRIMARIA.
«Osservate il foglio che avete davanti, cosa vedete?»
Con questa domanda è iniziato il cammino nell’«inter-essere» della mia classe, una quarta di una scuola primaria nella periferia nord di Torino.
«Maestra, io ci vedo la carta» è stata una delle prime risposte; guardando più in profondità, nel foglio abbiamo iniziato a vedere l’albero da cui deriva, l’acqua, il sole e l’anidride carbonica che hanno reso possibile la sua vita, il terreno che ha contribuito al suo nutrimento e al radicamento, la nuvola dalla quale è arrivata l’acqua, il cielo, il boscaiolo, gli operai della cartiera, il carburante per il trasporto, il trasportatore, il cartolaio, il lavoro dei genitori grazie al quale l’acquisto è stato possibile, il cibo che ha sfamato i lavoratori della filiera.
Ogni volta che abbiamo un foglio davanti pensiamo che lì dentro c’è tutto il mondo, compresi noi che lo stiamo utilizzando, come ha osservato un mio alunno.
«Inter-essere» è un temine coniato dal monaco vietnamita Thich Nhat Hanh, e l’esercizio descritto, riportato nel suo libro Essere pace, è un allenamento che svolgiamo in classe per addestrare la mente ad essere più consapevole dell’interconnessione esistente tra ognuno di noi e il resto del mondo, vivente e non vivente.
Giocando all’«inter-essere», anche attraverso le merende consapevoli (osservazione in profondità di un pezzo di cioccolato o di un frutto), i bambini hanno avuto l’opportunità di riflettere non solo sul valore di ciò che hanno tra le mani (sia esso un alimento o un oggetto), ma anche sulla dimensione di quella rete invisibile alla quale apparteniamo e che ci rende interdipendenti.
In una classe multiculturale come la mia, anche attraverso la progettazione di attività, quali il gemellaggio con una scuola della O.N.G. ASSEFA nel Tamil Nadu in India, il gioco dell’inter-essere ci ha consentito di volgere gli sguardi verso realtà culturali differenti e iniziare ad abbattere gli stereotipi derivanti dal pensiero unico che vede l’Occidente come il solo punto di riferimento dal quale osservare e attribuire significati alla storia e alle vicende attuali.
L’incontro con le guerre, della storia e odierne, mentre praticavamo l’inter-essere, ha indotto i bambini a chiedersi perché il cammino dell’uomo fosse intriso di eventi bellici.
Da questa loro esigenza di comprensione, nasce un progetto in collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis di Torino attraverso il quale la classe, sotto la guida di Rita Vittori, ha potuto riflettere sulle cause e sulle conseguenze che accomunano tutte le guerre, passando attraverso la drammatizzazione con i propri corpi.
Sentendo sulla pelle che le guerre, distruggendo, sottraggono elementi di pace alla vita, i bambini, allestendo quadri viventi, hanno potuto esprimere, con una comunicazione non verbale, scenari di guerra e di pace.
La successiva rielaborazione collettiva delle attività svolte con il Centro Studi Sereno Regis ha dato voce agli scenari descritti, attraverso il linguaggio della poesia: mentre la guerra fa rumore con onomatopee assordanti (BADABUM, RA-TA-TA-TA-TA, BOOM, BRRRRR), la pace si esprime a voce bassa, con i gesti di quella consapevolezza che nasce proprio dall’addestramento della mente all’inter-essere e alla presenza mentale.
La pace è una postura quotidiana che assumiamo grazie a tale allenamento; «se mi offendi, io respiro» hanno scritto i bambini: in questo verso della poesia è racchiusa, come dentro un seme che deve ancora germogliare, l’essenza della pace, cioè la risoluzione non violenta dei conflitti.
«Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» affermava Gandhi.
Come possiamo parlare di pace ai bambini se non pratichiamo quotidianamente l’essenza della pace nelle nostre classi? La pratica non elimina il conflitto ma ci insegna, lentamente, quali siano gli strumenti per risolverlo senza la violenza; a volte si riesce, altre no così ci si ferma a riflettere sulle emozioni che hanno generato il comportamento aggressivo o scorretto, accorgendosi che non siamo punti isolati di un universo ma elementi in connessione.
L’incontro tra i miei alunni e il Mahatma, attraverso la lettura di una sua biografia, ha dato loro speranza rispetto alla possibilità di percorrere concretamente vie alternative alla guerra, pertanto la progettazione con il Centro Studi Sereno Regis ha incluso anche un approfondimento su questa figura che ha portato alla realizzazione di un piccolo spettacolo in cui la classe ha messo in scena quattro eventi significativi della vita di Gandhi, raccontandoli con l’allestimento di quattro telegiornali.
La collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis e l’attività di meditazione sulla consapevolezza ci hanno permesso di partecipare con un ricco bagaglio esperienziale al XV concorso nazionale «Teresa Sarti Strada» di Emergency dal titolo Immaginare un mondo senza guerra è un progetto possibile.
I bambini hanno rielaborato con una rappresentazione grafica intitolata Liberi pensieri di pace avvolgono il mondo i contenuti del loro intenso percorso scolastico: una ragazza appoggiata su un mondo distrutto dalla violenza della guerra sogna la disarmante semplicità della pace che, pur non urlando, è talmente forte da avvolgere proprio quel mondo che sta soffrendo.
Con immensa emozione e gioia dei bambini e delle maestre, il disegno è risultato uno dei tre vincitori del concorso, per la categoria «grafici».
Trattare il tema della guerra con bambini senza cadere nella retorica del pensiero dualistico dei buoni e dei cattivi, non solo è possibile ma è necessario in un mondo che sempre più, per citare le parole della poesia dei miei alunni, «si dipinge di rabbia, morte, impietosità e violenza».
Barbara Strambaci
Fonte: www.serenoregis.org.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università