“Israele deve fermarsi. Anche il calcio si mobiliti, con un’azione non solo simbolica, una scelta necessaria, che risponde a un imperativo morale”, ha proclamato il gruppo dirigente dell’AIAC / Associazione Italiana Allenatori Calcio.
Le dichiarazioni dei suoi dirigenti accompagnano la divulgazione della lettera-appello che l’AIAC ha inviato oggi, 18 agosto, al presidente e a tutte le componenti federali della FIGC / Federazione Italiana Giuoco Calcio affinché l’ente inoltri a UFEA e FIFA la loro richiesta, cioè un’istanza per la sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali.
Le partite tra le squadre nazionali italiana e israeliana che, come da programma, sono previste svolgersi l’8 settembre a Debrecen e il 14 ottobre a Udine non sono solo un “gioco”, bensì una sfida molto importante, che impegna le formazioni per aggiudicarsi la qualificazione ai Mondiali, cioè al campionato internazionale con in palio la Coppa del mondo FIFA che nel 2026 (dall’11 giugno al 19 luglio) sarà disputato negli stadi di 5 Stati americani – Canada, USA e Messico.
Consapevoli delle valenze di questo incontro sportivo, i mister italiani sono intervenuti con determinazione.
Al loro coro si unisce la voce di un cittadino friulano promotore della petizione che implora il ministro dello sport e i dirigenti della FIGC a intervenire, facendo pressione sulla UEFA, per annullare o almeno sospendere l’incontro a calendario martedì 14 ottobre: “Mi chiamo Andrea e sono nato a Udine, una città che, già in passato, ha ospitato la nazionale israeliana”.
Rilevando che “accogliere la nazionale israeliana” è stata una decisione “voluta direttamente dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, attraverso il Prefetto di Udine e in accordo con la FIGC” e che, poiché lo stadio in cui è stato programmato l’incontro è gestito dalla società Udinese Calcio, quindi il Comune della città non può intervenire, Andrea osserva che l’Italia “ha già giustamente preso posizione contro l’aggressione russa, anche sospendendo le relazioni sportive. Ora deve fare lo stesso con Israele” e conclude: «Che rispetto dimostriamo verso le vittime, se accogliamo a braccia aperte la squadra di uno Stato che bombarda civili e ospedali?…Non si tratta solo di calcio. Si tratta di coscienza. Di dignità. Di giustizia. Lo sport deve unire i popoli, non coprire crimini. Non può restare indifferente» – petizione Annullare la partita Italia-Israele a Udine.
Già in occasione della sfida sportiva dell’anno scorso il dissenso era stato espresso da molte parti.
In un comunicato congiunto il Centro di Accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano (UD), Rete DASI – Diritti, Accoglienza e Solidarietà Internazionale del Fvg, Campagna “Ponti e Non Muri” e Pax Christi Italia avevano dichiarato: «Ospitare una partita della Nazionale è un orgoglio per qualsiasi città e siamo convinti che lo sport sia una delle attività umane più capaci di unire nel rispetto delle diversità e all’interno di una sana competitività. Ma a quali condizioni?».
«L’apartheid fu dichiarato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall’Assemblea generale nel 1973 ed entrata in vigore nel 1976, e fu inserito nella lista dei crimini contro l’umanità. Da allora e fino al termine di quel regime il Sudafrica fu bandito dalle Olimpiadi”, ricordavano le associazioni commentando le attività proposte e svolte per l’occasione: “Tali iniziative avrebbero valore se avvenissero prima dell’incontro sportivo e consentissero una dichiarazione congiunta delle squadre che l’apartheid va abolito e la convivenza fra i popoli va garantita con parità di diritti umani, come vuole il Diritto internazionale. Se questo non avviene, non si può giocare” – comunicato stampa 13 OTTOBRE 2024.
L’anno scorso, mentre le squadre si affrontavano sul campo di gioco, per le strade di Udine hanno sfilato in corteo “tra le due e le tremila persone, secondo le diverse stime di Questura e manifestanti stessi”, e per il prossimo incontro è stata indetta l’iniziativa che i media annunciano con toni allarmistici descrivendola come una protesta pro-pal, il cui scopo è mettere “sotto accusa la guerra, definita ‘genocidio’, di Israele a Gaza, in risposta all’attacco del 7 ottobre 2023 compiuto da Hamas” e tra i cui organizzatori “figura la parte italiana di BDS, movimento internazionale che dal 2005 invoca il boicottaggio, i disinvestimenti e le sanzioni contro lo Stato di Israele” [TG Friuli Venezia Giulia / RAI – 25 LUGLIO 2025].
Palesemente, tale narrazione mostra chi protesta contro la partita di calcio tra le squadre rappresentative di Italia e Israele come un facinoroso messo all’indice nell’elenco di Disposizioni per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo…
… ma proprio questa prospettiva è stata ribaltata da chi di calcio se ne intende, sa che cosa c’è ‘in gioco’ veramente in tutti gli incontri sportivi e in ogni spettacolo e manifestazione pubblica, e ha capito ‘da che parte stare’ in questa partita, per chi ‘mettersi in gioco’ e cosa difendere, e come.
“A un anno esatto di distanza Udine tornerà ad ospitare Italia-Israele – aveva annunciato la FGCI il 21 giugno scorso – Il 14 ottobre 2024, allo Stadio ‘Friuli’, la Nazionale aveva battuto 4-1 Israele (doppietta di Di Lorenzo e gol di Retegui e Frattesi) nella quarta giornata del Gruppo 2 di Lega A della UEFA Nations League. Martedì 14 ottobre 2025 (ore 20.45) – grazie alla collaborazione con l’Udinese Calcio – la storia si ripeterà, ma stavolta la sfida sarà valida per il Gruppo I delle qualificazioni alla Coppa del Mondo del 2026″.
I rappresentanti della categoria di professionisti che, oltre ai giocatori di mestiere che rappresentano la patria nelle competizioni internazionali, allenano i ragazzi e i bambini italiani e li educano a confrontarsi reciprocamente con rispetto degli uni verso gli altri e, imparando a rispettare le regole del gioco, a diventare cittadini rispettosi dei principi che normano la convivenza pacifica tra le persone e delle leggi che conformano una società civile, hanno affermato:
I valori di umanità, che sostengono quelli dello sport, ci impongono di contrastare azioni di sopraffazione dalle conseguenze terribili – Ulivieri
Si può solo pensare a giocare, voltando la testa dall’altra parte. Noi crediamo che non sia giusto – Camolese
Troppi morti senza colpa. Tra loro anche tanti sportivi. Un motivo in più per cercare azioni di contrasto internazionale anche nel nostro settore – Vossi
Il mondo è in fiamme. Molti popoli soffrono come quello palestinese. L’indifferenza non è ammissibile – Perondi
e insieme hanno scritto:
LETTERA DELL’AIAC ALLA FIGC: ISRAELE DEVE FERMARSI
Una partita di calcio, preceduta dagli inni nazionali, può essere considerata solo una partita di calcio?
Quel che sta accadendo nella striscia di Gaza, con riflessi pesanti in Cisgiordania e Libano, può essere semplicemente annoverato come uno dei 56 conflitti attivi nel mondo, che dovrebbero avere stessa attenzione e uguale reazione?
Il massacro terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, con oltre un migliaio di vittime innocenti israeliane più la presa di 250 ostaggi, può giustificare la feroce rappresaglia genocida di Israele, che ha fatto decine di migliaia di morti civili palestinesi, fino ad annunciarne la deportazione?
Sono tutte domande che l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio si è posta e che pone adesso alle altre componenti federali e alla FIGC tutta, anche in vista dei prossimi incontri che vedranno la Nazionale italiana, l’8 settembre e il 15 ottobre, opposta a quella israeliana.
L’enormità degli accadimenti che si stanno susseguendo in quei territori martoriati impone una presa di coscienza da parte di ognuno e anche, a nostro avviso, una azione concreta, commisurata al dramma in atto.
Non è più tempo di moral suasion nei confronti del Governo Netanyahu, palesemente sordo agli appelli che gli vengono rivolti da più parti, comprese partecipate manifestazioni di piazza e voci importanti del suo stesso popolo.
A conferma che le critiche e le contestazioni oggettive non strizzano l’occhio ai terroristi di Hamas (una parte non secondaria del problema), e soprattutto non nascondono pulsioni antisemite irrisolte.
Lo diciamo con forza: davanti all’Olocausto siamo per sempre tutti ebrei e nessuno vuol togliere il segnalibro della memoria. Ma la Storia non si è fermata a quell’orrore e ci interroga oggi, senza sconti per nessuna nazione.
Senza dimenticare che l’occhio per occhio biblico resta una formula affidata da Dio a Mosé perché la reazione a un male subìto non sia sproporzionata. Vale per ogni singolo, vale a maggior ragione per uno Stato democratico.
Il comma 5 dell’art. 2 dello Statuto federale recita: “La FIGC promuove l’esclusione dal giuoco del calcio di ogni forma di discriminazione sociale, di razzismo, di xenofobia e di violenza”.
Il Consiglio Direttivo dell’AIAC unanimemente crede dunque che davanti alle stragi quotidiane, che hanno riguardato anche centinaia di morti tra dirigenti, tecnici e atleti, compreso la stella del calcio palestinese Suleiman al-Obeid, sia legittimo, necessario, anzi, doveroso, porre al centro del dibattito federale la richiesta, da proporre a UEFA e FIFA, dell’esclusione temporanea di Israele dalle competizioni sportive. Perché il dolore del passato non può oscurare coscienza e umanità alcuna.
Pagina redatta a cura di Maddalena Brunasti e Olivier Turquet